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RIVISTA NOIQUI DICEMBRE 2024 https://www.youtube.com/@noiqui/featured
giudicato insensibile perché non partecipa alla veglia per la morte della madre,
soltanto perché si sentiva stanco, e non capiva il perché di un comportamento
(la veglia) da tenere solo perché osservato da tutti. L'ulteriore spunto che il
libro di Buzzati ci offre è, come indicato all'inizio, l'elemento temporale sotto
forma di coesistenza tra tempo lineare e tempo circolare, dove ogni cosa è ri-
portata al punto di partenza. Quanto accade (o non accade) nei trentaquattro
anni di permanenza alla Fortezza Bastiani, è l'elemento lineare dello scorrere
del tempo; la morte che lo coglie a cinquantaquattro anni è l'elemento circola-
re che chiude e ricomincia, annullando quasi il primo aspetto.
Dobbiamo convivere con l'accettazione della nostra caducità cercando di scon-
figgere la paura per qualcosa che conosciamo bene fin dall'inizio, una conviven-
za che di per sé appare come una contraddizione in termini: aver paura di quel
che bene si conosce fin dall'origine. La Fortezza di Giovanni Drogo è il luogo
del tempo circolare concepito come abitudine e rifugio, con l'accettazione del
non senso per sfuggire all'impegno del senso.
Egli non si è sposato, non ha avuto figli (il simbolo massimo della continuità
della vita), e ciò che gli resta è affrontare l'ultimo tratto da solo e vecchio. Di
fronte all'unica certezza che lo ha accompagnato per la sua intera esistenza, il
suo vero nemico, egli cerca la dignità umana ultima per andare incontro all'i-
neluttabile, assumendone su di sé l'intero significato, sfuggitogli per tutta la
vita. La battaglia è persa, nessuna gloria da raccontare ai posteri: la battaglia
è vinta.
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