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RIVISTA NOIQUI DICEMBRE 2024     https://www.youtube.com/@noiqui/featured


               sposata e portata nella sua villa di famiglia. Lì l’aveva cresciuta come una figlia,
               teneramente. L’aveva amata con devozione e fedeltà assoluta, l’aveva portata
               con sé nelle tournée in giro per il mondo. Avevano viaggiato tanto, fatto suonare
               all’unisono i loro violini. I migliori ristoranti, i migliori hotel, i migliori vestiti, i
               migliori palcoscenici. Un amore che aveva coniugato l’arte e la passione, la mu-
               sica e il successo, gli applausi e le lenzuola. Cosa chiedere di più, cosa desiderare
               di più? Luigi s’era illuso che questa volta c’ era riuscito a non inscenare più lo
               schianto della morte. Era solo vita bella e prepotente, quella con Marzia. Feli-
               cità e pienezza. Paradiso su questa amara terra. E invece lo schianto era appo-
               stato come un cecchino dietro l’angolo. Lo aveva aspettato inesorabilmente. Il
               cecchino questa volta non aveva sbagliato di un millimetro. Un solo colpo dritto
               al cuore era bastato per ucciderlo.
               La sera dello schianto, Luigi si trovava in villa, seduto davanti il camino con
               un libro di Pedro Salinas tra le mani e un bicchiere di rosso adagiato sul tavolo
               in legno ciliegio. Marzia tardava ad arrivare. Aveva detto che sarebbe stata im-
               pegnata nelle prove orchestrali della nuova compagnia di cui era entrata a far
               parte. Merito di Luigi. Grazie alle sue notevoli conoscenze e amicizie riceveva
               ottime proposte lavorative alle quali rinunciava puntualmente per favorire la
               moglie e farle avere incarichi prestigiosi. Avrebbero messo in scena da lì a qual-
               che mese La Cenerentola di Gioacchino Rossini. Si mise a piovere quella strana
               notte. Luigi iniziava a spazientirsi. Un oscuro presentimento serpeggiava lungo
               la sua schiena. Posò il libro di Salinas, guardò il cellulare. Nessun messaggio da
               parte della moglie. Fu tentato di chiamarla ma gli sembrò poco rispettoso. Non
               era da lui. Bevve il vino. Un cabernet Sauvignon dal colore rosso porpora. Rin-
               tuzzò il camino come se quella notte non dovesse finire mai e cadde in una tri-
               stezza profonda. Gli sembrò di rivedere tra le stanze della villa di famiglia, sua
               madre, giovane e bella con i grandi occhi malinconici che incastonavano il suo
               ovale perfetto. Gli sembrò di sentirne la voce. Quando ancora lui era un bimbo,
               la madre con intima tenerezza, guardandolo dritto negli occhi, gli diceva: “Luigi
               mio, qualsiasi cosa accada, promettimi che suonerai sempre il violino, perché
               la musica è come l’amore. Sopravvive a tutto sempre. Ogni volta che suonerai
               creerai amore. Non esiste dolore o morte in grado di annientare la bellezza. La
               bellezza è amare ciò che crei con lo stesso ardore con cui t’amo io che ti ho messo
               al mondo.” Luigi ancora piccolo, figlio unico, tra mille giochi e fantasie, annuiva
               alla madre che non avrebbe mai voluto contraddire o dispiacere. Così, pur non
               comprendendo a fondo le parole che la madre ritualmente gli ripeteva, prende-
               va il violino e si metteva a suonare. Sua madre lo guardava rapita d’incanto e
               orgoglio. Quella notte di dicembre prese il violino e iniziò a suonare riempiendo
               la villa di una musica straziante e dolcissima. Marzia giunse alle tre e trentotto.
               Luigi s’era abbandonato, sfinito di attesa e vino sul divano. Il fuoco s’era spen-
               to e il violino adagiato sul tappeto sembrava essere rimasto l’unico sveglio ad
               attendere la verità. Marzia era brilla, l’abito che indossava sgualcito, il trucco
               sbavato. Aveva uno strano sorriso stampato in volto. Luigi si svegliò di sopras-
               salto e comprese prima ancora che la moglie parlasse. Perché prima comunicano
               i corpi e poi giungono le parole. Marzia si era innamorata di un giovane collega
               musicista e voleva il divorzio immediato. Aveva diritto a vivere a pieno i suoi
               anni. Azzardava la pretesa di realizzare tutti i suoi sogni, d’ avere la libertà di
               una giovane donna che non voleva trascorrere i suoi giorni con un vecchio stan-
               co e vinto dalla vita. Così disse.
               Il cecchino aveva sparato dritto al cuore. Senza preavviso. Era rimasto lì in quei


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