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ENTROPIA DEL VERBO: LA DIVINA COMMEDIA FRA SCIENZA, AL-
                  CHIMIA E RIFLESSIONE.

                  Settecento anni dalla fine del viaggio dantesco e dal grande finale
                  "L'amor che muove il sole e tutte le altre stelle"


                  mi commuove trovarmi fra le mani una fra i milioni di edizioni del testo del sommo
                  poeta, accarezzarne le pagine, sentire il profumo della carta e il dolce fruscio del foglio
                  che gira per regalarmi l'ennesimo endecasillabo studiato fino alla ossessiva perfezione
                  stilistica. Mi immergo nel gergo innovativo dell'Alighieri, così ostico per i giovani stu-
                  denti delle superiori (forse perché materia scolastica) così amato quando, oramai, l'età
                  della gioventù ha lasciato spazio alla mente riflessiva dell'adulto, quando ogni espe-
                  rienza assume il sapore dell’esperienza già vissuta. Dei tre regni è stato certo studiato
                  ogni singolo verso, eppure ancora oggi essi appaiono talmente alti da suscitare stupore
                  e risentimento in chi vorrebbe sminuire l'opera eccelsa di questa commedia.  Certo
                  Dante aveva sentito un impulso ardente per realizzarla.
                  I suoi studi classici, la sua conoscenza delle scienze medievali, le sue conoscenze ge-
                  ografiche, geometriche ed astronomiche, miscelate alla sua attenta osservazione dei
                  vissuti campestri e delle tecnologie del suo tempo, sono tutte ben miscelate nel suo
                  pellegrinare incerto, inizialmente pauroso e via via più chiaro verso l'amore che tutto
                  muove. Probabilmente Dante si ispirò agli atti degli apostoli, San Paolo, lettera ai co-
                  rinzi, capitolo 12, per descrivere la potenza della eterna saggezza che muove l'universo
                  intero. Attraverso un'analisi più profonda, sicuramente non possiamo non sottoline-
                  are, la presenza massiccia nel viaggio dantesco di miti e riti pagani che sicuramente, il
                  sommo conosceva, data la sua innata curiosità e il suo spirito di osservazione. Qual-
                  cuno potrebbe asserire che non vi sono fonti autorevoli che ci descrivano l'Alighieri
                  in siffatta maniera, eppure la fonte prima che ci descrive il poeta è la sua stessa opera.
                  L'utilizzo dello stile DIDASCALICO (ossia quello che propone di insegnare qualcosa
                  all’intera umanità), e ALLEGORICO( ossia che sotto il significato letterale, ce n'è
                  anche uno nascosto di tipo morale e religioso) fa della “comedia” una serie di incontri
                  e racconti in cui il poeta, narra un vissuto esplicito, il viaggio,  per donare un insegna-
                  mento esplicito, la redenzione attraverso la misericordia,  e uno implicito, profondo
                  di visione del reale da una prospettiva diversa,  fatta di eventi concreti che portano a
                  risultati disparati a seconda dell'atteggiamento di colui che promuove il viaggio. Forse
                  la “comedia”, scritta con uno stile medio per renderlo più fruibile al grande pubblico,
                  racchiude, nella sua struttura apparentemente poco elegante, l'essenza filosofica della
                  vita vista dell'Alighieri. Fondamentale nel viaggio il riconoscimento della propria con-
                  dizione iniziale, la selva oscura, abitata dalle fiere arcigne, belve che in ultima analisi,
                  appartengono a ogni essere umano, Homo sum, humani nihil a me alienum puto. L'in-
                  contro con la figura di Virgilio, poeta classico, elevato dalla divina misericordia come
                  accompagnatore dell'anima irrequieta del poeta, rappresenta probabilmente una parte
                  dell'uomo che illuminato dalla visione di una realtà più profonda, dà inizio a una cono-
                  scenza iniziatica del vivere umano e ne accompagna l'evoluzione tramite un lavoro di
                  rispecchiamento nel peccato e pulizia dallo stesso.  Il viaggio nel regno degli inferi rap-
                  presenta così, il viaggio di colui che è stato colpito dalla luce della conoscenza. Luce a
                  cui Dante può arrivare solo attraverso la donna, Beatrice, amata nella maniera più cor-
                  tese e ascetica possibile. L'utilizzo della tradizione filosofica e della conoscenza scienti-



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    periodico mensile del gruppo NOI
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