Page 14 - RIVISTA LUGLIO 2024
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quali verbi obbligatori, il non utilizzo degli avverbi, inserimento obbligato di similitudini,
acrostici, eccetera...
3. Tramite incipit, sempre scelti in maniera casuale tra molti, di una scena, un accadimento
(come ad esempio quello sottostante), da cui iniziare a inventare un seguito, oppure un
antecedente o un qualcosa di successivo: perché si citano tanti colori, cosa rappresentano?
Autobus per dove, da quale città? chi era l’assente? Cosa bisbigliano i passeggeri? Biglietto
a strisce verdi, forse è falso? La Tosca, perché? La scatola in testa voleva intendere di essere
un tipo “quadrato”? Chi voleva essere nella vita e cosa invece è stato? Perché finalmente
felice, pensa di essere la reincarnazione di Puccini? ...
4. Tramite l’uso di oggetti reali (qualsiasi, una terna di oggetti scollegati), principalmente lad-
dove non è possibile far scrivere a tutti i partecipanti, dove non sono presenti computer,
eccetera.
L’uso della “Scatola”: un gioco di scrittura creativa collettiva che evita materialmente lo
scrivere, i partecipanti si esprimeranno a voce, in una quasi (quasi!) sorta di brainstorming/
flusso di coscienza dove vengono sospese/interrotte ogni forma di giudizio/pregiudizio
nei confronti di qualsiasi idea (uno dei principi del Pensiero Laterale, E. De Bono). Sarà chi
il “docente” a scrivere ciò che i partecipanti diranno, inventeranno, supporranno. Dandosi
loro (magari, se vogliono) dei nomi di fantasia. Ne potrebbe diventare, alla fine, una semi
lettura collettiva, una semi rappresentazione teatrale, ideando anche azioni fisiche.
Scatola colorata messa al centro, poggiata a terra, con su ogni lato a vista delle immagini
(ad esempio: un pianeta, una giraffa, dei mattoni, una spada, un pianoforte... altre migliaia
di possibilità!)
I partecipanti iniziano a dire/immaginare cosa potrebbe contenere, il perché, in botta e
risposta; io a scrivere tutto quanto, lanciando loro input d’istinto e unendo i fili narrativi.
A un certo punto dico che la Scatola si muove: spavento, stupore, curiosità? inizio di altre
supposizioni sul contenuto, altre fantasticherie da parte dei partecipanti (c’è dentro un
elefante in miniatura? Forse trattasi di scatola con vita biologica propria? Una navicella
cubica? Eccetera).
Buio (lo si farà immaginare, oppure bendati con delle apposite mascherine): i partecipanti
non vedono più la Scatola; continuano a dialogare su cosa succede (probabilmente ci sarà
un aumento delle immaginazioni, in questa fase): la scatola sarà ancora li? È sparita, volata
su Marte? Si tenderà a fare immaginare (o realmente sentire) un rumore/suono: altre sup-
posizioni, che rumore era? Era un grido di un samurai? Il verso di una giraffa, l’elefante
in miniatura? Un elefante in miniatura può guidare una navicella spaziale cubica? E per
andare dove?
Altri input d’istinto, casuali, in corso d’opera.
Riaccensione luci (sempre facendolo immaginare, oppure rimozione delle mascherine); la
Scatola è aperta, e vuota; altri nuovi dialoghi: che fine avrà fatto il contenuto? Dov’è an-
dato a finire l’elefante? Ma forse era un gabbiano, o più un abitante di Andromeda? Che
compito aveva, quale missione? Eccetera; Epilogo finale, conclusioni.
Nella costruzione del testo il “docente” (oltre a essere colui che materialmente scrive sul
computer) sarà una sorta di voce “esterna “, uno che pone domande in continuazione, e
unisce i possibili/impossibili fili narrativi, tentando inoltre di dare a ognuno un proprio
linguaggio, un proprio modo di esprimersi, una caratterizzazione.
14 periodico mensile del gruppo NOIQUI