Page 119 - RIVISTA MARZO 2025
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RIVISTA NOIQUI FEBBRAIO 2025     https://www.youtube.com/@noiqui/featured
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                    UCIANO ZAMPINI

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                LA MIA VITA È UN TEATRO

                Tempo che scorre tra atti e illusioni,
                Emozioni dipinte su volti nascosti,
                Aspetto il mio turno, luci si accendono,
                Tracce di sogni sul palco rimangono,
                Ricordi svaniscono dietro le quinte,
                Orchestra suona, il sipario si apre.


                BREVE RACCONTO


                La mia vita è un teatro, un palcoscenico su cui recito ogni giorno, cambian-
                do maschera a seconda del pubblico. A volte sono il protagonista, altre una
                semplice comparsa. Ma il sipario si alza sempre, e lo spettacolo deve conti-
                nuare.

                La mia infanzia è stata un prologo incantato, una fiaba di sogni e speranze.
                Correvo nei prati immaginando di essere un cavaliere, un esploratore, un
                mago. I miei genitori erano i registi amorevoli della mia storia, ma presto ho
                capito che anche loro recitavano un ruolo, nascondendo dietro i sorrisi pre-
                occupazioni e sacrifici.

                L’adolescenza è stata un atto di ribellione, una commedia drammatica in
                cui sfidavo le regole e testavo i limiti. Ho interpretato il ribelle, il sognatore,
                l’innamorato. Ogni giorno una nuova scena, tra passioni brucianti e delusio-
                ni struggenti. Gli amici erano compagni di scena, alcuni fuggitivi, altri pro-
                tagonisti duraturi della mia rappresentazione.

                Poi è arrivata l’età adulta, l’atto più difficile. Il copione si è fatto complesso,
                le battute più pesanti. Ho indossato il costume del lavoratore instancabile,
                del compagno affidabile, del figlio riconoscente. A volte mi sono trovato a
                recitare un ruolo che non sentivo mio, cercando di non deludere il pubblico.
                Ma chi è il vero regista di questo spettacolo? Sono io o sono gli altri?

                Nel silenzio di un camerino immaginario, davanti allo specchio della mia
                anima, mi chiedo se sia giunto il momento di riscrivere la sceneggiatura, di
                smettere di recitare per compiacere e iniziare a interpretare il personaggio
                che davvero voglio essere.

                Forse la mia vita è un teatro, sì, ma il palco è mio, e voglio essere io a decide-
                re come raccontare la mia storia. Il sipario si alza ancora una volta: questa
                volta, sarò finalmente me stesso.


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