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RIVISTA NOIQUI MAGGIO 2025     https://www.youtube.com/@noiqui/featured

               Il Super-Io è poi l’ultima struttura della personalità, in ordine evolutivo e ge-
               rarchico, e si identifica con la legge, che detta i principi del bene e del male. Ma
               nella guerra, paradossalmente, si ha una saldatura tra l’Es e il Super-Io per cui
               il principio istintivo che spinge ad uccidere coincide con la legge che lo permet-
               te, anzi lo vuole. Pertanto, quella che è la massima aberrazione per il Super-Io,
               cioè l’assassinio, diventa addirittura un dovere. Inoltre, nel tentativo illusorio di
               porre un po’ di ordine a questa follia collettiva viene stabilita una falsa legge,
               cioè un codice di guerra che permette l’omicidio e punisce atti aberranti contro
               il nemico, quali lo stupro e la tortura, definiti crimini, come se il procurare la
               morte non lo fosse! In tale dinamica la guerra esprime la mentalità di gruppo in
               cui l’Io perde il contatto con la realtà e questa viene verificata erroneamente nel
               consenso dato dal gruppo. Si tratta quindi di una verifica illusoria, che Fornari
               chiama “dereale”, inserita in una dimensione paranoide. Pertanto, la saldatu-
               ra tra Es e Super-Io determina il prevalere delle necessità del gruppo su quel-
               le dell’individuo. Infatti, questa verifica allucinata della realtà identificata con
               le necessità del gruppo, porta alla crisi delle istanze individuali, quali l’istinto
               di conservazione, a favore di quelle del gruppo, all’accettazione del sacrificio e
               all’idealizzazione del capo come figura cementante la collettività. Da un punto
               di vista del simbolismo psicoanalitico il gruppo è sempre strutturato nel rap-
               porto regressivo madre-figlio che si ricollega alle fasi dello sviluppo psicologico
               del bambino nei primi mesi di vita, come emerge dalle analisi di René Spitz.
               Volendo schematizzare i diversi passaggi di questo rapporto, si ha un periodo
               iniziale di unione totale del bambino con la madre, caratterizzato da un senso
               di onnipotenza. Però verso l’ottavo mese il bambino si accorge che c’è qualcun
               altro, che egli percepisce come estraneo, e che pertanto avverte come ostile, da
               combattere, in quanto espressione della non presenza della madre. Pertanto, la
               tendenza aggressiva è primaria, cioè innata, poiché precede l’eventuale atto di
               aggressività da parte dell’estraneo. Nel meccanismo psicologico della guerra, sul
               nemico viene proiettata la parte cattiva di sé, quella che mette in pericolo “l’og-
               getto d’amore” originario, che si era realizzato nel rapporto con la madre e que-
               sta proiezione porta alla lotta contro il padre. In una tale ottica quindi la guerra
               è generata dalla percezione dell’assenza, cioè dalla perdita del rapporto assoluto
               con la madre di cui il bambino ha bisogno ogni minuto... La mancanza di questo
               rapporto genera in lui l’esperienza del lutto.  Nel processo di regressione dell’Io
               nel gruppo, la guerra esprime il rigetto paranoide dell’elaborazione del lutto e
               ha sempre, secondo gli psicanalisti, un significato difensivo, anche quando è di
               aggressione. Si tratta di una difesa dal nemico esterno, ma anche, e soprattut-
               to, dal nemico interno, invisibile e terrificante, nato dall’esperienza del lutto. A
               questo proposito Recalcati fa l’esempio di una nazione che ha perso del territo-
               rio e non può più rivendicare la potenza di un tempo, ma che, anziché elaborare
               il lutto di questa perdita, scatena una guerra imperialista. Ovviamente questa
               lettura psicanalitica della guerra, lungi dal giustificare un’aggressione, vuole
               solo essere una risposta al perché di tale follia. Altro elemento caratteristico di
               un conflitto è l’assenza di comunicazione fra i contendenti. Nel momento in cui
               avviene il conflitto, la diplomazia non riesce a mettere in dialogo le parti e cala
               il silenzio, interrotto dal rumore sinistro delle bombe e delle sirene. Tutto ciò
               nasce spesso dalla dittatura, infatti la democrazia è parlarsi ed elaborare il lut-
               to, laddove la mancanza di ciò è violenza e morte. Nella sua analisi storica delle
               guerre Fornari fa una parallelismo tra l’evoluzione tecnologica, la distanza fisica
               tra i combattenti e le fasi della sessualità del bambino, in un processo inverso.
               In altri termini egli osserva che abbiamo avuto un primo periodo storico, che

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