Page 90 - RIVISTA NOIQUI SETTEMBRE 2023
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1. SERENELLA 1 POSTURE YOGA.
Nei pallidi anfratti della malattia senza nome mi osservo allo specchio dei tuoi occhi d’infinito di respirare anche sott'acqua; l’oceano mi avvolge amico, e le mie ferite sanguinanti finalmente
e mentre le occhiaie solcano la mia vanità cicatrizzano.
le tue carezze disegnano il mio viso di splendida bellezza nel candore dell'Anima che anela
tenerezza. Poi emergo dolcemente in superficie dopo tanta sofferenza, con un forte desiderio di perdona-
re e di perdonarmi per le scelte e gli avve- nimenti di cui mi sono sentita responsabile e che mi
IL GIORNO 0 hanno portata a soffrire, per tutto quello che non ho potuto o saputo vedere aprendo le porte
senza difese a chi è entrato mani e piedi nella mia anima, facendo man bassa di tutto ciò che ho
Tutto comincia il 15 febbraio 2017, quando cado dalla bici mentre mi preparo a un'escursione di più prezioso, lasciandomi a terra senza ali.
verso lo studio legale. È un periodo difficile e, nello stesso tempo, ricco di nuove scoperte.
Emetto un urlo straziante che si contiene ancora una volta dentro di me, nelle mie viscere: rab-
Sono reduce da forti terremoti emotivi: tutto è crollato all'improvvi- so come un castello di bia, dolore, delusione, rancore, tristezza, amarezza, paura, sgomento. Mi convinco di essere una
sabbia, una tempesta marina ha spazzato via ogni cosa, e non c'è ormai cura o argine che pos- quercia per sopravvivere, ma covo una grande sofferenza.
sano tenere indenni quelle fondamenta che si sono sgretolate.
Mi sento compressa e, sempre disponibile verso le fragilità altrui, ho dimenticato me stessa: il
Il dolore è simile a quello di un bambino che inizia a diventare adulto, perdendo ogni suo personaggio forte che interpreto non mi calza più e desidero liberarmi, urlare il mio dolore, ma
punto di riferimento che credeva solido, costruito sulla roccia, e approda in un mondo in cui non faccio altro che aggiungere malessere a malessere: io stessa sto costruendo attorno a me
appaiono mostri malcelati come per incanto, e io ho paura perché fa male, mio Dio se fa male. tanti percorsi che ormai mi stanno stretti, e presto avrei intrapreso un sentiero imprevisto.
La mia autostima e il mio amor proprio sono a terra, annegati nella tempesta che riduce a So che ho da partire2, ma non ho ancora chiara la direzione, nel ter- rore del rischio di perdere
brandelli la mia anima, tanto da essere perva- sa da una sensazione di soffocamento che mi me stessa, il sentiero battuto e sicuro ma infelice, per un percorso sconosciuto, nascosto dietro
attanaglia la gola… ma sono ancora qui, il mio corpo vivo che geme. una porta di cui soltanto io possiedo le chiavi di accesso.
Mi muovo a tentoni, cercando di emergere dal buco nero con tutte le mie forze, annaspo 2 Nel mio vocabolario non c’è più posto per i “devo” che ho sostituito con “vo- glio”, “ho da”,
veloce in superficie, guardo per un istante il cielo e poi giù, ricado negli abissi di un mare in “sarebbe opportuno”, “sarebbe meglio”, “posso”. Attraverso que- ste affermazioni esprimo la
tempesta. mia possibilità di scegliere e di prendermi la re- sponsabilità di quanto decido con grande libertà
Il mio mondo si fa scuro e mi perdo in mille pensieri rancorosi da cui voglio fuggire, ma ne d’azione. Di conseguenza, an- che in questo spazio, troverai sempre altri verbi che si sostitui-
sono incastrata. Aspiro alla luce con tutta me stessa, anelo a essa con tutte le forze che ho, scono al “devo”.
sono sfinita dall'assenza di aria, mentre silenziosamente il mio spirito si prepara, proprio nel-
la notte, a riemergere alla novità di vita. Ecco che all'improvviso le mie membra hanno deciso di fermarmi con forza: per capire dove
andare occorre fermarsi, le valigie sono già pronte.
Un dolore fortissimo alla caviglia sinistra mi attanaglia, ma con le forze che ho, riprendo il mio
cammino in bici fino allo studio. In se- rata sono pronta, come sempre in ritardo, per correre Il bagaglio del mio vissuto vuole essere esplorato, setacciato, rielabo- rato perché la strada si
ancora in bici verso la mia agognata lezione di yoga, dove le parole dello Yogi flui- scono nel illumini e perché, fiduciosamente, mi abban- doni al Nuovo.
mio spirito come la manna nel deserto della mia anima, con un grande potere lenitivo.
Le fitte alla caviglia continuano imperterrite, crudeli, e io, fingendo- mi sfacciatamente e su-
Al momento di praticare gli asana1, il mio corpo mi rammenta, mi urla che ho bisogno di perbamente superdonna, le metto da parte, non le ascolto, con ogni spinta sui pedali della mia
intraprendere un cambiamento di direzione della mia vita: una consapevolezza che nasce dal mountain bike, con ogni rotazione yogica dei miei arti. Avvertimento ultimo: il dolo- re diviene
mio ombelico fino a percorrere ogni strato viscerale. tanto lancinante che neppure riesco a camminare.
La mia caviglia patisce, non sono in grado di compiere i più semplici movimenti, mi sento Poco tempo dopo, mi ritrovo al pronto soccorso, colgo lo sguardo spaventato di mio marito
annichilita. Sandro, i suoi occhi lucidi, mentre gli ope- ratori mi accolgono sulla sedia a rotelle, che sembra
dirmi: “Benve- nuta nel mondo parallelo, benvenuta nella disabilità.” Mi siedo su di essa e mi
Con tutta me stessa mi protendo verso il cielo per assumere aria ed energia, ma ancora senza accorgo con rammarico di aver trovato la compagna di cui ho bisogno, perché mi offre un sol-
bussola. Non so più quale rotta prendere, la schiena e tutto il corpo è diventato il Dolore. lievo che il camminare da bi- pede non mi assicura più. Teresa e la forza di gravità non vanno
più a braccetto. Reggo la coscia tutto il tempo tra le mani perché il solo appoggiarla mi trafigge.
Mentre respiro profondamente ingerendo aria buona nei polmoni, espiro tirando fuori le tos-
sine della mia sofferenza e, a occhi chiusi, sogno un delfino che mi solleva da terra e che mi Ecco che vengo trasportata da un piano all’altro dell’ospedale per effettuare gli accertamenti del
conduce giù negli abissi del mare, che si fa blu cobalto, e mi accorgo che sono in grado caso, mentre in segno di resa chino la testa e piango in silenzio le mie lacrime di dolore.
In quel momento c’è papà che non sopporta di vedermi così: sua fi- glia, sempre nel pieno delle
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