Page 8 - RIVISTA NOIQUI NOVEMBRE 2023
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                                                                                                                                                                             e quindi a una vita di relazione. Ma Caino rifiuta ciò. Il suo narcisismo lo porta a non accettare

                                                                       CAINO                                                                                                 il diverso che configura il limite di quella parte di sé che non è dato conoscere. In questo senso

                                                                                                                                                                             l’altro rappresenta l’immagine idealizzata di sé che il narcisista cerca come in uno specchio e non
                Ormai quasi tutti riconoscono che solo una lettura metaforica della Bibbia, ed in particolare                                                                riesce a trovare, per cui gli diventa ostile e va uccisa. Il meccanismo psicologico è semplice: io ti

                di Genesi, può avere credibilità, a prescindere dal fatto che i testi siano stati scritti o meno                                                             amo perché vorrei essere come te, ma nel momento in cui non riesco ad essere come te ti odio e

                su ispirazione divina. Pertanto, i personaggi in essa rappresentati, a partire da Adamo, non                                                                 ti uccido. È il processo mentale del narcisista alla base di molti femminicidi. Da questa sconfitta
                hanno consistenza storica, ma si configurano sul piano che potremmo definire di una mito-                                                                    dell’ideale nasce la gran parte della violenza umana sia individuale, sia negli orrori collettivi delle

                logia religiosa. Ciò, a differenza della narrazione del Nuovo Testamento, che invece riporta                                                                 guerre. Questo tipo di violenza è diversa da quella presente nel mondo animale. Infatti, come fa

                gli insegnamenti di Gesù Cristo la cui storicità non è messa in discussione.                                                                                 notare Recalcati, la violenza nel mondo animale è di tipo istintivo, non nasce mai dal narcisismo,
                Nel racconto biblico la mitologia del primo uomo nato sulla terra da parto si apre con un                                                                    e in genere è finalizzata alla sopravvivenza. Nel genere umano invece essa è di tipo pulsionale,

                omicidio o, ancora peggio, con un fratricidio, e ciò avviene nel cono d’ombra del peccato                                                                    è qualcosa di crudele che si sviluppa con la costruzione di un mondo illusorio, quindi alluci-

                originale, commesso dai genitori, e la conseguenza cacciata dal Paradiso. Sembra che l’Au-                                                                   nato, in cui prevale il desiderio sulla realtà. È la costruzione di una scenografia del narcisismo
                tore abbia urgenza di rappresentare il male già all’esordio generazionale. Come giustamente                                                                  e dell’invidia. Freud parla di anima criminale presente in ciascun essere umano e scrive che la

                osservò Freud l’odio viene prima dell’amore. Nella narrazione della prima coppia di fratelli vi                                                              storia è piena di assassini e, ancora oggi, quello che i nostri figli imparano come storia non è al-
                è una evidente asimmetria tra le due figure, sia da un punto di vista sostanziale che formale.                                                               tro che una serie di uccisioni tra i popoli, dove l’omicidio richiama l’omicidio, la morte richiama

                Dal punto di vista sostanziale si racconta che Dio rifiuta i doni di Caino, il primogenito, che fa                                                           la morte. Su quest’ultimo aspetto invece l’autore biblico si esprime chiaramente contro la pena

                l’agricoltore, mentre gradisce le offerte di Abele che fa l’allevatore. L’autore biblico, tuttavia,                                                          capitale. Infatti, Dio non usa la morte come punizione dell’atto omicida, anzi pone sull’assas-
                non fornisce una spiegazione di questa preferenza, come se fosse un elemento di scarsa im-                                                                   sino un segno che serve da riconoscimento e da protezione affinché nessuno lo tocchi. Caino

                portanza nell’economia del testo, pur ponendo in questo modo Dio sotto una luce di palese                                                                    andrà ramingo per il mondo alla ricerca di quel sé ideale che non è riuscito a trovare nell’altro e

                ingiustizia. Da un punto di vista formale, per tutta la narrazione, il primogenito di Eva viene                                                              in quell’immagine allo specchio che ha infranto per sempre con la violenza dell’omicidio.
                posto al centro della scena mentre Abele compare in secondo piano, quasi sullo sfondo. La                                                                                                                                                                               Bruno Brundisini

                nascita di Caino, il primo uomo partorito, viene accolta da Eva come un evento eccezionale,

                opera di Dio. Ella, infatti, dice con orgoglio “Ho acquistato un uomo con il Signore”. È la gio-
                ia di ogni madre di fronte alla nascita del proprio figlio, gioia in genere condivisa col proprio

                coniuge, ma qui la figura di Adamo, il padre, è del tutto assente. A seguire, il racconto viene

                incentrato sulla prospettiva di Caino, del suo gesto, delle sue emozioni e dei suoi mutevoli sta-
                ti d’animo. Questa particolare attenzione alla sua personalità ha spinto gli studiosi ad operare

                approfondimenti teologici e psicanalitici. La nascita del secondogenito Abele viene invece

                accettata come un fatto poco importante, quasi inutile “Poi continuò a partorire suo fratello
                Abele”. Quando egli entra nella famiglia è visto come un’aggiunta senza alcun peso. Anche

                lo stesso nome che gli viene dato, Abele, significa “vapore”, cioè qualcosa di evanescente,

                mentre il nome Caino dall’ebraico “qanah” vuol dire “acquistare” e si riferisce con tutta la sua
                forza espressiva alla gioia di Eva. Per tutta la narrazione successiva la scena è presa da Caino

                che parla e risponde alle domande di Dio. Questa assoluta preferenza di Eva per il primoge-

                nito finisce, però, con ingabbiarlo in un rapporto di fusione incestuosa con lei. La nascita di
                un secondo figlio non sblocca questo amore possessivo di cui Caino è vittima. Questa secon-

                da nascita, che sembra non avere nessuna importanza per Eva, viene invece vissuta come un
                trauma da Caino, in quanto ferisce il suo narcisismo. Egli è stato per un certo tempo non solo

                un figlio unico, con tutti i privilegi che ne derivano, ma anche l’unico figlio su tutta la terra.

                Adesso non lo è più. La presenza di Abele determina in Caino quello che in psicanalisi viene
                definito “Il complesso da intrusione”. Inoltre, raggiunta l’età adulta, la preferenza di Dio per

                i doni del fratello genera in lui una forte invidia che si somma al trauma dell’intruso vissuto

                da bambino. Caino non solo non è più l’unico figlio sulla terra, ma è anche posto in secondo
                piano addirittura nella preferenza di Dio. Tuttavia, queste considerazioni non devono fuor-

                viare dal vero senso del problema. Infatti, Caino è una vittima non tanto per la percezione

                dell’ingiustizia di Dio nel preferire Abele, quanto perché imprigionato in un amore materno
                senza limiti, chiuso all’esterno. Un amore possessivo, depersonalizzante, accettato e subìto,

                che gli impedisce di guardare l’alterità e rafforza il suo senso di unicità e il narcisismo. Vista

                in quest’ottica, secondo il teologo André Wénin, è possibile che Dio, rifiutando l’offerta di
                Caino ed accettando quella di Abele, richiami il primo all’esistenza del secondo nell’intento di

                rompere questo rapporto incestuoso con la madre, spingendolo ad aprirsi al mondo di Abele





                8   periodico mensile del gruppo NOIQUI                                                                                                                                                                                             periodico mensile del gruppo NOIQUI                        9
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