Page 75 - RIVISTA DICEMBRE 2024
P. 75

RIVISTA NOIQUI DICEMBRE 2024     https://www.youtube.com/@noiqui/featured


               mais........credono che sia stata portata li da un luogo distante........ma in verità
               è stata scolpita li.........il volto è dipinto di rosso per motivi religiosi........>>.
               Plinio riportò correttamente che la Sfinge, “Re Harmais” riportava in modo
               corretto l'immagine di Horo all'orizzonte nella sua forma di Horemakhet. Quan-
               to riportato da Plinio venne ripreso ed ampliato da autori classici più tardi, ad
               esempio nel “Corpus Hermeticum”, attribuito ad Ermete Trismegisto e nella
               “Hieroglyphiká” di Horapollon i quali consideravano i geroglifici segni mistici
               giunti a noi dagli antichi egizi quali fonte di ogni saggezza. Ma allora viene da
               chiedersi: se Plinio il Vecchio negli anni 80 d.C. vide la Sfinge in tutta la sua
               ampiezza, mentre Diodoro nel I secolo a.C. e Strabone nel 70 d.C. non parlano
               assolutamente della Sfinge, forse perché si trovava completamente sepolta, ma
               allora chi l'ha dissotterrata nei 10 anni che li separano da Plinio? Della Sfinge
               se ne parla nel periodo della dominazione araba, interessante la testimonianza
               di un medico di Baghdad, Abd al-Latif  che nel XIII secolo visitò la piana di
               Giza e rimase più impressionato dalla Sfinge che dalle piramidi: <<.........nei
               pressi delle piramidi si trova una colossale testa che emerge dal terreno........>>
               e sottolineò la sua meraviglia che in un volto di tali dimensioni fossero state ri-
               spettate le esatte proporzioni senza avvalersi di un modello in natura. Nel corso
               del medioevo alcuni pellegrini si recarono in Egitto alla ricerca delle località ci-
               tate nella Bibbia e nei Vangeli alla caccia di reliquie, interpretarono le piramidi
               come i granai di Giuseppe ma non lasciarono alcuna descrizione della testa della
               Sfinge. Solo più tardi, nel XVI secolo quando ebbero inizio studi sulle antichi-
               tà egizie, furono molti i visitatori che si recavano in Egitto come viaggiatori e
               non come pellegrini ed in questo periodo le descrizioni della testa della Sfinge
               abbondano tra leggende e miti. Secondo il prete di Caterina de Medici la testa
               era stata creata da Iside amata di Giove, deviazione culturale religiosa del tardo
               periodo classico. Nel 1579, Johannes Helferich, rielaborò la tesi affermando che
               si trattava della rappresentazione della dea Isidis, figlia del re Inachus di Grecia,
               andata in sposa al dio egizio Osiride che gli cambiò il nome in Iside facendogli
               dono della grande statua di pietra. La cosa più interessante però è il fatto che
               Helferich aggiunse che: <<........esiste un passaggio sotterraneo che parte da
               lontano..........>>, spiegò che il passaggio finisce dentro il corpo della Sfinge fino
               a raggiungere la testa ed era utilizzato dai sacerdoti egizi per parlare al popolo
               come se a farlo fosse la dea stessa. Ne tracciò uno schizzo dal quale però si in-
               tuisce chiaramente che lui non vide mai la Sfinge, al massimo ne sentì parlare
               molto vagamente, il suo schizzo è la rappresentazione di un volto femminile con
               tanto di seni ben accentuati. Sulla Grande Sfinge di Giza molto è stato detto, ci
               sarebbe ancora molto da dire, sono stati sparsi fiumi d'inchiostro ed abbondano
               i libri di scrittori di ogni tipo, si può spaziare dall'archeologia accademica alla
               fantarcheologia. Io mi fermo qui anche se personalmente penso che la Sfinge ci
               nasconda ancora molti misteri, non ci rimane che aspettare che vengano svelati.
               Lasciamo ora il gigantesco Horemakhet, che da oltre 4500 anni (?) vigila sulla
               necropoli di Giza con gli occhi puntati verso l'orizzonte orientale, la dove il sole
               sorge agli equinozi. Prima di andarvene, però, osservate ancora attentamente
               quel volto, gli occhi e la bocca che, col favore di una opportuna angolazione del
               sole, paiono ammiccare accennando un quasi impercettibile sorriso, quasi a dir-
               ci: “Voi non sapete”. Custode di grandi segreti, continua ad osservare il sole che
               nasce all'orizzonte, rappresenta la rinascita dopo la morte, e l'uomo, che aspira
               da sempre all'immortalità, non ha mai smesso di osservare lo sguardo della Sfin-
               ge.


                                                              pag 75
   70   71   72   73   74   75   76   77   78   79   80