Page 28 - RIVISTA NOIQUI APRILE 2023
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fRAnCEsCO D’AngIO’
in nome delle convenienze di potere di turno, per paradosso non si favorisce neanche colui che
25 APRILE: LA FESTA DELL'ASSUEFAZIONE ciò ha immaginato, perché a seguire dopo di lui, vi sarà un altro potere di turno che farà la stessa
E RIPORTIAMOLA NEI RANGHI QUESTA “LIBERTÀ”, cosa in direzione opposta. La storia non può essere una strada a doppio senso di circolazione,
CHE GIÀ TROPPI DANNI HA FATTO dove poter invertire i sensi di marcia a proprio piacimento con il rischio di schiantarci tutti con-
tro il muro dell'odio che ha il solo scopo di servire se stesso.
“Ciò che avviene, non avviene tanto perché alcuni vogliono che avvenga, quanto perché la massa degli uomini Se abbiamo da sollevare dei dubbi, delle incertezze, dovremmo farlo non su ciò che è stato, ma
abdica alla sua volontà, lascia fare, lascia promulgare le leggi che poi solo la rivolta farà abrogare, lascia salire su ciò che è, sulle occasioni perse della nostra democrazia, sulle storture e sugli “abusi” della
al potere gli uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare. Dei fatti maturano nell'ombra, perché stessa. Chi ottant'anni fa ha imbracciato un fucile andando via dalla sua casa e dai propri affetti,
mani non sorvegliate da nessun controllo tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora. E quando i fatti non credeva di farlo per trasformare l'Italia in un Paese a metà, dove i diritti costituzionali resta-
che hanno maturato vengono a sfociare, e avvengono grandi sventure storiche, si crede che siano fatalità come i no ancora soltanto nelle buone intenzioni di chi li ha scritti, dove ancora è triste pane quotidiano
terremoti. Pochi si domandano allora: <<se avessi anch'io fatto il mio dovere di uomo, se avessi cercato di far il morire lavorando, per chi un lavoro ce l'ha e con esso una dignità senza compromessi. Non
valere la mia voce, il mio parere, la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo?>> credeva di consegnarci una nazione dove la sanità è di tutti ma solo quando si sta bene, o che la
(Antonio Gramsci, Quaderni dal carcere) corruzione e il malaffare diventassero l'opera pubblica più diffusa e riuscita, e non immaginava
soprattutto che ci fosse ancora bisogno di eroi, maciullati nel combattere tre o più organizza-
Di questa riflessione appena riportata, facente parte della raccolta di appunti, testi e note, che zioni malavitose, intente a prosperare con la benedizione di coloro nelle cui viscide mani ripo-
Gramsci cominciò a scrivere l'8 febbraio 1929, durante la sua prigionia nelle carceri fasciste, niamo spesso a cuor leggero, la nostra fiducia.
e dunque all'incirca un secolo fa, cosa possiamo ritenere non più attuale? Nulla, è ciò che mi
sento di affermare, perché al netto di ogni passaggio epocale, l'atteggiamento delle masse che Non credevano che un giorno ci saremmo assuefatti a ciò per cui si è combattuto fino alla
consegnano il proprio destino sociale nelle mani non sorvegliate di quei pochi che tessono la morte, assuefatti all'esercizio democratico del voto, tanto sono tutti uguali al tavolo della spartizione
trama dell'interesse particolare, prevalente su quello collettivo, è sempre il più diffuso. del bottino,e tanto vale allora rifugiarsi nel “si salvi chi può”, nel voto dato all'amico di turno in
Sono trascorsi ottant'anni dal settembre del 1943, dall'inizio della lotta per liberare l'Italia cambio di questo o di quel favore, e poi sotto a chi tocca. Non credevano che l'unica bilancia
dall'oppressione nazifascista, ottant'anni dall'inizio della nostra Resistenza affinché la nostra funzionante fosse quella dove pesare il sangue dei vinti e dei vincitori, e non quella della giusti-
Nazione diventasse una Repubblica democratica, ma quanto di quel periodo così cruento e zia, con la legge a rivestire il ruolo dell'inganno più atroce, per chi vi ripone l'ultima speranza.
doloroso è ancora carne e sentimento vivo e pregnante per il nostro quotidiano? Oppure è Non credevano che un giorno le idee si sarebbero formate in “rete”, con i twitter di una classe
sempre più prevalente un senso di estraneazione, di fastidio quasi per uno stanco ripetere di dirigente cresciuta nell'ignoranza che paga bene, che non sa neanche pronunciare il cognome di
cerimoniali retorici e sempre più distanti da una società che ha ben altre preoccupazioni? E tra coloro che con il “solito” sacrificio di sangue, hanno consentito loro di prosperare e proporsi
queste preoccupazioni, che posto occupano le “libertà acquisite”? Da quanto tempo diamo sotto il mantello della tanto abusata democrazia, buona un tanto al chilo quando c'è da raggiun-
per scontato il poter liberamente esprimere le proprie opinioni su ogni aspetto del quotidiano gere un fine che di collettivo e giusto non ha neanche la parvenza (e che Machiavelli li perdoni
vivere? L'essere liberi di pensarla in un determinato modo in tema di religione, idea politica, per l'abuso del suo nome, che Il Principe forse non lo hanno neanche mai letto).
orientamento sessuale, e su altri aspetti basilari per l'individuo, è un qualcosa, per alcuni, di E così proseguiamo, di assuefazione in assuefazione, aggiornando di volta in volta le classifiche
così naturale da ritenere inconcepibile il sentirsene privati. Le cosiddette nuove generazioni, di questo o di quel problema eternamente irrisolto, sostando di tanto in tanto nel “volemose
che grado di percezione hanno di quanto è accaduto all'incirca ottant'anni fa, e che ha consen- bbene” quando la nazionale di calcio vince qualcosa, per poi tornare ad aggiungere alla lista
tito loro di nascere e vivere in un Paese libero? dei caduti sul lavoro, l'ultimo nome presto dimenticato, per finire con distrazione a guardare, di
quanto si è allungata la coda dei poveri alla mensa della Caritas.
Pare che il tutto possa essere riposto nella soffitta polverosa del tempo, relegando il sacrificio Ci indigniamo per tutto (fingendo anche abbastanza bene), e in maniera altrettanto copiosa, di-
di uomini, donne e bambini, nel dimenticatoio di sigle e bandiere sbiadite. mentichiamo, lamentandoci per la frase infelice del politico di turno che pure abbiamo votato,
Certo, il crollo delle ideologie, l'abuso delle stesse a proprio uso e costume, non ha favorito un e sì che anche il male assoluto un giorno fu portato a furor di popolo al comando, ma questa è
ricordo limpido e indelebile, ma il sangue, il tanto sangue, resta versato, e sullo stesso abbiamo come al solito, un'altra brutta storia.
camminato fino ad oggi dando per ovvio tutto quello che per altri è stato sofferenza e dolore.
Eppure, senza curarsi troppo, a periodi ci mettiamo a giocare con la storia, a prenderne in pre- Dunque, nell'attesa delle prossime imminenti manifestazioni ufficiali del 25 aprile, sperando in
stito definizioni per trasformarle in slogan da rovesciare addosso al nostro nemico di turno, qualche “braccio teso” che possa trasformarsi nell'ennesima folcloristica polemica, per scoprire
maneggiamo con poca cura, con disprezzo, certe parole e frasi il cui reale significato ha rap- poi che si è trattato soltanto di una paralisi momentanea verso l'alto, ci resta sempre l'opzione
presentato per alcuni, il momento più buio e angoscioso della propria vita, e mai potrà essere della libertà da riportare nei ranghi, perché in fondo, a che ci serve, tanto chi ci impedisce di
rimosso o “rivisto” secondo le meschine convenienze politiche del momento. Ma quello che fare ciò che vogliamo?
vale per noi italiani oggi, non è uguale per tutti in questo stesso nostro tempo, quelle libertà
che altri hanno conquistato per noi, e verso le quali mostriamo noia e assuefazione, per altri Prima che ognuno di voi possa esercitare la propria opzione, vi saluto e vi auguro buona Liber-
popoli rappresentano ancora diritti da acquisire, per i quali lottare anche a costo di rimetterci tà, con qualche verso.
la vita. Grazie, e alla prossima, si spera...
Se pensiamo a ciò che è stato come a una rimozione forzata e ad un rimescolamento delle
carte, in nome di una pacificazione di circostanza che abbia la sola funzione di obliare la verità
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