Page 86 - RIVISTA FEBBRAIO 2025
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IL POVERELLO
Quella sera, benché facesse freddo e la notte fonda fosse umida, il ragazzo po-
vero girovagava non avendo intenzione di rientrare a casa. Con gli occhi stan-
chi dal sonno e il viso pallido dalla fame, camminava a passo lento, insistendo
a trovare qualcosa, come se volesse sfidare il freddo avvolto con il mantello
della nebbia. Fermandosi, si chiese dove fosse suo padre. Lo immaginò seduto
al solito bar, sulla solita sedia mezza rotta, con le dita ingiallite dal fumo del
tabacco, con la pancia gonfia di birra e whisky.
Il prezzo di tutto questo "lusso", gli toglieva la possibilità di portare qualcosa
da mangiare a casa, ormai neanche il pane portava più. Il ragazzo povero ave-
va smesso da molto tempo di pregare Dio... non credeva più a nulla.
Credeva solo in ciò che vedeva giorno dopo giorno: la misera vita che viveva,
la fame che pativa ogni istante, il freddo insopportabile che sentiva fino al
midollo. Questo era tutto ciò che vedeva. Per sopravvivenza, gli era rima-
sta accesa solo la speranza, quella di trovare qualcosa da mangiare, (qualsiasi
cosa fosse), nei cassonetti dell'immondizia, nel quartiere più ricco della città.
Il ragazzo povero faceva tanti chilometri per arrivare lì. Le scarpe erano rotte,
ma i piedi gelati non gli impedivano di raggiungere quel quartiere. Lui non
pensava affatto a sé stesso; portare qualcosa da mangiare a casa, il ragazzo
povero sperava di vedere un filo di sorriso sulle labbra di sua madre malata da
molto tempo. La febbre alta non le scendeva da parecchi giorni e, non potendo
comprarle le medicine, il ragazzo era molto preoccupato per la sua salute. Al
pensiero di quanto fosse bella, gli occhi del ragazzo si illuminarono. Per quan-
to fosse ammalata, sua madre era sempre bellissima.
Il pensiero del ragazzo povero, si fermò sulla ricca signora che vedeva spesso
uscire da una macchina rossa lussuosa. Lei poteva truccarsi e vestirsi bene
quanto voleva, ma non avrebbe mai avuto la bellezza divina di sua madre.
Proprio in quel momento, il ragazzo vide la signora ricca uscire dalla macchi-
na; la inseguì allungando la mano, speranzoso di ricevere qualche moneta, ma
vedendo il disgusto nei suoi occhi, rimase immobile. La macchina rossa andò
via a tutta velocità. Il ragazzo povero inchinò la testa e deglutì la disperazione
che gli urlava e gli urtava dentro. Fece per allontanarsi... all'improvviso, con
gli occhi più stanchi di prima, notò qualcosa di scintillante sul marciapiede.
In fretta, agitato che ciò che pensava in quel momento non venisse soffocato
dalla delusione, si piegò. Non si era sbagliato affatto... il grande braccialetto
d'oro era già nelle sue mani gelide.
Felice ma spaventato nello stesso tempo si guardò intorno... per fortuna non
c'era nessuno. Nascose velocemente nelle sue tasche il braccialetto d'oro e, si
affrettò a lasciare il quartiere ricco. Camminò a passo svelto... si mise a corre-
re. Fu colmo di felicità immaginando la gioia negli occhi di sua madre quando
le avrebbe mostrato quel braccialetto d'oro. Dopo alcune ore, trovandosi a
casa, spinse la porta quasi rotta e fece per accendere la luce, ma ricordò che
non avendo potuto pagare la bolletta, avevano staccato la linea elettrica. Al
buio, il ragazzo si avvicinò al letto chiamando sua madre. Non ricevette rispo-
sta; scontrando le sue mani ghiacciate, sentì ancora più freddo.
Si sdraiò vicino a lei per riscaldarla; si sentiva stanco e affamato, perciò chiu-
se gli occhi. Poche ore più tardi, il buio freddo si impossessò anche della sua
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