Page 43 - RIVISTA NOIQUI DICEMBRE 2023
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COSA C’È DIETRO LA MAGIA DEL PRESEPE? LO RACCONTANO

 “U MIRAVIGGHIARU RA RUTTA” E IL PASTORELLO “BENINO” PERCHÉ

 OGNI ANNO IL SANTO NATALE SI ACCENDE E CI SORPRENDE



 Se dopo tantissimi anni si allestisce ancora il presepe, vuol dire che vogliamo crederci. Crede-

 re in quell’attesa che porta al Natale e che per il credente vuol dire fiducia e fede, ma anche
 speranza di qualcosa di più grande che possa cambiare questo martoriato mondo.

 I presepi di oggi come quelli di ieri, sono pieni di personaggi e la fantasia dell’uomo è così

 grande che vengono ideati presepi di cartone, di legno, di caucciù, di lana, di qualsiasi mate-
 riale che può suscitare stupore. Intorno a questo mondo antico, ci sono alcuni soggetti che

 sono essenziali e che non possono mancare in un presepe che si rispetti. E di fronte alla ma-

 estosità della grotta, davanti alla Santa natività, c’è un pastore che la dice lunga e merita di
 dargli voce perché regala tutto lo stupore e l’incanto che può nascondersi dietro a un mistero

 dolce e antico. È “u miravigghiatu ra rutta”, colui che guarda con occhi nuovi e in contem-
 plazione la grandiosità del mistero, quasi a non credere a tanta bellezza che gli si pone davanti

 e tale da rimanere proprio senza parole. U miravigghiatu ra rutta fu il primo pastore a vedere

 in lontananza la stella cometa e assume nel volto un’espressione incantata, stupefatta rima-
 nendo a bocca aperta per lo spettacolo di cui sta godendo. Uno stupore che ogni uomo non

 dovrebbe mai perdere e che deve rinnovarsi ogni giorno davanti alle tante opportunità che la

 vita, nonostante tutto, dona. È vero, la vita non è sempre rosea anzi, siamo deputati a risol-
 vere diuturnamente problemi di ogni tipo, ma sono le piccole cose che devono ancora farci

 stupire e guardare il mondo con gli occhi di fanciullo, con occhi sinceri e nuovi. La vita è un

 dono che si rinnova e per tutti, l’unica via percorribile è solo e sempre l’amore che quel Dio
 ha pagato con la vita.

 Dietro ogni presepe, c’è una famiglia, c’è quell’amore che possa sempre trionfare dietro la

 povertà dell’animo, affinché il bene trovi ragione, verso le incongruenze e i mali, affinché l’in-
 differenza endemica, in cui tutti siamo coinvolti, possa lasciare il posto all’umiltà, alla condivi-

 sione e alla bontà. E u miravigghiatu ra rutta che ci ricorda ogni anno, con la sua espressione,

 che la nascita di Gesù è qualcosa di solenne da vivere tutti i giorni.
 Un altro personaggio che non può mancare in un presepe è Benino, il pastorello dormiente.

 Il giovane Benino è posto lontano dalla capanna, disteso su un giaciglio di erba con il capo

 su una pietra, circondato da cespugli ed attorniato da caprette brulicanti in uno scenario bu-
 colico. Ed è proprio intorno a questo giovane pastorello che nasce una curiosa leggenda…

 Benino dorme e sogna che, mentre s’incammina attraverso una strada lunga e tortuosa verso

 la mangiatoia, incontra malviventi di ogni specie, furfanti malvagi e infami, belve feroci, ladri,
 soffre la fame e il freddo e lui, con pazienza, con amore ed ispirato da una forza interiore,

 riesce a superare tutte le difficoltà e a mettersi in salvo e finalmente raggiunge la capanna.
 Possiamo svegliare Benino? Assolutamente no perché nel suo sogno, è lui il protagonista del

 presepe e destarlo proprio non si può, rischio la disgregazione dello stesso Natale. E, siccome

 Benino non si sveglia mai, ogni anno l’umanità assiste devotamente alla magia della creazione,
 portando a compimento il significato intrinseco del presepe, nella speranza di un mondo più

 giusto e più equo. Il sonno di Benino ha una valenza fortemente simbolica che rappresenta

 la natura ingiusta dell’uomo, per poi redimersi con il miracolo della Natività. Attenti allora a
 non svegliare Benino, diventato ormai protagonista di ogni presepe che si rispetti e lasciamolo

 quindi dormire pacatamente nel suo sogno! Non c’è dubbio che davanti a quella capanna, il

 cuore si riempie d’amore e si fanno tanti buoni propositi e si vuole credere a un vero cambia-
 mento guardando oltre il proprio egoismo. Che peccato che questa magia duri così poco! Ci

 ritroveremo di nuovo a puntare il dito verso l’altro, a giudicare, a credere ai chiacchiericci, a

 schierarsi escludendo l’altro. Ma poi arriva di nuovo Natale e faremo di nuovo il presepe.
 Gabriella Fortuna








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