Page 73 - RIVISTA LUGLIO 2024
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straziato il grembo deve espiare la colpa.  Per ricomporre le parti ed essere intera, non divisa a
               metà, non fratturata dentro, non scissa, forse alla poetessa occorrerà nascere nuovamente donna per

               partire ancora. Nascere attraverso un percorso che a ritroso può compiere solamente la poesia.

               Solo la poesia può scendere nei meandri, scomporre, sezionare, ricomporre. Solo la parola

               può, perché è Verbo. Viene prima delle leggi orali e scritte. È verbo che crea. È potere sommo.
               Quando ancora era tutto caos, in principio era il verbo. Così leggiamo nella Bibbia. Il verbo

               poetico dà forma all’informe, dà volto e lineamenti umani a ciò che resta defraudato di pupille,

               di mani, di braccia, di lingua, di ossa. Leggendo il libro, il bimbo si ricompone, arto dopo arto,
               capello dopo capello, vagito dopo vagito, pelle, ossa, sangue e cellule, tutto si ricompone. Il

               bimbo può nascere tra le braccia dei lettori. La poesia ha ricreato un bimbo divelto, un corpicino

               mai nato, un feto in un essere che è vivo. Per questo miracolo laico, Patrizia può restare madre.

               Non è priva di figlio e il figlio non è orfano di madre. I due si toccano in una prossimità e affinità
               che solo la parola può tessere, intessere, costruire. È una prossimità semantica: il bimbo diventa

               figlio, la madre diventa mamma. È una prossimità di lineamenti: l’aspetto del viso tuo che pure mi

               sopravvive. È vero, Patrizia stava per trasformarsi in madre, su un piano biologico, naturale. Su quel
               piano c’ eravamo quasi. Ma non siamo solo carne, solo ossa, solo cellule, solo neuroni. Per cui ecco

               che madre è restata: fatta col vetro in abito di carta. È la poetessa, non vi sono dubbi. Quell’abito

               di carta è fatto di pagine dritte e di pagine alla rovescia. Quell’abito di carta è fatto di parole,
               tutte quelle del mondo che sanno di miele e di radici, che possono sanguinare il dolore e cercare

               sagome precise che occorrono a indicare le ferite, a nominare il male per toccarlo e guarirlo.

               Solo la Poesia è risarcimento, è restitutio. Soltanto alla fine della silloge, Patrizia scalza può abitare
               l’altro mondo. L’altra dimensione da cui è e resta madre. Perché l’amore non ha bisogno di

               essere partorito ma generato. Vi sono madri biologiche che hanno partorito ma mai generato. Vi

               sono madri che hanno generato senza l’atto del parto. È soltanto al di là del visibile, ovvero in un

               Altrove che nulla ha a che fare con questa castrante e pregiudizievole realtà che può compiersi
               questo ribaltamento di prospettive e verità. Patrizia e tutti noi lettori a conclusione di questo

               viaggio nella caverna dei tempi, in cui abbiamo attraversato glaciazioni, galassie, stati minerali,

               fossili, miti, alchimie, eternità, precarietà, creazioni, distruzioni, colpe, pene, assoluzioni, tutto in
               un solo utero che si è dilatato fino ad essere universo, alla fine possiamo inchinarci davanti quel

               bimbo mai nato che è stato partorito dai versi. Ecco la chiusa che voglio regalare al lettore: due

               esseri invisibili in una smisurata dimensione. Ecco la madre e il figlio che restano impinti in un sempre

               che non cade nel Krònos. Ecco l’amore cosa è. Un solo corpo che sa restare in silenzio dentro la
               lingua di madre.

                                                                                                                                      Bia Cusumano



























                                                                                          PATRIZIA BAGLIONE



















                                                                                 periodico mensile del gruppo NOIQUI                            73
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