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LO SPAZIO DEI PICCOLI
IRIS VIGNOLA
RINALDO E LA SUA PENNA DAL PENNINO D’ORO
Tempo addietro, conobbi una bambina soprannominata “Curiosetta”, per quel suo
modo di fare che certamente avrete immaginato. Frequentava la prima elementare e il
suo vero nome era Anna. Amava tanto curiosare, guardarsi intorno per osservare ogni
cosa dettagliatamente, prima di toccarla e chiedere alla mamma a che cosa servisse.
Certamente era questo naturale, essendo ancora piccola e bisognosa di sapere che cosa
le ruotasse attorno, seppure tante volte esagerasse con quei suoi «Cos’è?» «Perché?»,
coi quali continuava a tormentare chiunque le stesse accanto, in ogni ora del giorno e,
parecchie volte, persino di notte, quando era insonne e aveva voglia di giocare o di stare
incollata ai vetri della finestra della sua cameretta, nella stagione invernale e affacciata
al davanzale, in estate, al piano superiore della residenza familiare, a scrutare la luna,
che, aiutata dal vento, sorridendole effondeva sfumature d'argento, dal cielo trapuntato
dalle innumerevoli stelle, le quali, impreziosendo il morbido manto di velluto nero della
notte, nonché sussurrando un canto corale, sull'armoniosa melodia di arpe e di violini
suonati attraverso dita angeliche, pulsavano di un intermittente brillio, nell'assoluto si-
lenzio che le riconduceva quel dolce incanto. La sua mamma aveva voglia di chiamarla,
al fine di convincerla a stare sotto le coperte e non in piedi, con il nasino giustappunto
appiccicato ai vetri, attratta da ciò che esclusivamente la sua minuta mente riusciva a
recepire. Se le capitava di doverla accompagnare a fare la spesa, prima di entrare nel
negozio o nel supermercato, lei la guardava fissa negli occhi, facendole promettere di
comportarsi adeguatamente, evitando di toccare ogni cosa, con quelle due esili mani
sorprendentemente veloci e ricordandole quel brutto pomeriggio in cui, in una botte-
ga artigianale del centro, aveva fatto rovinare a terra un bell’oggetto di cristallo, che,
frantumandosi miseramente in mille pezzi, le causò vergogna per l'impressione data di
non aver saputo educare a dovere la propria bambina. In più, l’aveva ripagato, senza
neanche portarsi i cocci a casa!
Una domenica mattina, Curiosetta andò a trovare il nonno da poco tornato dall’ospe-
dale. Era stato talmente male, da necessitare di un prolungato ricovero; purtuttavia,
essendosi ristabilito in maniera eccellente, sembrava più in forma di prima. Perpe-
tuamente assorbito dal proprio mondo di poesia e di letteratura, si mostrava un tipo
alquanto singolare.
La villetta dei nonni non era troppo distante dalla sua, pertanto vi si poteva pervenire
compiendo una bella passeggiata; cosa che la bambina, godendosi il sole emanante un
bel tepore, in quel gradito inizio di primavera, fece in compagnia dei propri genitori.
Dal canto suo, la nonna aveva già preparato un buon pranzetto, da concludere con
un delizioso dessert: torta al cioccolato, la sua favorita; una leccornia da mettere al
più presto sotto i denti! Allorquando arrivarono, i suoi cari, in procinto di imbandire
la tavola, la incitarono a soffermarsi nel giardino dinanzi all'abitazione, allo scopo di
respirare l’effluvio dei fiori appena nati e ammirare gli strabilianti colori variegati delle
soavi farfalle, anche se l'imposto veto di non provare neppure a sfiorarne le ali si pale-
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periodico mensile del gruppo NOI