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RIVISTA NOIQUI DICEMBRE 2024     https://www.youtube.com/@noiqui/featured

                FRANCESCO D'ANGIÒ



                                         il dEsErto dEi tartari



                       ovvEro quando anchE nEl tEMpo piÙ lungo

                  finirà coMunquE tutto, anchE ciò chE non È Mai


                                                    accaduto



                 Il deserto dei Tartari di Dino Buzzati è una delle opere letterarie più impor-
                 tanti dell'intero '900. Una riflessione sul macro-tema dello scorrere del tem-
                 po e dell'attesa dell'evento che dia un senso alla vita, il passaggio da “Kro-
                 nos” a “Kairos”. Ma a differenza dell'attesa di Godot di Samuel Beckett, il
                 protagonista dell'opera di Buzzati vuole convincersi che prima o poi qualco-
                 sa accadrà.
                 In estrema sintesi per chi non dovesse conoscere la trama del libro, si tratta
                 della storia dell'ufficiale di prima nomina Giovanni Drogo che viene desti-
                 nato in una guarnigione di stanza nella Fortezza Bastiani ai confini con uno
                 stato imprecisato, e per di più in un deserto scenario di scorribande di orde
                 di Tartari così come la leggenda narrava. In realtà i Tartari, che sono una
                 popolazione nomade dell'Asia centrale, non hanno nulla a che vedere con il
                 romanzo, ma è il pretesto narrativo che Buzzati sfrutta per evocare l'idea
                 di una minaccia militare, la minaccia di un'invasione da parte di un popolo
                 crudele. Nell'attesa che il nemico si palesi, il tempo scorre secondo precisi
                 canoni. I canoni dei doveri militari, degli adempimenti da assolvere senza
                 fuoriuscite dai ranghi, scrutando con atteggiamento di routine l'orizzonte
                 ed il deserto dilatato dagli anni che passano. Ed in questo consistente mi-
                 raggio ritroviamo un primissimo elemento di riflessione nella cieca osser-
                 vanza di regole stabilite solo per determinare il grado di ubbidienza, al di
                 fuori da ogni logica che non sia quella della catena di comando. L'episodio
                 della guardia uscita a recuperare un cavallo che era fuggito, e che pur rico-
                 nosciuta, viene uccisa perché non ricorda la parola d'ordine, così come rego-
                 lamento vuole, è estremamente emblematico di ciò. La liturgia dei compiti
                 assegnati, che diventano motivo preminente di esistenza, scandisce il passa-
                 re delle giornate. Portare a termine la propria missione per il protagonista
                 Giovanni Drogo, ovvero difendere la Fortezza da un attacco nemico eterna-
                 mente imminente, è il suo dovere assoluto. Eppure, egli ha la possibilità di
                 allontanarsi da quel luogo, che in un primo momento non gli fa affatto una
                 buona impressione. All'appuntamento con la visita medica periodica, che
                 avrebbe dovuto sancire la sua inabilità al servizio presso la


                 Fortezza Bastiani, il sottotenente Drogo vi giunge però ammaliato da quel-
                 le distese desertiche che nel frattempo hanno esercitato su di lui un fascino
                 che lo induce a rinunciare al trasferimento, ed ogni ripetitiva abitudine si
                 trasforma in qualcosa di rassicurante, in quel qualcosa che lo porterà alla
                 gloria, una gloria futura da condividere insieme con i suoi compagni. Ora-
                 mai egli non è più capace di vivere in un altro posto al di fuori di quello, e ci


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