Page 17 - RIVISTA MARZO 2025
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RIVISTA NOIQUI FEBBRAIO 2025     https://www.youtube.com/@noiqui/featured

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                     RANCO CARTA



                                                           la poesia




                La poesia, indipendentemente dalla forma che cerchiamo o troviamo per la
                poesia,  aggiunge una  componente inaspettata  alla  relazione, tanto  quanto
                crediamo, quando esaminiamo un determinato tema, che imponga una certa
                ripetizione. Evidentemente, ci sono poeti che si ripetono anche quando trat-
                tano argomenti diversi, una sorta di cristallizzazione del discorso che non è la
                stessa cosa della definizione di uno stile. Ma non abbiamo a che fare con queste
                anime ripetitive. Il linguaggio poetico, come ogni altro, ha i suoi meccanismi,
                i suoi trucchi, i suoi stratagemmi, e l'esperienza ci porta naturalmente a rag-
                giungere nuovi toni, innumerevoli variazioni, dalle stesse matrici. Ad esempio,
                sono molto attratto dal mescolare i registri all'interno della stessa poesia. Il
                dilemma più grande che incontro è questa deformazione manichea che si è
                stabilita tra noi, intendo dire, limitando la creazione a due standard opposti e
                scollegati: la scrittura secca o la scrittura ispirata. E peggio ancora: cercare di
                dare il primato al primo sul secondo. Se il soffocamento persiste in un aspetto
                così derisorio, ancora oggi dibattuto – quando si verifica una qualche forma
                di dibattito – come prova rilevante nella creazione, cosa possiamo aspettarci
                dalla comprensione dei vasi comunicanti tra prosa e verso? Quando non si ha
                la sensazione di una forza trascendente – nell'arte della pittura come in tutta
                l'arte – ciò si traduce in una sorta di blocco dell'interpretazione, in un'opacità
                interna di forme".

                Oggi non c'è nemmeno "una qualche forma di dibattito". Accarezzando, poi,
                un po' di più "il nostro bel falò", penso che dopo l'emancipazione che il surre-
                alismo ci ha dato, quando tutto indicava che noi qui in questa terra eravamo
                assolutamente liberi di fare con le parole l'amore che volevano mantenere tra
                loro – ecco che abbiamo una lotta fisica tra Eliot e Breton. Ebbene, non è que-
                sta la storia del primato della poesia "oggettiva" e cerebrale sulla poesia ispira-
                ta? E, quel che è peggio, viene, come si nota, a separare l'uno dall'altro, come
                se entrambi fossero inconciliabili e cattivi, con i volti rivolti l'uno verso l'altro.
                Non esiste una cosa del genere!

                C'è un legame incessante tra loro, qualcosa di radicato e reciproco, poiché l'u-
                no dipende dall'altro, e la decisione della prevalenza dell'uno sull'altro è solo
                della poesia specifica in questione.

                Anche Valéry, che è uno dei padrini della poesia "pura", apre varchi di ispira-
                zione quando si occupa di fare poesia, e questo già nella sua famosa lezione
                inaugurale al Collège de France, nel 1937.

                Quando si riferisce al contenzioso totale tra più registri che sono chiamati
                ad agire contemporaneamente nella produzione poetica (perché molto diver-
                si tra loro), che quindi ci chiede un elenco di accomodamenti molto diversi e



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