Page 78 - RIVISTA OTTOBRE 2024
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cercando di tenere tanti birilli in mano li ho persi uno ad uno. Sono caduti tutti a poco a poco e

               si sono schiantati a terra.

               La polizia ha trovato un semplice biglietto con la grafia di Maelle.
               “Il non amore uccide quanto le menzogne.”

               Maelle sembrava dormire così come quando è nata. Una ragazzina bellissima. Ha deciso di

               buttarsi dal balcone dell’appartamento di mia madre. L’hanno trovata a terra sulla strada, il

               corpo schiacciato da quelle verità non dette, da quell’amore mancato. Si è buttata giù a 17 anni,
               l’età in cui io l’ho concepita. Feroci e impietosi giri della vita. Non ha mai avuto la verità da

               parte mia. Non ha mai avuto l’amore da parte di suo padre. In quel biglietto scritto dalle sue dita

               affusolate siamo tutti colpevoli. Io e Fabio. Io per non avere detto che suo padre non l’aveva
               voluta. Fabio per non averla amata più di tutto e tutti. Colpevoli di menzogne e non amore. Un

               macigno insopportabile da gestire a soli 17 anni. Il biglietto l’ha trovato mia madre, rientrando

               a casa. Incredibile a dirsi, la prima persona che ha chiamato non sono stata io ma mio padre. Io
               ho saputo dopo. Ero andata a Catania per un convegno per avvocati penalisti.

               Sarei dovuta rientrare l’indomani e pranzare con mia madre e mia figlia. Avremmo dovuto

               festeggiare il compleanno di mio padre da lì a pochi giorni e avevamo deciso di fargli una
               sorpresa. Dovevamo organizzare un fine settimana fuori nel paese in cui viveva e mia figlia

               avrebbe dovuto prenotare su booking tutto. Dagli orari di arrivo e rientro, all’Hotel, al percorso

               turistico da fare, al ristorante in cui festeggiare il compleanno. A Catania tra una pausa fugace

               e l’altra ero riuscita a comprare una bella camicia per mio padre. Mia madre avrebbe preso un
               libro. Lei era una scrittrice per cui non concepiva altri regali possibili. Maelle al nonno voleva

               fare il suo regalo, disse.

               C’è stato solo un biglietto con parole terrificanti. Un correre da Catania come una scheggia
               impazzita. Mia figlia è morta suicida a 17 anni in un folle volo dal balcone di casa di mia madre.

               Forse poteva salvarsi. Forse restare per sempre su una sedia a rotelle. So solo che Maelle ha

               deciso di morire per mancanza di amore e verità. Ho dovuto farlo sapere al padre. Non so

               spiegare cosa sia stato pronunciare a Fabio dopo una infinità di anni in cui non gli rivolgevo la
               parola, quella frase: “Maelle si è suicidata. Maelle non c’ è più. Non l’hai mai conosciuta e non

               la potrai mai più conoscere.”

               Mio padre mi diede il numero di Fabio. Erano sempre rimasti in contatto segretamente, in
               tutti quegli anni. Mio padre gli aveva raccontato molte cose su Maelle. Ad esempio, che amava

               ascoltare la musica a tutto volume, fare sport, che aveva i capelli lunghi e neri come lui, il taglio

               dei miei occhi e il mio sorriso, le sue mani e una strana nostalgia che l’avvolgeva sempre. Che
               era bravissima a scuola, non aveva alcun fidanzato e amava scrivere come la nonna.

               La polizia ha coperto il corpo di Maelle con un lenzuolo bianco. Mia madre ha asciugato con dei

               fazzoletti di lino il suo sangue schizzato via dalle vene, dai muscoli, dai suoi organi. Ha pensato a
               tutto lei. Piuttosto che organizzare un compleanno ci siamo ritrovati ad organizzare un funerale.

               Mia figlia era morta. Eravamo tutti colpevoli. Io, suo padre, mio padre, mia madre, i suoi amici,

               i suoi docenti, tutti. Nessuno ha capito, nessuno ha sentito il dolore atroce di Maelle. Nessuno

               era in casa quando ha deciso di buttarsi giù. Maelle è morta a soli 17 anni. La stessa età in cui
               io l’ho concepita. Al funerale mio padre ha indossato la camicia che io gli avevo acquistato

               a Catania per il suo compleanno. Ho rivisto Fabio dopo 18 anni. Mia madre ha conservato i

               fazzoletti di lino e il biglietto scritto da mia figlia. Al funerale Maelle per la prima volta ha avuto
               una famiglia. I nonni e i genitori. Insieme.

               Non bisognerebbe andarsene via per avere quello che si desidera. Non bisognerebbe morire

               per avere amore e verità. Non si dovrebbe morire per far capire agli altri come si possa essere

               persone che, pur tra mille errori, fragilità, imperfezioni e traumi, possano amare, dire la verità,
               fare i genitori, i nonni ed essere una famiglia.

               Maelle significa principessa. Mia figlia adesso ha una sepoltura da principessa e una famiglia

               disperata e distrutta che l’ama ma non potrà più dirglielo guardandola nei suoi profondi occhi
               neri.




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