Page 28 - RIVISTA NOIQUI NOVEMBRE 2023
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gAbRIELLA FORTunA
Il bullismo, un fenomeno in continua crescita
dietro a un bullo
si nasconde sempre una brutta storia
A scuola sempre più episodi di bullismo e l'età dei bulli si abbassa sempre di più.
Cosa si nasconde dietro questo atteggiamento spocchioso e albagico e qual è la rabbia del
giovane a far valere a tutti i costi la sua prepotenza sull'altro. E ancora, cosa può fare la scuola
per prevenire tali comportamenti e contrastare il fenomeno in crescente aumento?
La faccenda è gravosa e non riguarda solo la famiglia o la scuola, ma riguarda l'intera società
che spesso resta a guardare e blatera interventi sanatori, ma poi il tutto si riduce con la solita
frase e vabbè, è così che va il mondo. Del resto, magari era definito in un altro modo, ma for-
me di bullismo sono sempre esistiti. Ricordiamo, uno per tutti, il Rosso verghiano. E forse è
questo il punto. È una sconfitta che riguarda ogni agenzia educativa. Se a scuola un giovane
mette in atto comportamenti da bullo, quasi sempre alla radice c'è un vizio di famiglia ed è qui
che deve intervenire il welfare attraverso interventi mirati, guidati e per un tempo indefinito,
sicuramente non con il classico progettino che si riduce a qualche intervento o ad un mero
aiutino. Il ragazzo che vive, o a volte è meglio dire che non vive le dinamiche della famiglia, è
arrabbiato con il mondo e con sé stesso, ha perso la fiducia negli adulti, non ha nessuna mo-
dello da seguire, ma ha solo tanta rabbia, quella stessa rabbia che poi sfocia in comportamenti
devianti. Sono ragazzi fragili che non devono essere lasciati soli, che hanno più di tutto biso-
gno di guida e di incoraggiamento e di tanta motivazione e soprattutto hanno bisogno di uno
scopo da perseguire, un obiettivo da raggiungere. Questi giovani devono essere accompagnati
in un percorso che deve iniziare e che non deve avere una data di fine. Ogni presidio educativo
deve fare il suo. La scuola con una forte spinta motivazionale che parti dai bisogni del discente
e che non si concluda a fine anno scolastico. Ogni docente ha il compito di attuare qualsiasi
strategia, anche non convenzionale, affinché il giovane possa sviluppare positive relazioni, raf-
forzare la propria autostima, essere consapevole delle potenzialità e dei limiti, gestire i conflitti
in modo equilibrato e soprattutto creare legami empatici con i pari e con gli adulti. Questi
ragazzi “difficili” non sanno amare, spesso sono anaffettivi, non sanno cosa vuol dire voler
bene perché loro non sentono di ricevere bene. Anche la famiglia non deve essere lasciata sola
e se questo è il luogo dove manca il lavoro ed è difficile arrivare a fine mese, e dove i problemi
sono insormontabili, allora è qui che bisogna intervenire con percorsi guidati e possibilmente
affiancati da tutor. Forse questi interventi ci sono, ma se i risultati sono questi, evidentemente
qualcosa di sbagliato c'è. Siamo tutti arrabbiati, corriamo freneticamente, facciamo un miliar-
do di cose e tralasciamo quel figlio che vorrebbe solo un po’ di attenzione. Il bullo e la bulla
sono anch’essi vittime inconsapevoli di una brutta società che corre veloce, fregandosene di
quei sentimenti e di quei valori che stanno alla base di ogni rispetto. CINZIA BRESCIANI
Gabriella Fortuna
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