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TRA MITOLOGIA E LEGGENDA
LA GRANDE SFINGE DI GIZA - (SECONDA PARTE)
QUANDO E CHI HA COSTRUITO LA SFINGE DI GIZA
Nell’articolo precedente abbiamo fatto riferimento a coloro che sostengono esserci una so-
miglianza tra il volto della sfinge e quello del faraone Chefren che si riscontra sulle statue del-
lo stesso faraone. Personalmente propendo più verso quegli studiosi che questa somiglianza
trovano azzardata. Ma allora a chi appartengono i lineamenti del volto umano della sfinge? È
realmente l’immagine del faraone Chefren oppure, come sostengono altri è quella del grande
Cheope? Secondo l’egittologo Rainer Stadelmann, il volto della sfinge sarebbe il ritratto di
Cheope. Diversi altri egittologi concordano con Stadelmann ritenendo che l’ipotesi più classi-
ca (ma ancora oggi valida) si basi su argomentazioni piuttosto vaghe. Questa nuova ipotesi si
sta ormai affermando a tal punto da porre in seri dubbi quello che era ormai considerato un
dogma accademico. Va comunque precisato che ci troviamo sempre nel campo delle ipotesi e
nulla ci consente di dire con certezza chi si nasconde dietro quel volto che da millenni sembra
sorridere al visitatore mantenendo lo sguardo fisso all’orizzonte, verso il sole nascente, rivolto
al mondo dei vivi. Soffermiamoci ora ad osservare con attenzione la Grande Sfinge di Giza, è
stata ricavata da una collinetta emergente nella cava dove si presume siano stati estratti i blocchi
di calcare per la piramide di Cheope, cava che venne successivamente abbandonata poiché il
calcare si rivelava di pessima qualità. Se non lo avete mai fatto provate a soffermarvi ad osser-
varla con attenzione, ad un osservatore attento non può sfuggire che la testa della statua è pic-
cola, decisamente sproporzionata rispetto al resto del corpo del leone. Pensando alla cura con
cui gli antichi egizi rispettavano le proporzioni, viene da chiedersi se è possibile che abbiano
commesso un simile errore. Appare inoltre evidente che la testa si presenta molto meno erosa
rispetto al resto del corpo ed anche delle pareti del recinto che la racchiude. Se si considera che,
il corpo come il recinto sono stati quasi sempre sommersi dalla sabbia, la testa è da millenni
esposta ad ogni tipo di erosione, basti pensare agli effetti che può provocare l’azione della sab-
bia sollevata dal Khamsin, il vento del deserto che per circa 50 giorni (da marzo a maggio) ogni
anno tormenta l’Egitto. Nell’antichità questo vento tempestoso veniva associato al dio Seth,
simbolo delle forze più oscure della natura. Tutto ciò fa supporre che originariamente la statua
avesse un’altra testa, più antica, che fu poi “riscolpita”. A questo punto, visto lo stato in cui si
trova il resto del corpo viene da chiedersi se la sfinge non sia stata costruita molto tempo prima
e che la sua testa (magari molto danneggiata) sia stata successivamente adattata al regnante di
turno. Voglio ricordare che due egittologi di primissimo piano quali i famosi Auguste Mariette
e Gaston Maspero furono tra i primi a sostenere che la sfinge di Giza doveva risalire ad un pe-
riodo storico di molto precedente, almeno al predinastico. Mariette affermò: “Questa colossale
effigie era, quindi, già esistente prima dell’epoca di Cheope. Essa è di conseguenza più antica
della piramide”. Un altro particolare che sfugge ai più, se non osservata con cura, è il fatto che
il volto della Sfinge (escluse le orecchie) è posto un po di traverso, se confrontato con l'insieme
della testa: l'occhio sinistro è situato leggermente più in alto del destro ed il punto centrale della
bocca, come il resto del viso, si volgono un poco. Certo oggi il volto si presenta parecchio dan-
neggiato ma la causa non è tutta da attribuire al deterioramento naturale, anche qui l'uomo ci
ha messo del suo. Il naso è completamente mancante. Contrariamente però a quanto si pensa,
non furono le truppe di Napoleone a distruggerlo e neppure quelle mamelucche. Nel 1757 il
viaggiatore danese Frederick Louis Norden pubblicò gli schizzi fatti da lui a Giza, e il naso non
c'era già più. Napoleone nacque il 15 agosto 1769. Una versione comprovata è espressa nel
lavoro dello storico arabo al-Makrizi, egli scrive: “..........fu un fanatico religioso, lo Shayk sufi
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periodico mensile del gruppo NOI