Page 73 - RIVISTA NOIQUI MARZO 2024
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fabiana Bia Cusumano


               restano quegli occhi neri e profondi, quelle labbra carnose, quei lineamenti fatali che penetrano
 Forugh: occhi neri e l’incanto fatale del canto  dentro come le sue poesie d’amore, di morte, di passione, di furore, tormento, di nostalgia per

               un incanto spezzato, di dolore inspiegabile, perfino con le parole che nessuno potrà risarcire per
               aver perso così ingiustamente, il suo unico e prezioso figlio.

 È il suo mese, lo so da quando l’ho incontrata sui fogli di lavoro del filosofo Fabio Gabrielli.   Restano quei suoi tanti versi davanti ai quali non puoi che per un attimo smettere finanche di

 Una folgorazione immensa, un amore che mi ha tolto il sonno. Chiedo a Fabio chi sia questa   respirare; perché Forugh ti toglie il respiro.

 poetessa che mi strega. Pronuncia il suo nome, Forugh Farrokhzād e aggiunge: “Leggila, ti
 farà impazzire”. Iniziano le mie ricerche, compro alcuni suoi testi, divoro i suoi versi, guardo le   “Che pena, siamo felici e quieti,

 sue foto. Occhi neri profondi e labbra carnose, bellissima donna iraniana, intelligente e ribelle,    siamo tristi e silenti,

 incontenibile,  dalla  vita  inquieta,  appassionata,  fatale,  nel  senso  più  amaro  dell’espressione.    felici perché innamorati
 Muore il 13 febbraio 1967 in un terribile incidente stradale, mentre alla guida della sua jeep, si    tristi perché l’amore è maledizione.”

 schianta tra le strette e tortuose stradine alberate del vecchio quartiere di Shemirān, a Tehran.   E ancora:

 Uno schianto che è volo per la nostra poetessa perché, se ripercorriamo la sua storia personale,   “Dormi nel sorriso del mio domani,

 la sua vita si è sempre dibattuta tra le catene della repressione, dei doveri, delle costrizioni e la    nel profondo dei miei mondi ti inoltri.
 necessità inalienabile e inevitabile di essere libera, perché come dice lei stessa, tutto il suo essere    Mi infondi il fervore della poesia

 è un canto. Forugh è terza di sette figli. Suo padre è un colonnello severo e attento alla disciplina    poi infiammi tutta la mia poesia.

 ma è un uomo colto che incoraggia anche le figlie femmine a leggere e a studiare. E in una    La febbre del mio amore accendi
 grande casa con una grande biblioteca e un grande giardino, trascorre la sua infanzia, Forugh.    ma al fuoco il mio canto condanni.”

 Inizia giovanissima a comporre versi. È una giovane precoce in tutto. A soli sedici anni sposa

 contro il volere del padre, un cugino di quindici anni più anziano di lei. A soli diciassette anni   La concezione dell’amore è sempre attraversata da un godimento che è preludio di tormento.
 diventa madre di un figlio amatissimo ma a cui in maniera disumana dovrà rinunciare. Perché   La bellezza del mondo viene cantata con incanto e stupore ma vi è la consapevolezza profonda

 la nostra Forugh viene posta davanti un bivio crudele: essere moglie e madre o essere poetessa.   che tutto si disfa. L’unica verità assoluta, l’unica certezza che resta è la Voce. È in quei versi di

 Le convenzioni culturali della società iraniana non le permettono di essere entrambe le cose. Il   impareggiabile bellezza, la chiave di accesso al mondo immenso di Forugh:
 divorzio giunge prestissimo, appena dopo tre anni di matrimonio. Ma non è il divorzio, il bisturi

 che l’attraversa da parte a parte, che la dilania e la amputa. Dopo il divorzio, per la legge iraniana   “La voce, solo la voce,

 e le prescrizioni religiose, lei non è più adeguata a svolgere il ruolo di madre. Forugh perde il    la voce del limpido desiderio dell’acqua di scorrere,

 diritto a vedere suo figlio per il resto della sua esistenza. La nostra poetessa vive così una oscura    la voce del flusso della luce stellare
 fase depressiva cui segue un travagliato ricovero in uno ospedale psichiatrico. Viene etichettata    sulla superficie femminea della terra,

 subito come “poetessa del peccato” poiché nella sua prima raccolta poetica dal titolo simbolico    la voce che concepisce il senso

 Prigioniera mette a nudo senza veli o pudore i suoi più intimi e profondi sentimenti. Forugh non    e spande il pensiero condiviso sull’amore.
 può che lasciare l’Iran per un po’ e compiere un viaggio in Europa, alla ricerca di una boccata    La voce, la voce,

 di aria pulita, di ossigeno in vena e non veleno. Ha bisogno di ricostruirsi come donna, prima    è solo la voce che resta.”

 di tutto, di arricchire la sua formazione, di ampliare i suoi orizzonti dedicandosi anche all’arte,

 alla pittura, al cinema. In questo periodo si colloca la sua più grande storia d’amore. Incontra   Vi è in Forugh la necessità impellente di oltrepassare l’immanenza, di fondersi in maniera panica
 un noto scrittore e regista, Ebrāhim Golestān di cui si innamora follemente. Questo amore è   con tutti gli elementi della natura, d’essere ovunque perché i poeti e solo i poeti sanno e possono

 fonte non solo di passione profonda ma di pulsioni e slanci artistici. Forugh inizia a svolgere   esserlo. Divenire acqua fluida, terra feconda, vento carezzevole, luce stellare, spighe di grano.

 una intensa attività di sceneggiatrice, regista, montatrice, perfino attrice. Nel 1962 realizzerà   Essere amore declinato in tutte le sue forme: desiderio, canto, spinta erotica, ferita inguaribile,
 un cortometraggio duro e toccante dal titolo La casa è nera sulla vita di un gruppo di lebbrosi   soglia inaccessibile, segreto viscerale, dono di sé, seme generativo, esplosione mistica, creazione

 rinchiusi in una casa di cura a Tabriz. Chissà quanto anche lei si fosse sentita segretamente   artistica. Vi è nella nostra poetessa la consapevolezza amara che tutto però inesorabilmente

 lebbrosa perché portatrice sana nel mondo di poesia, perché marchiata a vita sulla pelle, di quel   passa, fluisce, scorre e ciò che resta è solo la Voce. Ovvero il Canto, ovvero Madre Poesia. Per
 suo amore disperato e inevitabile per i versi. Chissà se l’esperienza di essere stata rinchiusa in una   cui in quel folle schianto tutto di lei si è fuso e confuso con la materia, tutto si è smarrito e

 casa di cura per matti, non abbia in qualche modo anche inconsciamente, condotto la poetessa a   dissolto ma la sua Voce è testamento di Bellezza. È sigillo sacro. Si può morire a trentadue anni?

 volgere il suo sguardo pietoso verso gli ultimi della terra. Sappiamo solo che il cortometraggio   Si può morire da donna perdutamente innamorata e immensa poetessa? Quanto è ingiusta
 è così struggente e lucido che ottiene il primo premio al Festival di Oberhausen. Forugh non si   questa morte che stronca la vita? Quanto è ingiusto divellere l’utero e il suo frutto inviolabile ad

 ferma di scrivere, infatti pubblica la sua ultima silloge poetica dal titolo Un’altra nascita. Da allora   una donna perché poetessa e artista? Domande davanti cui mi arrovello e struggo da donna e

 diviene oggetto di studio e discussioni tra gli intellettuali e i critici letterari più importanti. La   poetessa anche io. Ma ecco, carezzevoli i suoi versi per me e noi:

 sua scrittura è notevolmente trasformata, matura, rinata. Forugh si è partorita nuova e integra
 e la Poesia è stata madre salvifica. La sua appartenenza ai versi e alle parole è assoluta. Non   “Abbandonerò le linee rette,

 può ammettere se non devozione, impegno, studio profondo, viaggi per arricchire l’anima e lo    abbandonerò il conteggio dei numeri

 sguardo eclettico e amorevole sul mondo tutto. Muore a 32 anni. Cosa sarebbe stata la sua vita    e dalle rigide forme della geometria
 se non fosse volata altrove e quanti altri versi ci avrebbe donato, non ci è permesso saperlo ma    mi rifugerò nelle immense distese dei sensi.





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