Page 76 - RIVISTA NOIQUI NOVEMBRE 2023
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LuIgI pIsTOnE

               il 1256 e il 1290, anni corrispondenti alla morte dei padri fondatori. Solo nel 1286 l’impresa

               terminò con successo.                                                                                                                                          Breve sinossi: “Solo Dio non accetta tangenti”

               La chiesa, che noi oggi conosciamo, è il risultato di sette secoli di aggiunte e trasformazioni.                                                               La corruzione è un fenomeno culturale che penetra all'interno del sistema economico, poli-
               In origine era il classico edificio di stile gotico, con il portale ad arco acuto – successivamente                                                            tico, sociale di un Paese e richiede degli approcci di studio diversi. Il decalogo che Dio diede

               inglobato all’interno del portico rinascimentale ad archi a tutto sesto – attraverso il quale si ac-                                                           a Mosè sul monte Sinai, un insieme di princìpi biblici relativi all’etica, ai doveri e al culto che

               cedeva all’interno dell’unica navata illuminata da tre aperture verticali presenti su ogni lato, e un                                                          svolgono un ruolo fondamentale nell’ebraismo e nel cristianesimo, potrebbe essere la norma
               rosone con le due monofore aperte al di sotto delle capriate lignee del soffitto.                                                                              di struttura di un ordinamento giuridico, semmai escludendo alcuni “dettami” prettamente

               Un primo grande restauro avvenne nel XVI secolo, per opera della Famiglia Carafa-Castriola                                                                     religiosi che non sono propri di uno Stato laico, derivati da una norma primaria: «Neminem

               Scandeberg che provvedette a modificare il prospetto anteriore della chiesa con l’aggiunta di                                                                  laedere». L'espressione enuncia il fondamentale principio in base al quale tutti sono tenuti al
               un portico in tufo grigio ad arco a tutto sesto sorretto da pilastri quadrangolari terminanti con                                                              dovere di non ledere l’altro. Durante un convegno su questa grande calamità, insita nella na-

               capitelli fogliati. L’intervento del duca Carafa è documentato dalla presenza dello stemma della                                                               tura dell’uomo secondo innumerevoli pensatori, un sostituto procuratore ebbe a dire: «Baste-

               casata alla base dei pilastri nella crociera della chiesa: uno scudo lapideo a bassorilievo con un’a-                                                          rebbe scrivere sinteticamente all’entrata di tutte le pubbliche amministrazioni, delle sedi della
               quila bicipite di colore nero. Ai due bracci del transetto della chiesa vennero aggiunte le cappelle                                                           repubblica, e non solo, il settimo comandamento: “Non rubare”». Due semplici parole che

               dedicate ai SS. Antonio e Immacolata Concezione e, nel 1500 si pensò anche alla costruzione                                                                    contemplano una serie di indicazioni: proibiscono di prendere o di tenere ingiustamente i beni
               del campanile con la campana grande risalente all’anno 1368.                                                                                                                                                     altrui e di arrecare danno al prossimo in qualsiasi modo,

               Nel XVII e nel XVIII secolo, nuovi interventi di restauro furono apportati dall’ Arciconfrater-                                                                                                                  prescrivono la giustizia e la carità, esigono il rispetto della

               nita dell’Immacolata Concezione in S. Antonio, fino a quando, il 28 gennaio 1808, il complesso                                                                                                                   destinazione universale delle risorse. L'autorità politica ha
               conventuale non viene soppresso ai frati cappuccini ed essere adibito a caserma per i soldati.                                                                                                                   il diritto e il dovere di regolare il legittimo esercizio del

               Bisognerà poi attendere il 1951, anno in cui il convento ritornò definitivamente nelle mani dei                                                                                                                  diritto di proprietà in funzione del bene comune.

               frati.
               Dal 1829 al 1831, la chiesa attraversò una terza fase di restauro: i nuovi lavori – diretti dall’archi-

               tetto Giovanni Rosalba – apportarono nuove modifiche all’intero dell’edificio. Il cassettonato

               ligneo del ‘600, fu sostituito da una volta a botte in muratura, sorretta da quattro pilastri binati,
               mentre il rosone e le due monofore laterali – situati sulla facciata triangolare della chiesa – ven-

               nero coperti anch’essi. E se nel XIII secolo si accedeva alla chiesa mediante alcune rampe di

               scale costruite sulla roccia, nella prima metà del Novecento, l’Arciconfraternita dell’Immacolata
               in S. Antonio, il Genio Militare e il Comune della città, convennero insieme per la costruzione

               della monumentale scala che raccorda la piazza antistante alla chiesa, con il portale rinascimen-

               tale.
               Quando nel 1951 a detenere le sorti del convento furono di nuovo i frati cappuccini, si valutò

               seriamente ad un’iniziativa culturale che tutelasse il prestigioso patrimonio artistico emerso non

               solo nei meandri del complesso conventuale, di cui abbiamo discusso precedentemente, ma an-
               che in tutta l’area dell’agro, e che risale a tempi ben più remoti di quelli dei Filangieri.

               Nel 1965, il Convento di Sant’Antonio fu prescelto dall’Ente Provinciale di Salerno, quale sede

               del Museo archeologico dell’Agro Nocerino, per ospitare i materiali archeologici dell’antica No-
               cera, ossia: Nuceria Alfaterna.
                                                                                                                                                                               Sinossi: “Quel riflesso nell’oscurità”

                                                                                                                                                                               Un delitto passionale che nulla ha a che fare con l’amore.

                                                                                                                                                                               Un assassino violento e crudele che contempla i senti-
                                                                                                                                                                               menti senza provarli profondamente. Un antico ordine

                                                                                                                                                                               che pretende di elevarsi al Supremo senza conoscerlo e
                                                                                                                                                                               venerarlo. Un investigatore stanco della vita, il cui intuito

                                                                                                                                                                               rivela il mistero ma scopre anche, sopito nel suo animo

                                                                                                                                                                               tormentato, un profondo senso della vita e della necessi-
                                                                                                                                                                               tà di difenderla e renderle giustizia. Ancora un racconto

                                                                                                                                                                               sospeso, come già ne L’inciarmo, in uno spazio-tempo

                                                                                                                                                                               indefinito, dove i personaggi si delineano per le loro co-
                                                                                                                                                                               scienze e percezioni, senza aver bisogno di un nome, di

                                                                                                                                                                               un volto, di un luogo e di un’epoca perché la loro storia

                                                                                                                                                                               è in ogni dove e dentro ognuno di noi.









                76   periodico mensile del gruppo NOIQUI                                                                                                                                                                                            periodico mensile del gruppo NOIQUI                       77
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