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LEGGENDO I CLASSICI







                                                DANTE che significato ha la lettura del sommo poeta
                                                                                              ai nostri giorni?






                                                                 SETTECENTO ANNI FA CI LASCIAVA DANTE…

                                                                      LA LICTERA CHE ANCORA INSEGNA


           Il 14 settembre 1321 ci lasciava Durante Alighieri, da tutti conosciuto come Dante.
           Immenso il suo lascito alla letteratura mondiale e alla lingua italiana nello specifico, tanto da essere sempre stato all’attenzione
           dei più grandi letterati dal ‘300 in poi, il suo capolavoro eterno è “la Divina Commedia”. Fra i tanti ricordiamo Boccaccio che nel
           “Trattatello in laude di Dante” aggiunse al semplice titolo di commedia, “Divina”; ecco come a noi è arrivato il titolo “La Divina
           Commedia”. Dante vuole ritrovare attraverso questo poema la forma dell’umana felicità; sul piano della realtà ciò significa che
           vuol chiarire e superare nella propria coscienza ciò che deve far reagire e redimere quel mondo che mal vive. Dante con la sua
           opera vuole porre una diatriba sulla situazione dell’uomo del suo periodo; il suo vuol essere un intervento vivace per modificare
           tale situazione attraverso l’intelletto e riportarlo sulla retta via. Il suo intento è quello di ricondurre l’uomo, che si è pericolosa-
           mente allontanato ed è giunto sull’ orlo della rovina, al modello trascendente di Dio.
           Mai lettura è tanto attuale come oggi, dove l’uomo ha perso l’umano sentire verso il prossimo e vi è un
           traviamento morale e intellettuale come non si è mai visto.
           In quel: Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura […]
           Dante con il “nostra vita” indica sia la sua vita sia la vita di tutto il genere umano e con “selva oscura” non
           indica altro che il simbolo dello stato d’ ignoranza e di corruzione dell’umanità intera. Tutto il poema verte
           in questa duplice dualità ovvero Dante e l’umanità tutta.
           Con le nostre letture abbiamo appena lasciato l’inferno e ci accingiamo ad incamminarci nel purgatorio.
           Dante finisce il trentaquattresimo canto dell’“Inferno” con un verso emblematico che ci fa subito capire che
           sta cambiando registro:
           […] e quindi uscimmo a riveder le stelle.
           un registro diverso non solo nel cambiamento di luogo e di luce ove nell’ inferno è assente, (nel Purgatorio
           gli elementi cromatici sono diversi, vi è presente una luce che par esser come l’alba od il crepuscolo, pos-
           siamo quindi asserire che vi è del colore), ma di grande importanza è il cambio di registro nell’elemento
           linguistico. Nel purgatorio vi è la speranza, perché qui le anime seguono il percorso di purificazione e di
           espiazione dei propri peccati con il fine di ottenere la salvezza e di ascendere così, al Paradiso.
                                                                                             ANNA NARDELLI













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