Page 87 - RIVISTA NOIQUI MARZO 2024
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Quando al piccolo Philippe toccava la stanza numero uno, al pianterreno, cercava sempre   «Philippe, ti prego, dimentica questa storia. Hai avuto un brutto incubo. Andiamo, vieni a dor-

 di barattarla con Grace, più grande di lui di due anni, nonché sua compagna di giochi. Ma Grace   mire. Ti ospito io.»

 non voleva saperne. Entrambi avrebbero potuto rifiutarsi di effettuare il consueto cambio, vista   Il turno nella stanza numero uno toccò a Marie, a Pierre, a Benjamin e a tutti gli altri fratelli, ma
 la disponibilità di stanze; tuttavia, il timore di essere ridicolizzati dai fratelli maggiori li spingeva   nessuno di loro ebbe a lamentarsi per il verificarsi di fenomeni soprannaturali.

 a risolvere la faccenda da soli. Philippe tremava al pensiero di dormire da solo in quella stanza      Philippe pensò di aver sognato, e così, nel momento in cui ricapitò il suo turno, non esitò

 con il letto addossato alla parete che confinava con la sala da pranzo. Temeva che, di notte, la   un solo attimo. Trascorse la notte tranquillo fino a mezzanotte, momento in cui un trillo acu-
 pendola rivestita di muschio potesse animarsi. Il padre non era ancora riuscito a trovare un oro-  to lo destò. Sicuro del fatto suo, si diresse nella stanza di Grace e avvicinandosi al braccio, che

 logiaio che fosse in grado di rimetterla in ordine. Essendo antica, richiedeva l'intervento di un   spuntava da sotto le coperte, lo scosse. «Grace svegliati. Svegliati. Sono tornati!» Grace si tirò su

 valente restauratore. Allora Grace per amore verso il fratellino, nottetempo, lo accoglieva nel   e, guardandolo di sottecchi con un occhio chiuso e l'altro semiaperto, esclamò: «Non dirmi che
 suo letto. Philippe, grato, ricambiava il piacere quando il turno s’invertiva.  hai di nuovo visto i fantasmi!»

    Di lì a un anno nel castello capitò per caso un anziano signore che s’intendeva di pendole.  «Non l'ho visti, li ho sentiti. Dai, vieni giù.»

 Appena la vide chiese loro perché la tenessero così.  Grace spazientita, non ne poteva più di quella storia, lo seguì, ma anche questa volta non vide
    «Non è per mia scelta,» rispose Alfred «purtroppo finora non ho trovato nessuno che fos-  nulla. Philippe era triste. Nessuno condivideva le sue visioni. Per la prima volta si sentì solo.

 se capace di rimetterla a posto.»  Aveva timore di parlarne con i genitori perché anche loro lo avrebbero deriso, per non parla-
    «Se me lo consente, lo farò io» disse l'insolito signore.  re dei fratelli maggiori che lo trattavano come l'ultima ruota del carro. Spinto dal desiderio di

    Scambiandosi un fugace sguardo d'intesa, Philippe e Grace rimasero a guardare l'uomo   essere compreso, si avventurò nell'ignoto. All'inizio ne provò paura, con il tempo si abituò.

 mentre si apprestava a smontare la pendola. Temendo che da un momento all'altro potesse sal-  Attendeva mezzanotte e si calava in una realtà fittizia, eppure tangibile, che solo lui riusciva a
 tare fuori qualcosa di animato, se ne stavano in disparte con il capo reclinato verso il pavimento   percepire. Entrava e usciva da quel mondo come se fosse la cosa più naturale che esistesse. Il

 e le mani, con le dita a ventaglio, sugli occhi. Di tanto in tanto, alzando la testa, lo spiavano at-  fatto più sorprendente era il passaggio da un luogo all'altro senza tenere conto dell'effetto tem-

 traverso la luce delle dita. Nel momento in cui si accorsero che la pendola non era altro che un   po. Il passaggio avveniva in un lampo e quel lampo così fulmineo lo accecava come un bagliore
 insieme di ruote dentate, piccole viti e pietruzze di colore rosso, con coraggio, porgendogli gli   improvviso in una notte priva di luna.

 attrezzi, contenuti in una scatola metallica delle dimensioni di una tabacchiera, decisero di col-     Nelle sue peregrinazioni notturne conobbe Angelica, una bambina dalla pelle di porcellana

 laborare. Quando l'uomo l'ebbe smontata tutta, con dell'acido pulì gli ingranaggi e il quadrante.   e dai capelli rosati come i petali di petunia. Gli bastava guardarla per sentire la festa nel proprio
 Ne bastò una piccola quantità per far sì che la massa verdastra si dissolvesse nel nulla. Pensando   cuore.

 a quanto fossero stati sciocchi a provare paura, Philippe e Grace si guardarono sollevati.  «Angelica, fammi restare con te la supplicava con gli occhi velati di pianto.

 La pendola rimessa a nuovo richiamò l'intera famiglia che rimase a rimirarla fino allo scoccare   «Non puoi Philippe, non è giunta la tua ora.»
 dell'ora. Non immaginavano che un tale mostro vegetale potesse racchiudere un oggetto così   L'esultanza di quell'amore notturno si trasformava, durante il giorno, in mesta nostalgia. Nulla

 prezioso. Le figurine, che in atteggiamento danzante fuoriuscivano dalla finestrella, rappresen-  riusciva a stimolarlo. Vagava per la casa con sguardo assente. Preoccupati, i genitori consultaro-

 tavano menestrelli e piccole dame avvolte in crinoline e sopragonne merlettate.  no i migliori specialisti col risultato di non riuscire a cavarne nulla. "Philippe è sano" risponde-
    Quella notte a Philippe toccò la stanza numero uno. Per la prima volta non piagnucolò con   vano i luminari "non sappiamo proprio cosa dire".

 Grace ma, come un vero uomo, si diresse a testa alta nella stanza assegnatagli. Si addormentò   Anche Grace, che, come una vecchia ciabatta, si sentiva messa da parte, iniziò a preoccuparsi.

 sereno ma, poco dopo mezzanotte, un violento fragore lo risvegliò. Insonnolito accese la luce.   "Deve pur esserci qualcosa che possa risvegliarlo" pensava fiduciosa. "Sì, ci sono! È colpa della
 Intorno a lui tutto era tranquillo. Non fece in tempo a rimettersi sotto le coperte che delle risate   pendola".

 argentine gli perforarono i timpani. Ponendo l'orecchio all'ascolto, si accorse che provenivano   A piedi scalzi salì su una sedia rococò e, allungando la piccola mano, riuscì a raggiungere la

 dalla sala da pranzo. Alzatosi dal letto, s’infilò la vestaglia e corse in sala da pranzo per sgridare   lancetta più lunga, puntata sulle sei. Provò a tirarla, ma non riusciva a farla venire via. Allora,
 i suoi familiari che l'avevano escluso dalla festa. Ma quando aprì la porta si ritrovò davanti una   trattenendo nella mano socchiusa a nicchia un piccolo uncino, tentò di agganciare la lancetta

 congrega di persone strampalate, dagli abiti inamidati e dai capelli impiastricciati di brillantina.   delle ore, ma un velo di sudore le fece scivolare il gancio che rimase là incastrato a penzolare.

 Non riconobbe nessuno degli astanti ad eccezione di una vecchia signora vestita di blu, il cui      Un improvviso rumore di passi la indusse a caracollarsi giù dalla sedia e ad assumere un
 ritratto pendeva dalla parete dell'ingresso.  atteggiamento disinvolto.

 Rimase un po' a guardarli; poi, preso dal terrore, corse via.     Per un po' di tempo quell'empirico sistema di bloccaggio funzionò nel migliore dei modi.

    «Non aver paura, siamo tuoi amici» gli gridavano, correndogli dietro. Ma Philippe aveva   Spiando Philippe, Grace si accorse che rimaneva a letto per l'intera nottata senza dare luogo ai
 preso il volo e non riuscirono a raggiungerlo. Giunto ansimante e pallido nella stanza di Grace   soliti vagheggiamenti. Le altre volte, invece, lo aveva sorpreso a danzare con il vuoto e a sdilin-

 non riusciva a proferire parola.  quirsi in lunghi soliloqui in cui Grace lo sentiva pronunciare il nome di una certa Angelica.

    «Cosa ti è successo» gli ripeteva Grace, scuotendogli il braccio.     Se si considera che ogni evento ha una fine e che quelli lieti si dissolvono più rapidamente
 «Ho visto, ho vistooo.»  degli altri (una sera i genitori, durante una cena, volgendo lo sguardo alla pendola e scoprendo

 «Si può sapere che hai visto?» «I fantasmi» rispose tutto d'un fiato Philippe.  la ragione del forzato silenzio, rimossero l'uncino), anche quello concernente il rinsavimento di

 «Che vai farneticando? Di quali fantasmi parli!?»  Philippe cessò.
 «Di quelli che stanno seduti a tavola.»     Dopo aver provato altri espedienti che si rivelarono tutti fallimentari, Grace decise di rivol-

 «Li avrai sognati. Adesso calmati e raccontami tutto dall'inizio» lo incitò Grace.  gersi allo strano signore intenditore di pendole. Non sapendo come rintracciarlo, bussò a ogni

 Al termine del racconto, per farlo quietare Grace si offrì di accompagnarlo al piano di sotto.  porta del paese di Quarante finché non lo trovò in una colorata baracca al limitare del bosco.
 «Hai visto, qui non c'è nessuno» gli disse Grace entrando nella sala.  All'interno, le traballanti pareti, tirate su con tavole rabberciate e chiodi arrugginiti, erano tap-

 «Ti giuro c'erano e con loro c'era pure quella signora del ritratto. »



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