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ALESSANDRA MASSERA - GRAZIELLA DE CHIARA - PIERA PISTILLI
Questi ultimi, che sono costretti ad apprendere attraverso un contesto virtuale, come le attuali piatta-
forme, si trovano invece di fronte ad uno schermo freddo e di difficile adattamento dal punto di vista
sociale e della comunicazione.
I bambini piccoli, nello specifico quelli della scuola primaria, hanno bisogno di attività laboratoriali che
consentano loro di arricchire ogni forma di sviluppo intellettivo.
“Nessun bambino è perduto se ha un insegnante che crede in lui” afferma il filosofo, teologo e peda-
gogo tedesco Bernhard Bueb.
Come dar torto ad un uomo che ha centrato il fulcro essenziale per un buon apprendimento efficiente
ed efficace.
Ebbene il metodo laboratoriale che predilige il confronto con coetanei, le attività condivise e l’aiuto
reciproco del gruppo classe, oltre ad essere efficace non lascia indietro nessuno e nessuno deve sentirsi
diverso dagli altri.
Inserire la didattica laboratoriale all’interno della DAD non risulta difficoltoso, semplicemente occor-
rerebbe più collaborazione fra le parti interessate, alle quali preme che l’educazione non si arretri in
questo momento difficile e delicato.
Creare quindi lavori di gruppo, laddove interverrebbe l’interdisciplinarietà e cioè il raggruppare di tutte
quelle discipline di studio per sfruttarne le diverse potenzialità. Sarebbe un terno al lotto poiché ogni
alunno si inserirebbe con attività in cui è più propenso e si creerebbe quel rapporto di interscambio che
viene a mancare attualmente.
Chiariamo il concetto.
Nei bambini accade spesso che siano più o meno portati per determinate materie; lasciare un bambino
fuori da attività di gruppo sarebbe come emarginarlo, specie se si differenzia l’attività stessa. Unire le
forze per un unico scopo, dando compiti diversi all’interno dello stesso, arricchirebbe il bagaglio cul-
turale di ognuno e tutti sarebbero impegnati nello stesso progetto.
Questo tipo di lavoro, che già funziona in DIP (didattica in presenza) si dovrebbe trasferire in DAD
(didattica a distanza).
Viene da chiedersi allora il perché alcune famiglie siano da ostacolo anziché da supporto, opponendosi
alla formulazione di nuove tecniche pedagogiche, semplicemente rifiutando la DAD, attualmente unico
mezzo di formazione.
È il caso di riflettere e pensare che il futuro dei propri figli è nelle mani delle famiglie in primis e poi
della scuola.
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