Page 68 - RIVISTA NOVEMBRE 2024
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fabiana Bia Cusumano




                                                        La valigia di cartone


                                                                   di Bia Cusumano
                                                           A tutte le promesse di paradiso,


                                                  inferno della ferocia disumana del non amore.



               Eliana, sempre in ritardo!

               Era l’ultima seduta di un lungo percorso. Eh sì, era in ritardo come sempre nelle cose della sua
               vita. O troppo presto o troppo tardi. Non vi era mai stata la possibilità di essere al momento

               giusto, al tempo opportuno.

               “Si accomodi- disse la dott.ssa M. - vi sono altri pazienti, lo sa.”

               E la guardò con sguardo accigliato e incuriosito dal suo abito lungo e dalla valigia che teneva
               nella mano sinistra.

               “Che significa, Eliana? Parte? Quindi è davvero l’ultimo saluto. Finiamo qui il nostro percorso

               e ha deciso di andare via?”
               La dott.ssa M. guardò attentamente la valigia e uno strano sorriso affiorò sulle sue labbra. Era

               una valigia di cartone. Pensò tra sé ma dove vuole andare con una valigia di cartone? Non

               riuscirebbe a contenere neanche una milionesima parte delle sue scarpe, dei suoi abiti, dei
               suoi gioielli e dei suoi libri.

               Eliana non curante degli sguardi della dottoressa e del sorriso ironico si accomodò sulla

               poltrona, assaporandosi la scena. Posò a terra la valigia e puntò i suoi grandi occhi scuri
               dentro gli occhi della dottoressa M.

               “Ho portato con me questa valigia, dott.ssa. Ho pensato che il nostro saluto non potesse

               essere come tanti altri. Il nostro congedo, dopo anni di terapia, doveva pur avere qualcosa di

               diverso, particolare, se vuole anche bizzarro. Lei lo sa, non sono mai stata proprio la classica
               paziente, io. Per cui, mi permetta di aprire la valigia e di farle vedere quello che contiene, poi

               ci saluteremo e buon viaggio ad entrambe.”

               Eliana, donna dal cuore nudo, senza filtri, sempre alla ricerca di parole per sedare le sue ferite.
               Donna di grande fascino che non si riusciva mai a spiegare da dove giungesse. Cinque anni

               di psicoterapia sono un tempo considerevole per definire la paziente guarita. Guarita dalla

               bulimia di vita o dalla morte che si sconta vivendo. Quando aveva cominciato il percorso

               era in fondo, una ragazzina insicura e fragile martoriata dalla spasmodica voglia di essere
               amata. I suoi genitori erano morti in un terribile incidente stradale e lei, figlia unica, si era

               ritrovata orfana, senza alcuna famiglia se non una vecchia zia con cui crescere tra regole

               asfittiche e pochissima cura. Una storia così piena di dolore e ferite laceranti che fu difficile
               farle comprendere per i primi anni che non aveva nessuna colpa se quel giorno in macchina

               non c’ era stata pure lei a morire con i suoi genitori. La colpa di essere sopravvissuta l’aveva

               perseguitata per tutta la sua vita.
               “Allora- disse la dottoressa M.- se è il suo modo per salutarci, metta pure sulla scrivania questa

               valigia, la apra e mi dica tutto quello che vi è dentro. Poi le dirò che penso e ci saluteremo.”

               Eliana, ripose con grande garbo la valigia di cartone sulla scrivania e aprì le fibbie laterali.
               La dottoressa M., sempre più stranita disse: “Ma è vuota! Completamente vuota questa valigia,

               Eliana!”

               “Oh, no- disse Eliana- dottoressa, assolutamente no. Adesso le dirò quello che c’è dentro e lei,

               esattamente come il mio ex compagno non vede che ci sia.”
               -Tremila baci dati con voracità e passione.

               -Più di cento candele accese profumo melagrana.

               - Centosettanta cene con musica jazz di sottofondo.
               -Venti viaggi compiuti con aerei, treni, macchina, autobus, nave.

               -Duecento domeniche trascorse a letto a fare l’amore.

               -Tre libri scritti e dedicati a lui.


                68  periodico mensile del gruppo NOIQUI
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