Page 27 - RIVISTA NOIQUI FEBBRAIO 2023
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GRAzIA fREsTA  fInA D'IgnOTI  GEsuInO CuRRELI                                                      CARLO OnnIs


 LE BENDE UMIDE  SUL MARCIAPIEDE                                                       PENSIERO SUL DORSO NOTTURNO
 Si scava   Tardo è l’inverno e già  Sul marciapiede ho fisso il mio binario,          La luce dorme nel silenzio

 sprofondando nell'intimità d'una sillaba  l’ombra delle terrene  lì vado e vengo, e fermo alla stazione,  del mio buio

 d'un pensiero tondo  cede posto a tenue luce  dove monta il ricordo e l’intenzione    e si dilata il tempo,
 che si sofferma lì, giusto lì,   la luna del meriggio  di ammansirlo con il vocabolario.  cresce la notte aspirando,

 al raggio  liberata dalle  incombenti nubi                                            s'avvicina e s'allontana

 parvenza d’alito vitale, dona  Senza pudore il sole di febbraio                       come se temesse di
 S'è a metà,  a metà,   alle cime alte dei colli, dove  desta gli aliti della primavera,  perdere il suo

 del delirio d'un bacio   il sole del mattino aveva già  sarà di nuovo freddo questa sera  vantaggio segreto

 a sfumature intravisto;  indorato di linfa nuova  ma io mi scalderò col calamaio,     tra cielo e terra. Ma
 brividi di pennellate o puntini  le selvatiche viole,  poco prima ,  una pagina bianca, e la chimera  se viene incontro alla luce

 ad accogliere il sogno  il biancore dell’alba , aveva portato  di sublimare in canto ogni mio guaio.   ripudierà il giorno,se
 le anime assorte a pensare :                                                          ospite d'un mio sonno

 Navigo nella vertigine  ‘’chissà come vede il mondo, chi  Un quotidiano e limpido scenario  mi farà sognare

 d'una impressione,   il mondo ha lasciato , passando  l’esplosione dei mandorleti in fiore,  nel risveglio
 nell'immenso di questa sommatoria di   nell’altra dimensione ?’’  lo sguardo sui miei passi o sul colore  d'un'altra alba?

 punti.  Noi siamo qui, con l’odore agrodolce  delle luci che chiudono il sipario.     Ho tutta la voce mia ancora,

 dei mandarini tra i viali che                                                         ne ho tutto il suo silenzio
 attendono l’estate per sognare e  Destinato all’incognito futuro                      se la veglio o

 la solitudine dei cani abbandonati  e al passato che ancora mi tallona,               voglio dormire

 in cerca d’una carezza, d’un pezzo di   a un amore ch’è diventato icona               e sognarci dentro:
 pane…          è questo andirivieni, ve lo giuro!                                     E mi basterà un respiro,

 Tardo è l’inverno e già                                                               la luna nuova in cielo

 l’ombra delle terrene cose                                                              e il vento che la culla,
 cede il posto alla speranza                                                           ascoltare in questo

 tra le bende ancora umide                                                              mio ebbro  corpo

 delle ferite dell’anima.                                                              la solitudine di quella vita
                                                                                        che attraversa  ora il ponte

                                                                                       senza un minimo rumore

                                                                                       e non mi ricorda più?

                 Ruzanna Khalatyan painter





























 Ruzanna Khalatyan painter






















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