Page 35 - RIVISTA NOIQUI DICEMBRE 2023
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francesco d’angio’



 Eduardo e Totò, Napoli “e mille poesie”    Lasselo arravugliato
                 dint’ a na bella carta ‘e mille lire.
                 Tuorne ‘a matina:


 Ed eccoci qua, giunti alla festa più importante dell’anno, per noi occidentali, credenti, cattolici,     ‘a mille lire ‘a truove, che te crire?

 ma non solo. Ed è la festa più importante dell’anno anche per i napoletani ovviamente, per     Nzevata. Ma sta llà

 il popolo nel popolo. In verità ci sarebbe un altro momento ancora più sentito, un momento
 strettamente legato ad un pallone che rotola, ad un tricolore da mettere sul petto di un cuore   Nella poesia “Tre ppiccerille” così come Eduardo ci riporta l’episodio nel suo racconto, ci

 azzurro, ma questo sarebbe un altro discorso di una sacralità profana.   sono i tre figli di Filumena, che sono quei tre bambini che una mattina egli vide per davvero

 Restando invece in tema prettamente natalizio, quel che mi accade a volte è chiedermi se   sotto un ombrello in un vicolo di Napoli. Nella poesia si ritrovano insieme, nella vicenda
 possa esistere in un altro posto, in un’altra città al mondo, un luogo magico come San Gregorio   teatrale sono separati fino a quando la loro madre si rivela a loro.

 Armeno, la cosiddetta “via dei pastori o dei presepi”, o come San Biagio dei Librai, tutti   «Tre ppiccerille,

 luoghi situati nel cuore della Napoli greco antica, “Spaccanapoli” per l’appunto. E proprio     sott’a nu mbrello:
 San Biagio dei Librai viene citato nel secondo atto della commedia/tragedia iconica del     duje bruttulille,

 Natale, ovvero “Natale in casa Cupiello” di Eduardo De Filippo, quando Eduardo mostra     n’ato cchiù bello.

 ad un amico del figlio di scena (e nella realtà) Tommasino”, una statuina del presepe, in     Chillu cchiù bello,

 particolare un “Re Magio”, acquistata proprio a San Biagio dei Librai.     cchiù strappatiello,
 “Natale in casa Cupiello” è una delle commedie di Eduardo tra le più note e rappresentate,     purtav’ ‘o mbrello

 scritta nel 1931 come atto unico per poi diventare successivamente una rappresentazione in     a rras’ e cappiello.

 tre atti, perché Eduardo aggiunse successivamente altri due atti all’originario.
 Questa introduzione con riferimento a “Natale in casa Cupiello” è il piacevole pretesto per     Tre suricille,

 collegare il grande Eduardo alla poesia, un collegamento che ci consente di descrivere proprio

 con le parole di Eduardo il suo rapporto con la poesia, un rapporto per nulla occasionale o   2

 sporadico.    tre mappatelle,
 In una sua pubblica dichiarazione egli affermò che “dopo aver scritto diverse poesie in   tre ricciulille,

 gioventù, un po’ come accade o può accadere quando si è giovani, lo scrivere poesie era   sei scarpetelle.

 diventato per lui un aiuto durante la stesura delle sue commedie, perché gli succedeva di   Sei scarpetelle
 bloccarsi in certi punti sullo sviluppo della stessa e invece di lasciare il tutto e rimandare la   ch’e chiuvetielle,

 risoluzione chissà a quando e in che modo, prendeva un foglio bianco e scriveva dei versi   ch’ ‘e ffettuccelle,

 che avessero attinenza con l’argomento ed i personaggi”.   ch’ ‘e ppurtuselle.
 E questo accadde anche per “Natale in casa Cupiello” dove in pochi versi scritti possiamo

 scorgere lo spirito della commedia,  P’ ‘o vecariello,
               porte e purtelle:

 1             c’ ‘o zumpetiello

 «Spara ‘sti botte,  ‘a sbutecatella...

   alluma ‘sti bengale,

   arust’ e capitune,  Quanta reselle,
   ch’è Natale!  quanta resille,

   Ncoll’ e pasture!...»  ch’ ‘e llavarelle,
               ncopp’ ‘e mussille!

 Stessa cosa per un’altra celebre commedia di Eduardo, “Filumena Marturano”, della quale

 troviamo traccia nella poesia “A gatta d’ ‘o palazzo” e “Tre ppiccerille”, troviamo traccia   Tre suricille,

 del desiderio di una madre, di Filumena, che non vuole il denaro di Domenico Soriano, l’altro   tre mappatelle.

 protagonista della commedia, ma solo un cognome che dia dignità ai suoi figli, affinché non   Tre strummulille.
 siano considerati “figli di nessuno”.  Sei scarpetelle...

 E così leggiamo alcuni versi,  Chillu cchiù bello,

 «È mariola pecché vò mangià.  cchiù strappatiello,
   Chest’ o ddice a’ ggente;  purtav’ ‘o mbrello

   ma i’ nun ce credo, pecché, tiene mente:  a rras’ e cappiello».

   tu lasse int’ a cucina, che saccio...
   nu saciccio.  Leggendo  le  poesie di Eduardo  possiamo notare  da un punto di vista  metrico  che
               l’endecasillabo è il più praticato insieme al settenario, ed il linguaggio adoperato è un dialetto




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