Page 14 - RIVISTA NOIQUI DICEMBRE 2023
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rosa maria chiarello




                                                 RICORDI D'INFANZIA                                                                                                          Questo ripieno viene preparato qualche giorno prima e, una volta raffreddato, viene mesco-
                                                                                                                                                                             lato con cannella, cioccolata e zuccata, Vi assicuro che è una delizia per il palato ed erano

               Spesso mi porto indietro a quel tempo della mia infanzia quando, in paese, ci si riuniva a                                                                    questi che la nonna offriva ai “musicanti” così venivano chiamati i componenti della banda

               casa della nonna attorno al braciere di carbone scoppiettante. Nelle sere d'inverno era bello                                                                 musicale. Che gioia in quei giorni! A casa della nonna non mancava mai la “gazzosa” una

               ascoltare le storie che la nonna ci raccontava per farci stare tranquilli. A quei tempi la casa                                                               bevanda dolce al sapore di limone che offriva a noi bambini e nelle sere d'inverno ci cucina-
               della nonna non era molto grande. Al primo piano, in un grande salone, era ospitata la ca-                                                                    va l'uovo nel braciere ponendolo in mezzo alla cenere. Un'altra pietanza buona che la nonna

               mera da letto da un lato e dall'altro la stanza fungeva da salotto. Il piano superiore ospitava                                                               cucinava era la pasta fresca con le lenticchie. Quelli erano sapori che non dimenticherò mai

               una grande cucina e il bagno. Vi erano due cucine a legna, sistemate una accanto all'altra                                                                    e che mi sono rimasti nell'anima. Quando si chiudevano le scuole, a fine anno scolastico, noi
               che ospitavano dei grandi pentoloni che si chiamavano “ quarare”. Nelle “quarare”, la nonna                                                                   bambini andavamo a casa della nonna per comunicarle la nostra promozione e lei ci faceva

               cucinava le pietanze nei giorni di festa giornalmente utilizzava una cucina a gas. Le pento-                                                                  sempre dei regali. Di solito erano soldi ma qualche volta erano vestiti, scarpe o oggettini in

               le, tutte in alluminio, di cui conservo ancora qualche esemplare, erano appese al muro,                                                                       oro che ancora conservo nel ricordo di quei giorni e di quei momenti di serenità. D'estate si
               come in esposizione e giornalmente venivano usate e lucidate. Curioso era il comò della                                                                       giocava con le bambine del quartiere. Ricordo con piacere la mia amica Tita, una bambina

               nonna, alto con tanti cassetti e con sopra una specchiera che ospitava tutt'intorno le foto-                                                                  che abitava sotto casa della nonna, una bambina dolcissima che è stata anche mia compagna

               grafie di tutta la famiglia, soprattutto degli zii e dei cugini lontani che erano dovuti emigra-                                                              di classe per qualche anno, poi c'erano Lia a “babba” e Lia “a grossa”. Queste due bambine
               re a causa della carenza di posti di lavoro. Negli anni Settanta, quando io ero ancora una                                                                    avevano lo stesso nome e noi bambine per distinguerle le avevamo dato questi appellativi.

               bambina molti sono emigrati dal mio paese, il lavoro mancava e tutti andavano via soprat-                                                                     “Babba” nel dialetto siciliano è colei che non ha una spiccata intelligenza spesso perché affet-

               tutto verso il Belgio e il nord Italia. La nonna aveva sette figli, quattro dei quali erano anda-                                                             ta da qualche sindrome, e così era Lia “a babba” e per quello noi la difendevamo da tutti quei
               ti via, con le rispettive famiglie, e tre erano rimasti in paese. Papà, il più piccolo dei sette                                                              bambini che la volevano prendere in giro. Noi ci curavamo di Lei, l'aiutavamo a fare i com-

               figli, era rimasto in paese e noi bambini spesso riempivano la casa della nonna. Quelli era-                                                                  piti e l'avevamo inserita nel nostro gruppo. Era la nostra amica da proteggere. Lia “a grossa”

               no i tempi in cui , nel periodo estivo si giocava in strada con le amichette che abitavano nel                                                                invece era una bambina allegra, la chiamavamo così perchè da piccola era un po’ paffutella.
               quartiere, e d'inverno si stava attorno al braciere. Ricordo, ancora, le giocate a carte. La                                                                  Oggi è una bellissima donna che ho ritrovato dopo averla persa di vista per tantissimi anni.

               nonna sistemava " u circu" attorno al braciere dove veniva posto un plaid per riscaldarsi e                                                                   Tanti erano nostri giochi: a campana, ai quattro canti con la palla ma più di tutto mi piaceva

               sul quale veniva sistemata una tavola per poggiare le carte. Mio nonno era quello che per-                                                                    ascoltare la nonna mentre chiacchierava con le sue amiche seduta davanti alla porta. Dovete
               deva sempre, la nonna si divertiva a prenderlo in giro e noi giù a ridere per tutto il tempo.                                                                 sapere che un tempo nei paesi dell'entroterra siciliano era in uso sedersi davanti la porta che

               La nonna era una donna abbastanza singolare. Portava dei capelli lunghissimi che ogni                                                                         si trasformava in un salotto dove raccontare se stessi e spesso anche il pettegolezzo la faceva

               mattina intrecciava per poi girarli a tupè sulla nuca, i suoi abiti lunghi arrivavano alla cavi-                                                              da padrone. Tutte le signore che abitavano in una strada si riunivano davanti ad una porta e
               glia ed anche d'estate, anche se di stoffe più leggere, avevano le maniche lunghe. I suoi ve-                                                                 si parlava del più e del meno, dei loro uomini, del raccolto. A mia nonna piaceva raccontare

               stiti erano sempre ampi così come i grembiuli che li coprivano. La nonna portava gli oc-                                                                      fatti di guerra vissuti da Lei ma soprattutto dal nonno, visto che aveva fatto entrambe le guer-

               chiali e d'inverno, per coprirsi dal freddo sul cappotto portava un ampio scialle che a volte                                                                 re mondiali ed era stato insignito per questo “Cavaliere di Vittorio Veneto”. Mi incuriosivano
               metteva anche in testa. Non ha mai portato i tacchi ma solo scarpe basse tipo mocassino.                                                                      queste storie, era come se io stessa, in quei momenti, rivivessi le imprese del nonno durante

               Aveva un carattere molto forte anche se la malattia di papà l'ha minata parecchio al punto                                                                    la guerra. Ancora oggi ne assaporo le vicende e mi rendo conto di quanto siano vani i con-

               di averci perso la salute. Rivolgeva sempre una preghiera al Signore che la facesse morire                                                                    flitti fra uomini e fra le nazioni. Per le feste di paese, che coincidevano con l'estate, ci si riu-
               prima di mio padre. E così fu, ma questa è un'altra storia. Durante il periodo natalizio la                                                                   niva a casa della nonna. Di solito c'erano anche gli zii che vivevano fuori e che in estate ritor-

               casa della nonna si riempiva di addobbi ma quello che mi è rimasto impresso nella mente                                                                       navano in paese per trascorrere con i familiari le ferie estive. Quelli erano giorni in cui si

               è il presepe. Era costituito da un'unica capanna, esternamente colorata di celeste, l'aveva                                                                   facevano grandi tavolate ricche di ogni leccornia e per noi bambini era una grande festa.
               costruita il nonno con i ragazzi, quando lavorava all'Istituto Professionale. All'interno veni-                                                               Oggi tutto è così lontano, ciò che rimane è la nostalgia per quei momenti di gioia e di sereni-

               vano sistemati sulla paglia le statue di Maria, San Giuseppe e il Bambinello poggiato su una                                                                  tà. La vita ti porta altrove, tante cose sono accadute, i nonni sono andati via, ormai da tempo,
               culla piccolissima costruita in legno. Sempre all'interno trovavano allocazione i Re Magi. A                                                                  di loro restano i ricordi e il loro affetto impresso nel mio cuore.

               quei tempi era in uso nel mio paese la novena di Natale. Dal giorno della festa dell'Imma-

               colata fino alla Vigilia di Natale la banda del paese, ogni sera, andava in giro di casa in casa,
               laddove veniva invitata, e per questo pagata, per suonare i canti natalizi davanti al presepe.

               A dire il vero i canti natalizi erano ben pochi e spesso venivano suonate mazurche e polche

               o canzoni del repertorio siciliano e napoletano. Spesso succedeva, che le famiglie, ogni sera
               si riunissero attorno al presepe e, al suono di musica, ci si mettesse a ballare. Non era inso-

               lito che ciò succedesse anche a casa della nonna e per noi bambini era veramente uno spas-

               so ballare con i grandi. Alla fine, la nonna offriva a tutti vassoi di dolci natalizi e un buon
               bicchiere di vino. A proposito di dolci, al mio paese era in uso preparare i dolci di Natale in

               casa, i cosiddetti “Buccellati” o, meglio, “cucciddata”. Ancora oggi io li preparo per i miei

               figli in occasione delle feste natalizie. Sono dei dolci di pasta frolla con ripieno di fichi sec-
               chi, mandorle, noci, cioccolata zuccata e cannella. Ma il dolce tipico del mio paese era il

               “buccellato” con il ripieno di mandorle sminuzzate e fatte cuocere con acqua e zucchero.




                14   periodico mensile del gruppo NOIQUI                                                                                                                                                                                            periodico mensile del gruppo NOIQUI                       15
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