Page 82 - RIVISTA NOIQUI OTTOBRE 2023
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IL TUFFO DENTRO ME STESSA LA DIAGNOSI
Sfinita dalle giornate passate sul letto, insonne sia di notte che di giorno e ricolma di antinfiam- Ecco il giorno fatidico. Dall'ortopedico, passo al primo reumatologo, che finalmente mi rivela
matori, compio il mio percorso interiore, leggendo libri e iniziando a elaborare nel profondo la diagnosi. I miei genitori sono in ansia e attendono un responso.
il mio stato interiore e psicofisico.
Sandro mi accompagna proprio all’ingresso dello studio per non farmi percorrere altra strada,
Compio davvero un tuffo dentro me stessa, attraverso il quale cerco disperatamente le chiavi poi va a parcheggiare. Mi raggiunge subito, ho dinanzi un vecchio e grosso portone, deglutisco
di accesso al portone dai sentieri sconosciuti, e così mi innamoro nuovamente della meditazio- la saliva con un groppo alla gola, respiro profondamente e suono il campanel- lo con aria solen-
ne, che avevo la sciato andare assieme all'ascolto di me stessa, persa nel turbinio del le cose da ne: il portone si apre cigolante.
fare e di tutto ciò che succhiava ogni mia energia vitale, senza che me ne rendessi conto.
Vado matta per i castelli, per l’aria sinistra e lugubre che alcuni di essi emanano, quasi come
Immobile sul letto, comincio a respirare profondamente, a scrivere del mio stato emotivo con fossero in grado di spazzare via i miei mo- stri interiori mentre sale l'adrenalina nel percorrerli.
parole che vengono giù a fiotti, e dei sin tomi del mio corpo, viaggiando finalmente dentro di
me. Scopro di non aver paura in questo momento; al contrario, mi sorprendo in viaggio per Con la mia immaginazione varco la soglia di quel portone come se fosse l'ingresso in una nuo-
un’avventura che sento essere meravigliosa. Ora realizzo va dimensione. L’odore di vecchio rag- giunge le mie narici, entro, la porta è già socchiusa per
permettermi di varcarne la soglia.
forte e chiara la voce del mio corpo che mi urla di fermarmi, decidendo lui per me.
Mi accolgono due enormi quadri dai colori piuttosto scuri. Non ricordo bene cosa rappresenti-
Nel profondo delle mie viscere so che se davvero voglio ritrovarmi, ho bisogno di sostare per no, ma ho la sensazione di una mano opprimente sullo stomaco. Sono pronta, mi sto preparan-
un po', di abbandonarmi fiduciosa a ciò che la Vita ha in serbo per me. do al peggio. Il mio corpo mi ha parlato e ora voglio raccogliere tutte le mie forze.
Ecco che le stampelle entrano nella mia vita, ed è davvero complica- to imparare a gestirle. Mi Sandro mi raggiunge e mi volge uno sguardo rassicurante mentre sfiora la mia mano occupata
scontro con una totale perdita di autonomia, che per me — che sono abituata a correre, anda- dalla stampella. Il dottore ReumaNocebus vuole conoscere tutta la storia di quel mese e mezzo
re in bici e che mi sposto con passo veloce e fiero — simboleggia in quel momento il crollo passato a letto. Gli racconto tutto meticolosamente, sperando che dalle nervature delle mie pa-
dell’idea che ho di me stessa. role, possa trovare il bandolo della matassa e aiutarmi a sbrogliare il groviglio della mia nuova
vita.
Mi sento fisicamente impotente ed estremamente dolorante, ma la mia essenza vitale comin-
cia a spiccare il volo. Provo a immaginare tale esperienza come simile a quella che raccontano Dopo il racconto, mi visita con dolcezza la caviglia, mi guarda dritto negli occhi, mi invita a
quando l’anima si separa dal corpo, apre gli orizzonti e oltrepassa ogni limite umano concepi- scendere dal lettino e a sedermi. Dalla sua scrivania, comincia a farmi un altro numero impreci-
bile. sato di domande indagatrici, si immobilizza per un istante, impugna la sua bella penna e profe-
risce il verdetto con voce atonica: ARTRITE. Il suo viso contratto e severo la fa sembrare una
Nel frattempo, sperimento la prigionia del mio amato corpo che è diventato il Dolore: faccio sentenza di morte, un'assenza di speranza per una vita piena, e in effetti mi spiega che ho una
fatica a dormire la notte, tanto che posso contare le volte in cui l’agognato Orfeo bussa alla malattia impegnativa. Poi, con uno sguardo impenetrabile, quasi ad aver fissato la mia barriera
mia porta per più di qualche miserrima ora. interiore invalicabile attraverso la quale egli non ha accesso, continua a guardarmi senza parole
aspettandosi una reazione da me che, ingoiando ancora una volta la saliva nella gola semichiusa,
Sto accettando ciò che mi accade, il mio corpo con le sue pene, la caviglia e il piede che non sibilo: “Sa, sono più contenta ora, perché so che cos’ho. Era un tormento non sapere!”
ne vogliono sapere di muoversi, la mandibola dolorante, l’anca che sembra sia arrugginita ed
estremamente pungente a ogni movimento, la schiena a pezzi, il senso di nausea, il dolore alle I medici da cui sono stata in precedenza, che si erano occupati di esami specialistici quali ri-
orbite e l'emicrania, per non parlare del senso di affaticamento che mi pervade. Mi sembra sonanze, ecografie, ecc., avevano evocato causticamente l’artrite, scongiurandola e negandola
di sperimentare l’elenco degli effetti collaterali contenuti nel bugiardino di un farmaco molto come fosse un mostro terrificante, e invece eccola qui a fare capolino.
noci- vo, mentre nessun medico comprende ancora cosa io abbia. Non mi pesa tanto stare a
letto con il ghiaccio, i continui bendaggi, le punture di eparina e gli intrugli vari, e poi le stam- Sandro mi stringe la mano e mi guarda negli occhi lucidi senza dire nulla. Mi fido di lui incon-
pelle con tutto il pacchetto appena elencato, ma il fatto di essere consapevole che c’è altro e dizionatamente: so che insieme potremo farcela.
che quella non è la cura per i miei mali.
Il dottore ci licenzia dalla stanza invitandomi a frequentare una piscina per muovere le articola-
Ho bisogno che qualcuno dia un nome al mio malessere e, nel frattempo, i limiti del mio corpo zioni, e chiedendomi di fare tutta una lista di ulteriori altri esami e risonanze.
diventano una porta di accesso alla mia anima.
Scendiamo in silenzio per tornare al portone cigolante, dal quale eravamo entrati senza sape-
re… ora ne usciamo con una nuova con- sapevolezza che mi pervade: io non ho più paura.
Sento dentro di me una forza impareggiabile, indosso lo scudo da guardiano del castello, anzi
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