Page 67 - Rivista Mensile NOIQUI
P. 67

ragione per cui il tratto risultava ancora buono.
               Usava la sua penna con mano lieve lieve.» «Anch’io, le mie...»; accennò, dianzi a frenare
               la frase all’istante, dirimpetto allo sguardo ombrato del nonno. Dopodiché, aggiunse:
               «Scusa nonno, non ti interrompo più. Vai avanti...». «Dicevo... Si trattava della cosa più
               importante che avesse e, senza di essa, si sarebbe sentito inutile. Un brutto giorno, però,
               nonostante avesse rovistato nel proprio sacco, non la trovò. Era disperato! La cercò dap-
               pertutto: nel ripiano sotto al banco, per terra e in ciascun angolo dell’aula; sbirciò sia sui
               banchi dei compagni sia tra le loro mani. Indi uscì nel corridoio, presumendo che gli
               fosse caduta entrando in aula. Niente, non la trovava! Dal dispiacere, sotto lo sguardo dei
               compagni che, ridendo e urlando a squarciagola, approfittando di un attimo di assenza
               del maestro, lo canzonavano, scoppiò addirittura in lacrime. Mogio mogio, rincasò anco-
               ra con gli  occhi lucidi di pianto. Non riusciva a capacitarsi di dove fosse finita.» «Povero
               Rinaldo, nonno...», soggiunse, Curiosetta, sconsolata. «Sì, cara; poveretto, era un’anima in
               pena. Tant’è che, il giorno dopo e negli altrettanti a seguire, il suo banco restò vuoto e i
               compagni se ne chiesero la motivazione.» «Ah, pure! Scommetto che erano stati loro a
               rubargliela!», sbottò, tutta adirata. «Hai fatto centro, era stato proprio uno di loro. Non
               appena entrati in classe, nel momento in cui Rinaldo era intento a osservare il cielo dalla
               finestra, dato che la cupa coltre di nubi, promettendo pioggia, gli causava la greve preoc-
               cupazione di doversi inzuppare peggio di un pulcino, durante il percorso verso casa, un
               compagno, con un movimento fulmineo, la estrasse dal suo sacco di tela, per poi infilarla
               dentro il proprio, all’insaputa di lui che non si era accorto di nulla.» «Che brutto defic...»
               «Non dire parolacce, Anna!», la rimproverò, il nonno. «Scusami... ma lo era, nonno!»
               «Devo ammettere che hai pienamente ragione. Sicché Rinaldo, essendosi ammalato, non
               fece ritorno a scuola. L'immane tristezza per la penna perduta l’aveva scaraventato in una
               terribile depressione, a causa della quale i suoi cari, non sapendo come comportarsi, si
               sentivano impotenti e altamente avviliti. Rifiutava di nutrirsi, nonché di dissetarsi, persino
               di fronte alle implorazioni della sua mamma, la quale, a malapena, riusciva a fargli in-
               ghiottire qualche cucchiaio di minestra e mezzo bicchiere d’acqua al giorno; oltretutto,
               scottava per la febbre; e loro, pur sprofondati nell'assoluto sconforto, non possedevano
               neppure il denaro o un qualsivoglia genere di bene, corrispondente alla parcella del me-
               dico condotto, che eventualmente si fosse recato al loro domicilio allo scopo di visitarlo.
               Erano persone di umile casta, purtuttavia possedevano un grande orgoglio. Non rimane-
               va loro che confidare nell'aiuto di Dio Padre.» «Povero Rinaldo... Sigh... Sigh...”; immagi-
               nandolo, Anna era sul punto di piangere. «Cara... vuoi che interrompa qui?» «No, no,
               nonno... Continua pure...» «Un giorno di quelli, la sua mamma si recò dal maestro per
               dirgli che non sarebbe più rientrato a scuola. Alle sue domande, la povera donna scoppiò
               in un pianto dirotto e lui si arrabattò a consolarla come poteva. Lei gli raccontò che il
               proprio figlio, nel sonno, delirava spesso alludendo alla sua penna scomparsa. Indi accad-
               de che, allorché andò via, ancora singhiozzando, il docente, scuro in viso, rivolgendosi
               agli alunni con il proposito di indagare, chiese loro se sapessero qualcosa al riguardo
               dell'oggetto in questione. D'improvviso, calò il silenzio in aula; tutti, tenendo gli occhi
               bassi, si erano ammutoliti. A quel punto, fiutando che qualcuno di loro fosse conscio
               della fine fatta da quella benedetta penna, incalzò nella domanda, sintantoché il comune
               sguardo non si soffermò su uno di loro, il quale, sentitosi chiamato in causa, lentamente
               si alzò in piedi, paonazzo in viso come non lo era mai stato, senza peraltro alzare lo sguar-
               do verso il maestro. Balbettando frasi sconnesse, parve scusarsi, pur cercando di arram-
               picarsi sugli specchi, all'uopo di discolparsi quantomeno in parte. Ammise che gli era fi-



                                                                                                            67

                                                                                 periodico mensile del gruppo NOI
   62   63   64   65   66   67   68   69   70   71   72