Page 76 - RIVISTA NOIQUI OTTOBRE 2021
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ELIsAbETTA DE mIChELE


               IL MORBO                                                                                                                  che cade di una foresta che cresce.  L'unione fa la forza, quale maggiore rivoluzione? La

               L’inizio:                                                                                                                 rivoluzione è pericolosa. Ma per chi? Difficile è rivoluzionare il nostro dentro. La rivo-
                                                                                                                                         luzione parte dal nucleo. Difficile debellare quei vermi. Non lo vogliamo, vorrebbe dire
               un urlo; agghiacciante, deforme, notturno.  Il volto della disperazione. Quelle grida c'e-                                troppo. Siamo abituati a quest'aria malsana, l’abbiamo creata noi. Siamo abituati al dolore.
               rano già da tempo, sommesse, nascoste, soffocate.                                                                         Se non siamo presi dal Morbo, cosa facciamo? Se non abbiamo la scusa del dolore, dob-
               Si contorceva. Dal dolore. Dall’orrore soprattutto.                                                                       biamo darci da fare! Meglio i vermi. Meglio affrontare il dolore, anzi, meglio arrendersi
               Vermi striscianti sottopelle convivevano con il suo stesso essere e improvvisamente                                       ad esso. Conviverci. Molto meglio della responsabilità; la piaga dell'esistenza, il macigno
               attaccavano un organo, un apparato, un sistema.                                                                           di una responsabile umanità, la chimera di una umanità responsabile. La responsabilità di
               Così Valerio li immaginava, così li sentiva, così li vedeva.                                                              essere. “Responsabile”, vade retro: una parola scomoda che significa ‘facoltà di promette-
               “Ti scorrono nelle vene, ti avvelenano fin dentro l'anima”, sussurrava in preda al delirio.                               re’. Una promessa va mantenuta, una promessa grava, una promessa ha il suo peso. Non
               Un tunnel che lo inghiottiva da cui era impossibile risalire, immerso nel buio totale                                     ce la siamo sentita di promettere, non ce la sentiamo. Meglio avere che essere.
               dell'angoscia, in cui si sentiva sprofondare sempre più negli inferi della disperazione,                                  Meglio il morbo.
               senza appigli, nemmeno quello della speranza di una luce fioca che lo guidasse verso                                      I vermi ripugnanti dell'esistenza misera attaccano chiunque. Un'altra pandemia? LA Pan-
               una qualunque uscita.                                                                                                     demia. Precedente. Senza tempo. Non si attacca l'uno con l'altro, è nell'aria che respiria-
               Un morbo. Il Morbo; giunto da un’altra dimensione, certamente demoniaca, perché                                           mo, un'aria densa, appesantita dall’ego e dalla materialità.
               di umano in tale condizione non vi era proprio nulla. Il dolore era troppo forte, e non                                   E naufragare è dolce in questo mare.
               solo nel corpo: Valerio non controllava più nemmeno la sua testa, i suoi pensieri, le sue                                 Meglio il morbo. Meglio lo stress che ci attanaglia, che ci siamo creati con le nostre stesse
               emozioni… tutto era guidato da Lui, il padre dei vermi, il generatore del male. E non                                     mani e che nutriamo giorno per giorno.
               c'erano cure, le aveva provate tutte. Non c’erano nemmeno diagnosi, perché il Morbo                                       Meglio avvelenarci di ciò che avveleniamo.
               era invisibile. I vermi seminavano disperazione senza lasciare segni del loro passaggio.                                  Meglio l'autodistruzione all'esistenza.
               Uova invisibili di morte e perdizione. La schiusa. L'angoscia.                                                            Meglio strisciare.
               A volte risalivano fino alla gola, e allora si sentiva soffocare; magari fosse accaduto,                                  I vermi ci attaccano più da vivi che da morti.
               magari porre fine una volta per tute alla sofferenza! Invece no, il Morbo lo avrebbe                                      I vermi sui cadaveri sono meno disgustosi. E non li senti.
               accompagnato fino alla morte, ma non lo avrebbe ucciso: troppo facile, troppa grazia.
               Una tortura infinita.
               Ormai Valerio non provava più nemmeno a lottare contro il suo male; anzi, come spes-
               so accade, lo nutriva. E così i vermi rinvigoriti si moltiplicavano e marciavano fin dentro
               le sue viscere, contratte, devastate, marcite. E pulsavano, sempre più forte, tanto che
               Valerio si sentiva il cuore martellare in testa; magari fosse esplosa, spargendo ovunque,
               come segno di resa, parti di vermi e cervella grigie, viscide, putride… Invece Valerio ha
               imparato a conviverci, fa ormai parte di lui. E non solo di lui: il Morbo dilaga. Lo senti
               fluire nel tuo sangue? Si fa strada dentro di te.
               I vermi ripugnanti attaccano chiunque. Un'altra pandemia? LA Pandemia. Precedente.
               Senza tempo. Non si attacca l'uno con l'altro, ma è nell'aria che respiriamo; un'aria den-
               sa, carica di angoscia e desolazione. Agghiacciante vero? Non c’è mascherina che tenga.


               La promessa:
               Arriverà quell’urlo anche per te. Le senti le grida sommesse che ti accompagnano da
               tempo? Senti la pesantezza sullo stomaco, il tremore, il non riuscire a deglutire, la di-
               spnea, il dolore al petto, l’agitazione, l'insonnia, l’insoddisfazione? Allora ci siamo. Se ti
               concentri li puoi vedere anche tu quei vermi sottopelle. Li puoi sentire strisciare. Dap-
               pertutto.
               Immaginali, sentili, guardali.
               I vermi conturbanti turbano la tua esistenza. E tu ti lasci turbare. Ti culli con la loro dan-
               za sinuosa; sguazzi nel loro putrido proliferare. E ognuno è preso dai suoi malesseri. Il
               dolore di ciascuno ci divide anziché unirci.  Perché l'aria è pregna di malattia. Di umanità
               malata. Perdiamo di vista ciò che ci unisce per ciò che ci divide. Fa più rumore un albero



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