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Repubblica Carlo Alberto Dalla Chiesa: “Già strenuo combattente, quale altissimo Ufficiale
dell’Arma dei Carabinieri, della criminalità organizzata, assumeva anche l’incarico, come Prefetto
della Repubblica, di respingere la sfida lanciata allo Stato Democratico dalle organizzazioni
mafiose, costituenti una gravissima minaccia per il Paese. Barbaramente trucidato in un vile
e proditorio agguato, tesogli con efferata ferocia, sublimava con il proprio sacrificio una vita
dedicata, con eccelso senso del dovere, al servizio delle Istituzioni, vittima dell’odio implacabile
e della violenza di quanti voleva combattere”.
Gen. di C.A. dei Carabinieri,
Carlo Alberto Dalla Chiesa,
in seguito, Prefetto di Palermo
Palermo, 3 settembre 1982
Motivazione della Medaglia d’Oro al Valor Militare concessa all’allora
Tenente Umberto Rocca:
“Comandante in sede vacante, di compagnia distaccata, organizzava e capeggiava reiterati,
rischiosi servizi per individuare il luogo di detenzione del figlio di noto industriale sequestrato,
a scopo di estorsione, in provincia limitrofa. Pervenuto, con tre suoi dipendenti, a un casolare
isolato, e acquisita la certezza della presenza di malfattori e il sospetto di quella del rapito, dopo
aver disposto i propri uomini in posizioni defilate, decideva di passare immediatamente all’azione
onde sfruttare la sorpresa per impedire ai delinquenti di nuocere all’ostaggio eventualmente
presente. Benché nell’improvvisa reazione fosse stato colpito in pieno da bomba a mano, che
esplodendo gli asportava un braccio e lo rendeva cieco di un occhio, esortava il sottufficiale,
accorso per recargli aiuto, a proseguire decisamente l’operazione che, dopo protratto e violento
conflitto a fuoco, si chiudeva con l’uccisione di uno dei banditi appartenente a pericolosissima
organizzazione eversiva armata e con la liberazione dell’ostaggio incolume. Sottoposto a
prolungati e dolorosi interventi chirurgici, si imponeva all’ammirazione dei sanitari per stoicismo
e per eccezionale forza morale, non cessando un istante di manifestare la preoccupazione per i
suoi uomini rimasti feriti, nonché il rammarico che le mutilazioni subite non gli consentissero di
servire oltre l’Arma. Fulgido esempio di elette virtù militari ed eroica purissima fede”.
Arzello di Melazzo (Alessandria 5 giugno 1975)
Loredana Abatini
18 periodico mensile del gruppo NOIQUI