Autore: digra

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PER UNA NOTTE

02/09/2021 | Narrativa | Nessun commento

Seduto sullo sgabello al bancone del bar, guardava il cubetto di ghiaccio che lentamente si scioglieva nel bicchiere di whisky; non era il primo e non sarebbe stato l’ultimo, doveva affogare la delusione. Lei lo aveva lasciato, così, all’improvviso. Non lo amava più, andava via con un altro in un’altra città. Non era riuscito a dire nulla, era rimasto inebetito, incredulo. Ora le parole non dette gli mordevano lo stomaco, si sentiva un idiota, un fallito. Ordinò un altro bicchiere.

Entrò nel bar una giovane donna che andò a sedersi sullo sgabello accanto al suo. I loro sguardi si incrociarono, si capirono al volo, avevano lo stesso sguardo dell’abbandono.
“Vuoi un whisky?” disse lui. Lei fece cenno di sì con la testa. “Giornataccia eh?”
“Già!” rispose lei. Lo guardò negli occhi: “Anche tu non te la passi bene mi pare”.
“No infatti. Tu? Delusione amorosa vero? Come me.”
Gli occhi della ragazza si riempirono di lacrime.
Si guardarono ancora, più a lungo questa volta, lui le prese la mano, lei lo lasciò fare.
“Usciamo?” mormorò lui.
“Sì”.
Camminarono pochi minuti, lui si fermò davanti ad un albergo: “Vuoi?” chiese quasi in un soffio..
“Sì”.
Chiese una camera, salirono lentamente sempre guardandosi, mentre una voglia incontenibile cresceva dentro di loro, voglia di rivalsa, di vendetta, di sesso.
Si gettarono sul letto, senza una parola, lo fecero con rabbia, fino allo sfinimento. Poi si addormentarono. Lei si svegliò per prima, si sentiva confusa, stranita. Guardò lo sconosciuto che dormiva accanto a lei. Si alzò e si vestì senza far rumore.
Lui si svegliò mentre lei aveva già aperto la porta.
“Ma… te ne vai?” disse
“Sì”.
“Perché? Resta, ci vedremo ancora?”
Lei non rispose, ferma sulla soglia dandogli le spalle.
“Dimmi almeno come ti chiami”.
“Non ha importanza” mormorò.
Uscì senza voltarsi e chiuse la porta.

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ASPIRANTE SUICIDA

01/09/2021 | Narrativa | Nessun commento

Aspirante suicida
di Graziella Dimilito

La Morte stava fissando l’uomo che tentava di scavalcare il parapetto per gettarsi nel torrente sottostante. Sapeva fare bene il suo lavoro, era molto attenta. Proprio mentre l’uomo stava per precipitare, la Morte lo avvolse nel suo manto nero e… lo riportò coi piedi per terra.
La Vita, che sempre l’affiancava, disse stupita:
«L’hai salvato!? Non ci posso credere!»
La Morte rispose:
«Ti dovevo un favore, ricordi?»
«Oh, è vero, quella volta per un mio fatale errore un uomo è morto e tu lo hai preso troppo presto».
«Esatto, ora siamo pari».
«Non credevo che te ne saresti ricordata».
«Non è stata una gran rinuncia, vedi, quell’uomo era disperato, cercava me, mi desiderava. Non mi piace così. Tornerò, tornerò quando avrà paura».
Allargò il suo mantello e ridendo sguaiatamente si allontanò dalla Vita.

INCONTRI

29/08/2021 | Narrativa | Nessun commento

INCONTRI

Sul ponte della nave.

E’ notte, il mare liscio come l’olio.

Un uomo, appoggiato al parapetto, fuma la pipa, nuvolette di fumo si disperdono nell’aria ad ogni boccata. Una voce lo distoglie dai suoi pensieri:
“Scusate signore, avete del fuoco?”

“Oh, certamente!”
L’uomo accende un fiammifero che illumina il volto di un giovane molto bello,

con una sigaretta fra le labbra .
“Grazie, magnifica notte”.

“Sì, mi piace la notte, mi aiuta a pensare”.

“ Vedo che fumate la pipa, aiuta a rilassarvi vero?”

“Sì, amo l’aroma del tabacco da pipa, ne ho studiato a fondo tutte le provenienze e le caratteristiche.”
“Interessante! Di cosa vi occupate? Siete un ricercatore forse?”

“Diciamo pure così, sì, studio a fondo ogni cosa, mi aiuta a trarre deduzioni dai fatti della vita, anche i più misteriosi ed inspiegabili.”

“Ah, io preferisco dedicarmi ai piaceri della vita, amo l’ozio, la bellezza, il sesso, insomma tutto ciò che può darmi piacere. Odio il sonno, sono ore rubate al divertimento, a dire il vero non dormo

da molti anni”.
“Ma siete giovanissimo! Parlate come se aveste cent’anni!”
“Non tutto è come sembra. Oh, scusatemi, non mi sono neppure presentato:  Dorian Gray”.
“Molto lieto, Sherlock Holmes”.

Da una cabina, posta alle spalle dei personaggi, due uomini sorridono soddisfatti:

“Beh, caro Sir Arthur, avete avuto un’idea magnifica. Devo ammettere che mi sono emozionato”.
“Anch’io sono emozionato Oscar, adoro la magia e il mistero. E’ stato un bellissimo esperimento”.

“Cosa dite, andiamo a riprenderli?”

“Sì, direi che è meglio”.

Giunti sul ponte sollevano delicatamente i due leggerissimi personaggi, tornano in cabina e li ripongono nei rispettivi volumi.

POLVERE (Leggere fa bene)

29/08/2021 | Narrativa | Nessun commento

POLVERE
Anselmo si incammina verso casa, fra le mani l’urna cineraria di Rodolfo, il suo caro amico, anziano e solo al mondo. Aveva provveduto lui al funerale, nessuno si era fatto avanti. Avrebbe tenuto il suo amico sempre con sè, fino alla fine dei suoi giorni; forse non mancava molto, aveva solo cinque anni meno di lui.
Apre la porta di casa e si dirige subito in camera da letto, il posto migliore per sistemare l’urna è il comò, con sotto un bel centrino di pizzo, accanto, un vasetto di fiori finti.
-Ecco amico mio – mormora – qui nessuno ti disturberà. Sai, mi manchi tanto, con chi farò le mie chiacchierate? Ricordi quando ci chiedevamo chi siamo? Dove andiamo? E altre banalità del genere; alla fine scoppiavamo a ridere senza trovare le risposte.

Dopo una frugale cena Anselmo accende la tv, non c’è niente che gli interessi, è troppo triste.
Meglio andarsene a letto e leggere qualche paginetta del libro che tiene sul comodino.
Infila il pigiama, inforca gli occhiali e inizia a leggere.

Un rumore lo fa sobbalzare, col cuore in gola si guarda intorno, con raccapriccio vede l’urna cineraria di Rodolfo in mille pezzi sul pavimento; le sue ceneri, sparse ovunque, hanno ricoperto ogni cosa di uno spesso strato di polvere.
“Oh Dio! Ma com’è possibile? – grida incredulo e spaventato.
Il comò, il centrino, i fiori, tutto è impolverato. Cerca febbrilmente una spiegazione a tutto ciò ma non ne trova nessuna. Improvvisamente un leggero fruscio gli fa accapponare la pelle, immobile nel letto come paralizzato vede la polvere sollevarsi e formare come un mulinello, più su, sempre più su, fino a formare una sagoma umana ondeggiante.
“Aiuto” – geme, mentre il cuore batte all’impazzata.

“Anselmo”. Una voce cavernosa proviene dalla sagoma.
“Che succede… Aiuto! Sto impazzendo forse?”
“Anselmo sono io, Rodolfo”.
“Cosa? No no, via! Vai via demonio!”
“Amico mio, scusami se ti ho fatto spaventare, ho chiesto il permesso di salutarti”.
Anselmo si fa coraggio e guarda meglio; i lineamenti non si vedono ma la struttura della sagoma polverosa è proprio di Rodolfo.
“Sei proprio tu?”
“Sì, non ho molto tempo sai, voglio ringraziarti per aver pensato al mio funerale e…”
“No no, non importa – lo interrompe Anselmo – l’ho fatto per amicizia. Piuttosto dimmi, com’è “di là?” Sei in Paradiso? In Purgatorio? C’è l’Inferno? E’ vero che si incontrano i parenti e gli amici morti? E’ vero che…
“Ma insomma Anselmo! Non ho visto ancora niente, sono appena morto che diamine! Sempre col vizio di fare domande, domande, domande! Non posso risponderti amico, sono polvere, solamente polvere. Devo andare ora. Spero che ci rivedremo un giorno”.

Come dopo una lunga apnea Anselmo riprende rumorosamente fiato, la sagoma non c’è più, l’urna è tornata al suo posto sul comò, tutto è pulito e in ordine.
Ma che diavolo è successo? – pensa tutto confuso.
Raccoglie gli occhiali, il libro che stava leggendo è sulle gambe con la copertina in bella vista:
“CHIEDI ALLA POLVERE”

Artisti al caffè letterario

28/08/2021 | Narrativa | 2 commenti

ARTISTI AL CAFFE’ LETTERARIO

giornalista Sylvia Von Harden –  dipinto di Otto Dix

Seduto al tavolino del caffè, il pittore mostra ai compagni di bevute

alcuni suoi lavori:

“Ma sono raccapriccianti!” dice lo scrittore.

“Certo che lo sono, è la realtà che ho vissuto personalmente. Ho fatto la guerra io, e vi assicuro che è anche peggio di così!”

“Scriverò di te amico e, se lo vorrai, mostrerò i tuoi dipinti al mondo intero, in un documentario sugli orrori della guerra”.

Il cantante prende la chitarra che aveva appoggiata di fianco alla sedia comincia ad arpeggiare; sono accordi tristi, quasi a sottolineare la crudezza dei dipinti. Una nenia struggente esce dalle sue labbra.

Dopo aver disquisito di guerre, letteratura, cinema, teatro, e dopo diversi bicchierini di liquore, gli artisti tacciono. Sembrano assorti in pensieri profondi, in realtà si sono assopiti.

Un po’ in disparte, la giornalista li osserva attraverso il monocolo, non parla, fuma una sigaretta dopo l’altra, sembra seccata che si siano addormentati.

Avrebbe voluto sapere di più, per poter scrivere di loro nel prossimo articolo.

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