Page 53 - RIVISTA NOIQUI MAGGIO 2022
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TRA MITOLOGIA E LEGGENDA fERDInAnDO CApuTI
C’ERA UNA VOLTA L’EGITTO
ANTICO REGNO – IV DINASTIA - LA GRANDE PIRAMIDE DI CHEOPE
LA PIRAMIDE – (NONA PARTE)
Dopo aver analizzato le attrezzature, gli strumenti ed i mezzi di cui disponevano gli antichi egizi, a parer mio e di molti, del
tutto inadeguati ad eseguire lavori del genere, ci si chiede, ma allora come hanno fatto a costruire un'opera così imponente?
Non lo so! E il bello è che non lo sa nessuno. Teorie ce ne sono a iosa sia “maggiori” che “minori”. Abbiamo parlato delle
rampe, dove, avvalendosi di slitte, rulli, leve, corde, palanchini e quant'altro gli operai avrebbero trascinato i grossi massi,
ma, alla luce dei problemi che questo avrebbe comportato, non possiamo affermare con certezza che sia una di queste la
soluzione. Altro elemento, la cui importanza è fondamentale, è appunto la lavorazione dei massi di calcare ma ancor più
quelli di duro granito di cui ne abbiamo parlato nel precedente articolo. Ci sono molte altre teorie definite “minori” se non
addirittura “eretiche” o fantascientifiche. Le esamineremo evitando inutili commenti, che non porterebbero alcun giova-
mento, ma nel pieno rispetto di chi le ha formulate e nelle quali crede. La prima è quella dello storico greco Erodoto di
Alicarnasso, di cui abbiamo già parlato, che racconta dei “corti tronchi di legno” senza chiarire bene come questi venissero
usati ne dove sarebbero stati reperiti. L’architetto francese Jean-Pierre Houdin ha proposto una teoria che parla di rampe
interne al corpo della piramide. Nel 2007 presentò una sua teoria realizzata con un sistema in 3D che usufruiva di un
software della Dassault System per mezzo del quale giunse alla seguente conclusione: << In un primo momento sarebbe
stata costruita una rampa esterna con la quale sarebbero stati completati i primi 43 metri. Da qui, la realizzazione di una
seconda rampa all’interno della piramide, larga 1,8 metri e con una pendenza del 7%, avrebbe permesso il sollevamento
dei blocchi sino in cima (?) >>. Audace e intrigante nello stesso tempo, l'ipotesi di Houdin rimane non dimostrata, un egit-
tologo dell'UCL (University College of London) l'ha definita "inverosimile e orribilmente complicata". Secondo l’amico
Arch. Marco Virginio Fiorini l'idea di base principale è quella di aver previsto la costruzione di una "piramide interna" più
piccola da cui fare il tracciamento volumetrico senza il quale e' impossibile costruire in modo regolare. Anche questa è una
teoria interessante, personalmente la ritengo un tantino azzardata. Ci tengo a sottolineare che queste teorie possono anche
dimostrare come si sia potuto procedere ma entrambe prescindono dal fattore tempo, non dimentichiamo che i blocchi
sono sempre circa 2,5 ml. Un breve accenno alle teorie cosiddette “eretiche” ma che spesso ci inducono a riflettere. Una
di queste, proposta in numerose varianti, è quella di una civiltà precedente. Cito quella formulata da Michael A. Cremo il
quale sostiene che gli esseri umani hanno vissuto sulla Terra per milioni di anni prima di noi. Nel suo libro “Archeologia
proibita”, Cremo sostiene l'esistenza dell'uomo moderno sulla Terra da 30 a 40 milioni di anni fa (e questi si sarebbero
estinti senza lasciarci nulla della loro presenza sulla Terra se non le piramidi?. Inutile dire che gli studiosi tradizionali hanno
criticato le sue opinioni definendolo uno pseudoscienziato. Ora passiamo dalle antiche civiltà scomparse agli extraterrestri,
o alieni come preferite. Non mi dilungherò sull'argomento già sufficientemente trattato da scrittori e studiosi quali Alford,
Sitchin, Bauval, Hancock, Wilson, Von Daniken ed altri i cui testi sono facilmente reperibili. Torniamo ora alla Piramide
che, con i suoi 230 metri circa per lato di base, forma un quadrato quasi perfetto, (la differenza è di pochi cm.), si innalza
verso il cielo per 146 metri con un'inclinazione di 51° 50' circa. Le sue facce sono perfettamente allineate coi punti car-
dinali. In origine possedeva un rivestimento in calcare bianco che copriva tutte e quattro le facciate costituito da 115.000
pietre lucidissime, ciascuna del peso di circa 10 tonnellate. Il rivestimento in parte si staccò, molto probabilmente a causa
del violento terremoto del 1301 a.C., il restante venne staccato dai cavatori di pietre, ed i blocchi vennero utilizzati per la
costruzione di edifici del Cairo. Per quanto riguarda le facce della piramide, Maragioglio e Rinaldi hanno verificato che le
4 facce non sono piatte come ci si potrebbe aspettare, ma, ad un occhio attento, si presentano concave, cosa che era già
stata evidenziata da Edgar P. Jacobs. Secondo l’arch. Fiorini la concavità delle facce sarebbe stata volutamente creata per
ragioni sopratutto statiche e, perché no, anche estetiche. Per quanto riguarda quelle statiche rimando alla lettura del suo
libro, mentre per quelle estetiche c'è da dire che la concavità delle facce mette effettivamente in risalto gli spigoli. Questa
tecnica permette di valorizzare la forma geometrica, evitare l’effetto spanciamento, che appesantirebbe tutta la costruzio-
ne oltre che a camuffare eventuali irregolarità delle facce. Finora abbiamo parlato di altezza e lunghezza dei lati della pira-
mide ma certamente qualche lettore un po più esperto si starà ponendo un'altra domanda, come veniva tracciato il piano
della base? Un edificio di 146 metri deve poggiare su un piano perfetto, ma gli egizi non possedevano ancora le moderne
livelle a bolla d'aria. Questo no, ma gli architetti egizi, già più di 4000 anni prima che l'ingegnere, fisico e matematico fiam-
mingo, Simon Stevin, nel 1585 dimostrasse la sua teoria, conosciuta oggi come la teoria dei “vasi comunicanti” secondo la
quale un liquido contenuto in uno o più recipienti comunicanti fra loro (o in un unico recipiente), in presenza di gravità,
si dispone perfettamente sullo stesso livello sempre in piano perfetto. Quindi, prima di iniziare il primo piano di massi
sicuramente scavarono un canale tutt'intorno alla base della piramide e lo riempirono d'acqua. Utilizzando la superficie
dell'acqua come riferimento diventava molto semplice tracciare il piano dell'edificio. Un'altra cosa da tenere in conto è che
gli egizi conoscevano già la squadra a 90 gradi ed il filo a piombo per sistemare in modo perfetto ciascun masso. Ora af-
frontiamo un altro problema: chi ha lavorato alla costruzione della piramide? Il mito che alla costruzione fossero impiegati
migliaia di schiavi è da sfatare, nato forse da una forzata interpretazione del racconto biblico. L'Egitto dell'Antico Regno
non faceva guerre, gli scontri militari si limitavano a respingere i nomadi libici o nubiani, a parte qualche scaramuccia con
i beduini del Sinai, non si ventilava alcun pericolo. Un popolo che non è in guerra difficilmente possiede schiavi, a meno
che non riduca il suo popolo in schiavitù, cosa da escludere nel modo più assoluto in Egitto di quell'epoca. Nel II libro
delle sue “Storie”, Erodoto non cita mai la parola schiavi, ma descrive: <<..........un lavoro estremamente duro da parte
di lavoratori oppressi........>>. Personalmente trovo la parola “oppressi” eccessivamente dura, anche se ovviamente non
venivano trattati coi guanti, certamente non venivano frustati o maltrattati, come ci fanno vedere i grandi film Hollywoo-
diani. E’ interessante apprendere che questi operai e artigiani erano talmente rispettati che quando uno di loro moriva sul
lavoro (e non erano pochi) veniva seppellito con tutti gli onori nella enorme ed intricata necropoli vicino alla piramide. ma
non solo, nella piana di Giza si è scoperto di recente il “Villaggio degli Artigiani”, i veri costruttori delle piramidi e della
necropoli a loro dedicata.
<< CONTINUA >>
(L'elenco delle fonti e bibliografia è piuttosto corposo per cui lo pubblicherò con l'ultimo articolo).
FERDINANDO CAPUTI
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