Page 59 - RIVISTA NOIQUI MAGGIO 2022
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Anche dalla terrazza del ristorante la vista del tramonto è molto suggestiva e diventa sublime se al piacere visivo si associa
 il piacere di sorseggiare un Brandy Sour, mentre il sole si tuffa nel mare. Divenuto il cocktail nazionale di Cipro, il Bran-  Da Pano Panagia viene voglia di passare attraverso la Valle dei Cedri. Questi alberi così affini ai più famosi cedri del Libano
                non possono di certo essere ignorati e così, attraverso una strada sterrata, stretta, tortuosa, a ridosso delle pendici della
 dy Sour fu inventato da un barman di nome Stelios Sourmelis in servizio presso il Forest Park Hotel di Platres sui monti   montagna da una parte e di un dirupo dall’altra, in alcuni punti addirittura sdrucciolevole per i sassi che ne ricoprono il
 Troödos. Un giorno, nel lontano 1930, il giovane re Farouk, dopo una visita di Stato nel Regno Unito, prima di tornare in   manto, arriviamo nella valle, bella, ma non esaltante. Ci fermiamo per una boccata d’aria e per riprenderci dagli scossoni
 Egitto si fermò a Cipro dove doveva incontrare una delegazione cipriota. Amante della mondanità e dei piaceri della vita,   e dai sobbalzi cui la nostra berlina in affitto ci costringe, poi continuiamo il percorso fino a Kikkos. Un’altra ventina di
 il re chiamò un suo dignitario e, da buon musulmano, gli chiese di ordinargli una bevanda che non fosse ostentatamente   chilometri su strada non asfaltata.
 alcolica. Il dignitario si rivolse al barman dell’albergo, chiedendogli di preparare una bevanda che sembrasse tè freddo.
 Comprendendo immediatamente il problema, Stelios prese uno shaker e vi miscelò due parti del miglior brandy cipriota,   Torme di fedeli affollano l’ingresso dove un addetto, dopo un attento esame, concede o nega l’accesso. Il parametro per
                la concessione del lasciapassare è il rispetto della comune decenza. Chi come me indossava una maglia a giro manica con
 una parte di limone, qualche goccia di angostura, una spruzzata di selz, versò il tutto in un bicchiere e, per completare l’o-  tanto di scollatura sul tergo ben occultata dallo zainetto a spalla è stato lasciato passare, altri con pantaloni al ginocchio o
 pera, aggiunse una fetta di limone e qualche cubetto di ghiaccio. Dopo aver bevuto il cocktail, posso dire che è veramente   t-shirt con le bretelle sono stati fermati.
 gustoso e somigliante a un bicchiere di tè freddo.  I mosaici e i dipinti che i monaci ritoccano in continuazione sono belli, ma forse troppo sfavillanti, addirittura un po’
 Da Petra tou Romiou in poco tempo si giunge a Pafos, città fondata nel IV secolo a.C., famosa per gli splendidi mosaici   chiassosi. Forse se i monaci non si prendessero la briga di ritoccarli così di frequente apparirebbero più naturali, meno
 pavimentali del III e II secolo d.C. e per la vasta necropoli d’origine tolemaica.
 Su un pianoro che si affaccia sul mare, a un paio di chilometri da Kato Pafos, sorgono le Tombe dei Re. Scavate nelle vi-  artefatti. Il museo bizantino che c’è all’interno da solo ci ripaga del percorso fatto. La collezione d’arte sacra e religiosa
                con le icone finemente istoriate, i gioielli bizantini e post-bizantini, i paramenti sacri, preziosi manoscritti, libri, documenti
 scere della roccia che assume tonalità diverse a seconda dell’irraggiamento solare: il giallo ocra sfuma nel rosso che diviene   e la stessa struttura architettonica del museo sono davvero belli.
 sempre più intenso quando il sole comincia a declinare. Lungo i dromoi, o corridoi d’accesso, fra detriti, terra e rigogliosa   A un paio di chilometri dal monastero, sulla collina di Throni c’è la tomba di Makarios, una lapide nera ed essenziale
 vegetazione di copertura, gli archeologi hanno rinvenuto i manufatti più significativi: alcuni troni e un letto d’avorio, oggi   sormontata da una cupola in pietra. Due soldati la presiedono giorno e notte, non consentendo al alcuno di avvicinarsi.
 conservati nel museo di Cipro. Le tombe presentano strutture difformi le une dalle altre, alcune mostrano porte incise,   Uno sguardo alla mappa ci fa desistere dal raggiungere Asinou, altre strade sterrate, la guida a sinistra cui ci siamo un po’
 ripide scale, nicchie incastonate nelle pareti, altre peristili e la più bella, la numero tre, un atrio sotterraneo circondato da
 colonne doriche scanalate.  abituati dall’inizio del viaggio, ma pur sempre impegnativa per chi è avvezzo a tenere la destra e poi altri chilometri che si
                sarebbero sommati alla già lunga strada del ritorno.
 Nonostante il nome in esse non furono sepolti personaggi di stirpe reale, ma i membri di famiglie importanti. Le sepolture   Cipro Nord
 nella necropoli risalgono al III secolo a.C. e si sono protratte fino al III sec. d.C. Condotto da un carro trainato da cavalli, il   A circa una trentina di chilometri da Nicosia Nord, Lefkoşa per i turchi, sorge Girne, o Kyrenia per i greci, una cittadina
 feretro era cremato assieme ai cavalli e ad alcuni servitori. Alcuni scheletri di cavalli, conservati nel museo di Cipro, recano   caotica e dispersiva se vista dall’esterno, cioè dalla parte più moderna che corre lungo una strada trafficata e senza attrat-
 le ossa del collo rotte, presumibilmente i cavalli nel tentativo di sfuggire all’infausto destino si erano fratturati le vertebre;   tive, graziosa, raccolta e accogliente se osservata dal centro storico. L’antico porto, sovrastato da montagne e racchiuso
 gli scheletri umani, invece, sono stati ritrovati con mani e piedi legati.
 A Nea Pafos sorge il sito archeologico ritenuto il più importante di Cipro per gli splendidi mosaici che custodisce. L’UNE-  nella baia a forma di ferro di cavallo, rappresenta un angolo veramente pittoresco: una corona di vivaci ristoranti e colorate
                barche di media o piccola stazza punteggiano il mare di fronte alla banchina. Su un lato del porto una stretta scala conduce
 SCO nel 1980 lo ha inserito nell’elenco ufficiale del patrimonio culturale mondiale. Spesso le guide locali bagnano con un   al castello bizantino, fatto costruire nel 1570, e sottoposto ad aggiunte e rifacimenti in epoche successive.
 po’ d’acqua i mosaici per far risaltare i colori ancora molto vividi. I mosaici si estendono su una vasta superficie e la maggior   Nel tardo pomeriggio giungiamo di fronte alla biglietteria. Benché mancasse ancora una buona mezz’ora prima della
 parte raffigura Dioniso, il dio dell’ebbrezza e dell’euforia.  chiusura, ci fanno capire che ormai è troppo tardi per entrare. Amareggiati, stiamo per voltare i tacchi quando una fami-
 I mosaici della Dimora di Dioniso, risalenti al II secolo d.C., rappresentano alcuni fra i più conosciuti miti: Apollo che rin-  gliola turca, capeggiata da una caparbia e intraprendente signora, dà inizio alle sue rimostranze. Nonostante il linguaggio
 corre Dafne con l’intento di circuirla, Ganimede rapito da Giove trasformatosi in aquila, Narciso innamorato della propria
 immagine, Dioniso in processione, Castore e Polluce, la tragica storia di Fedra e Ippolito, Scilla la bella fanciulla trasformata   incomprensibile e per giunta sciorinato con tono concitato, dai gesti piuttosto espressivi con cui la signora accompagnava
                i suoi rimbrotti, capiamo che non solo stava protestando per l’interdizione all’ingresso, ma a passo di carica avanzava verso
 da Circe in creatura mostruosa e altri ancora. Nella villa di Teseo si può ammirare il mosaico rotondo che raffigura Teseo   l’interno. Nell’istante in cui constatiamo che nessun guardiano osava sbarrarle il passo, anche noi, di gran carriera, seguia-
 che brandisce la spada contro il Minotauro. Tutt’attorno una serie di cerchi concentrici riproducono il labirinto. Anche nella   mo il suo esempio e ci introduciamo nel castello. Cose da turchi! Neanche il biglietto d’ingresso ci hanno poi fatto pagare.
 casa di Aion ci sono bei mosaici che recano storie di Dioniso e quello raffigurante Leda blandita da Giove trasformatosi   Usato in passato come carcere dagli inglesi, il castello ospita il museo del relitto in cui è esposto il più antico relitto rin-
 in cigno.      venuto in mare. Databile intorno al 300 a.C., fu rinvenuto nel 1964 da un sommozzatore alla profondità di circa 30 metri
 Massiccio del Troödos
 Formato da rocce ignee, il massiccio del Troödos si estende nella parte meridionale di Cipro. Innevati d’inverno e freschi   nella Baia di Girne. Lo scafo in pino d’Aleppo, o almeno ciò che ne resta, è esposto in una sala. Dalla tipologia del carico
                ritrovato: mandorle, grano e macine provenienti da Kos si è supposto che fosse un’imbarcazione adibita al trasporto di
 d’estate per le numerose pinete che li ammantano, questi monti richiamano sia gli amanti degli sport invernali, sia gli ap-  derrate alimentari che facesse rotta fra l’Anatolia e le isole del Dodecaneso.
 passionati di trekking e di escursionismo. A mio avviso vale la pena visitarli per la presenza di chiese affrescate, alcune delle   Dai camminamenti che congiungono i quattro bastioni del castello oltre a godere di una superba vista sulla baia si possono
 quali dichiarate dall’UNESCO patrimonio dell’umanità.  scattare belle foto.
 Per soddisfare la mia curiosità e appagare l’indomito desiderio di conoscere il mondo nelle sue molteplici sfaccettature   Proseguendo a est di Kyrenia, a pochi chilometri dalla cittadina, si incontrano graziose spiagge, ancora poco sfruttate:
 naturalistiche, paesaggistiche e artistiche, mi sarebbe piaciuto visitare almeno due fra le tante chiese affrescate del Troödos:   Çatalköy, Vrisi, Lara e Alagadi Beach.
 Panagia Forviotissa ad Asinou, ritenuta, sia dalla Lonely planet, sia da Viaggi di Repubblica, la più interessante per la finezza   Ad Alagadi Turtle Beach ci rivolgiamo alla Società per la Protezione delle tartarughe per chiedere di poter accedere alla
 degli affreschi bizantini, e il Monastero di Kikkos.  spiaggia, ma ci rispondono che è necessario inoltrare una domanda per avere l’autorizzazione. Delusi torniamo sui nostri
 Con tanto di cartina alla mano studiamo il percorso che da Pafos ci può portare nel più breve tempo possibile nei luoghi   passi e ci rammarichiamo di non aver oltrepassato la barra d’accesso, per altro sollevata. Rileggiamo la guida della lonely
 prescelti. La strada giusta sembra quella che attraverso Pano Panagia conduce fino al Monastero di Kikkos e poi da lì con   planet, diventata per noi come il vademecum delle giovani marmotte. Per non disturbare le tartarughe che escono dall’ac-
 un po’ di circonvoluzioni ad Asinou. Spesso, però, il desiderio di conoscenza non si rapporta con i tempi di percorrenza.  qua e faticosamente risalgono la battigia alla ricerca di un posto adeguato alla nascita dei loro piccoli, la spiaggia rimane
 Arrivati a Pano Panagia, piccolo paese alle pendici dei monti del Troödos, non resistiamo all’impulso di visitare la casa na-  chiusa dal tramonto all’alba. Cerchiamo di arrivarci lo stesso, percorrendo strade tortuose e sentieri assolati. Questo giro-
 tale di Makarios III, personaggio cardine nella storia di Cipro. La casa è chiusa, però chiedendo la chiave al vicino Centro   vagare ci porta via quaranta minuti buoni e quando si ha un permesso orario, perdere del tempo non previsto non fa certo
 Culturale Makarios, qualcuno si darà la pena di aprirvi la porta. Una signora con la quale è impossibile stabilire un contatto   piacere. Quando arriviamo la rabbia sale alle stelle: la spiaggia era affollata di bagnanti. Scendiamo dalla duna erbosa e ci
 per incomprensione linguistica con aria indolente aprirà un cassetto, ne preleverà un mazzo di chiavi e vi farà il cenno   avviciniamo alle piccole gabbie metalliche che gli addetti della società mettono per proteggere le aree di deposizione. In
 di seguirla. La casa appare modesta, ma forse   quel momento non c’era alcun uovo che attendeva la schiusa. Sulla strada del ritorno ripensiamo al malinteso: probabil-
 per l’epoca in cui visse Makarios era da con-  mente gli addetti alla stazione di monitoraggio si riferivano al permesso che è necessario avere per visitare il luogo di notte.
 siderarsi una reggia con tanto di giardino e   Prima di riattraversare il confine per ritornare nella Repubblica di Cipro, ci fermiamo a visitare Nicosia Nord, l’ultima città
 stalla annessa. All’interno vi sono alcuni mo-  al mondo ancora divisa in due. La cittadella cinta dalle antiche mura veneziane è tagliata in due dalla linea verde. Benché
 bili, fotografie e qualche oggetto appartenuto   non priva di luoghi da visitare, la città appare grigia e triste. Anche gli abitanti sembrano risentire del grigiore che permea
 a Makarios negli anni giovanili.  l’ambiente. Seduti sui gradini delle case, alcuni guardano gli sparuti visitatori con espressioni di fastidio, quasi di disagio
                per la condizione di arretratezza e d’indigenza in cui versano. Pare di essere ancora negli anni settanta: come se tutto
                fosse rimasto cristallizzato al momento della divisione. Viene voglia di scattare tante foto, ma poi la sensazione di essere
                scippatori d’immagini, immagini di segregazione e di emarginazione, ci trattiene e così ci limitiamo a qualche scatto qua e
                là: qualche vecchio edificio, botteghe artigianali e strade polverose. Ben diversa, invece, appare Nicosia Sud soprattutto la
                parte moderna dove una fiorente attività commerciale le conferisce l’aspetto di una città al passo con i tempi. Viali alberati,
                sfilze di banche, prestigiosi uffici ed eleganti boutique che espongono nelle vetrine capi d’abbigliamento griffati.
                UN PASSATO DA NON DIMENTICARE
                Nel 1878, dopo il disfacimento dell’impero ottomano, Costantinopoli cedette alla corona britannica l’amministrazione
                dell’isola. Con il Trattato di Losanna, ratificato nel 1923, Cipro divenne colonia britannica. Già a quel tempo la popola-
                zione era divisa in due comunità, quella greco-cipriota, cristiano-ortodossa e in gran parte autoctona, e la turco-cipriota,
                musulmana, retaggio delle conversioni che si ebbero dopo la conquista ottomana del 1571. La politica adottata dall’In-
                ghilterra, cui interessava soprattutto il controllo sul canale di Suez e la posizione strategica di Cipro nel Medio Oriente,
                fu divide et impera tra le due comunità. Inizialmente i greco-ciprioti accolsero con entusiasmo il controllo da parte della
                corona britannica perché speravano che gli inglesi potessero favorire l’enosis, cioè l’unione dell’isola alla Grecia. Per
 CASA DI MAKARIOS  contro la popolazione di etnia turca, che vagheggiava l’annessione alla Turchia o addirittura il taksim, ovvero la divisione
                dell’isola, non era per nulla contenta.
                Nel 1955 l’organizzazione nazionale per la lotta cipriota, denominata EOKA, fondata dal tenente colonnello Georgos
                Grivas cominciò a sferrare attacchi contro l’amministrazione inglese. Secondo gli inglesi fra i simpatizzanti della causa
                degli insorti c’era Makarios III, arcivescovo della chiesa greco-ortodossa. Per questo motivo, nel 1956, lo esiliarono alle




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