Page 29 - RIVISTA NOIQUI APRILE 2024
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Yuli Cruz lezCano
sono prepotentemente valide e ci permettono di continuare ad aprire solchi sulla mappa
In letteratura ci sono simpatie, antipatie e scelte fatte della persona/artista che condizionano della poesia, mappa del mistero.
il fatto che sia più o meno letto, che sia più o meno dato valore al merito della sua creazione. Ezra Pound con la sua scrittura registra un’alta variabilità di toni in contrasto e armonia,
Nello specifico di Ezra Pound, non manca chi afferma che questo poeta sia uno dei con un ritmo proprio interiore, con una musicalità che ci fa tenere presente l’arte della fuga
classici più moderni, che nella sua opera scrive nuovamente opere come quelle di Omero, o il contrappunto di Bach. La sua musicalità ottenuta a partire di allitterazioni, inusitati e
Cavalcanti, Dante, Shakespeare, Geoffrey Chaucer e Confucio. Nonostante questo, non accostamenti di immagini insolite fa sì che il suo lirismo attraversi il filo del tempo.
ha potuto evitare che fra i suoi contemporanei sia stato il meno favorito da commenti di Vi riporto una sua poesia in cui si può tracciare un punto di unione e separazione con W.
elogio e dalla critica. Al contrario, nessuno è stato più villipendiato dai fattori conservativi Whitman. “Stringo un patto con te, Walt Whitman: | ti ho detestato ormai per troppo
di quella o dell’altra avanguardia. Sicuramente l’opera di Pound è stata oggetto di pregiudizi tempo, | vengo a te come un figlio cresciuto | che ha avuto un padre dalla testa dura. |
e continua ad essere meno considerata di quanto meriterebbe (la grandezza della sua opera Ora sono abbastanza grande per fare amicizia. | Fosti tu ad abbattere il nuovo legno, | ora
letteraria è stata oscurata dalle sue simpatie politiche). Perfino Harold Bloom, un critico è tempo d’intagliarlo. | Abbiamo un solo fusto e una sola radice: | ristabiliamo commercio
bravo ma poco imparziale, gli dedica solo un breve spazio nel suo discutibile cannone. tra noi”.
Comunque, credo che Pound abbia cercato, con audacia, di fare ritornare alla poesia la sua Ezra Pound Pound scrisse in una lingua senza frontiere, dove si accostano lingue diverse,
essenzialità onnicomprensiva, attraverso un culto all’arte che non esclude nulla e pretende simboli, segni, scritture di diversa provenienza culturali. Il suo dire è un ampolloso e
dire tutto. Certamente, facendo uso di una scrittura elaborata, dove nonostante l’azzardo intricato inventario, con una visione molto ma molto personale, dove la colluttazione verbale
e l’automatismo psichico siano stati liberati, il contenuto e la forma della sua opera sono attraversa i paradigmi della tradizione e della modernità, ricorrendo alla intertestualità e
un esempio di concentrazione e digressione poetica. La sua linea poetica appare come depersonalizzazione del suo “Io” poetico, attraverso un’espressione che lo avvicina alla
un parente stretto di quella dei surrealisti, e anche se segue un percorso già tracciato, non “lingua della tribù” “A lume spento” (1908) e “Personae” (1909), i suoi libri iniziali gli
evita che a volte perda il cammino. Questo comporta che i lettori gli richiedano maggiore sono serviti come preparazione per “I CANTOS “ , la sua maggiore opera, una delle più
purezza. Credo però, che sia in questo “perdersi” uno dei suoi incantesimi e fascino, perché significative fra le due guerre. Si dice che iniziò a scrivere I CANTOS nel 1915 e che
Pound è un artista che va per un sentiero diverso rispetto a tutti gli altri. Nella sua magnifica all’inizio pensasse di mettersi almeno 50 anni. Questo suo capolavoro rappresenta un
opera “I CANTOS” il poeta stabilisce una sua continuità spaziale e tematica, facendo dei sistema poetico denso, composto da diverse forme espressive: reportage, conversazione,
balzi nell’immenso vuoto che può aprirsi fra la storia e lo spirito dell’arte. Il suo modo di esposizione teorica, commento storico e mostra di innegabile ingegno immaginativo.
rappresentare l’arte è una mostra del vivere dell’uomo alla ricerca di un ordine per il suo Leggendola, arriva la sensazione che i rami di un albero incominciano a espandersi in tutte
caos. L’opera compie un viaggio che inizia dall’antichità e passa per il millenario Oriente le direzioni, alcuni sembrano addirittura forzati, ma sono lì per intessere dei legami con una
e per il Rinascimento, fino a navigare sulle acque che meglio rappresentano l’attualità, il visione di ampia portata. A volte si ha l’impressione che tale pretesa sia un bizzarro mosaico
potere del denaro, i limiti del progresso, l’ipocrisia morale e religiosa, i disastri della guerra di oscurità e vanità letteraria. Nonostante, gli spazi che vanno man mano coprendo i rami
(disastri non solo fisici ma anche nell’anima umana), l’incertezza delle masse (che diventano (parole-immagini) ci riportano alla totalità evocativa a cui aspirano I CANTOS e che dietro
un attore cieco o una sorta di ciclope quando si tratta del dominio dei potenti sugli indifesi), alla penna si trova il frutto di un poeta unico, che è a sua volta somma di tanti altri, a chi in
l’ironia. Pound sembrava dirci, fra i tanti propositi convergenti, nel suo poema, che mentre certi passaggi migliora o peggiora, con la squisita padronanza di chi in verità sta traducendo
più conoscenze si hanno, più barbari siamo e che solo un mandala poetico orbitante pagina sé stesso, in tutte le persone che impersona.
dopo pagina I CANTOS stesso, potevano rivivere le impressioni e le visioni di un diligente
scribacchino.
Logicamente, queste sono delle considerazioni da un’umile lettrice e consumatrice dei versi
di uno dei più grandi poeti, critici e saggisti del Novecento.
Un grande poeta che raramente capiamo. Ma cercare di decifrarlo è provare un frutto in
cui si assapora la conoscenza. Attraverso la sua opera entriamo in contatto con un vasto
mondo dove tutto finisce nell’incommensurabile possibilità della poesia di trascendere la
dualità. In Pound, il critico non può essere separato dal poeta. TS Eliot ha scritto: “Quello
che Pound ha enunciato sull’arte di scrivere e in particolare sull’arte di poetizzare, è
prezioso e proficuo in un certo senso”. Questo, già notato da altri, disse sapendo che senza
il pastello rosso di Pound la sua “Wasteland” non sarebbe stata la poesia che leggiamo
oggi. Frequentando la critica di Pound, non è difficile cogliere che si tratta della scrittura
di chi si ha esercitato a parlare a un pubblico vasto e colto che lo ascolta attento e con il
necessario disaccordo, un pubblico che incita al consenso e alla replica, in ogni caso, per
dotarsi di un punto di vista veramente critico, non per rimanere nella mera superficialità
“dell’aneddotica o dell’informativa”. Il suo apporto poetico è uno dei rami dell’albero che
apprezziamo e attraverso il quale solitamente ‘entriamo’ nella sua esigente lettura: il Pound
che ci insegna come critico impenitente, come poeta scomodo. Penso che il suo approccio
poetico sia un connubio di opinioni fluide e spesso dense, ma con l’impronta del ‘discusso’.
Sebbene le sue argomentazioni, quasi sempre convincenti, ci sembrino quelle di un fisco,
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