Page 109 - RIVISTA FEBBRAIO 2025
P. 109
RIVISTA NOIQUI FEBBRAIO 2025 https://www.youtube.com/@noiqui/featured
faccio attraverso ciò che mi è congeniale: scrivere.
Ho conosciuto la donna che sarebbe diventata la protagonista del mio roman-
zo ad un concerto. Tra 120.000 persone lei era seduta accanto a me. Io avevo
in mano una copia di “Iris Ali di vetro” (il mio precedente romanzo) e quando
ci siamo presentate, intuendo che fossi l’autrice del libro, mi ha detto: “Anche
sulla mia vita ci sarebbe da scrivere un libro”. Durante la conversazione mi ha
confidato di essere stata trapiantata di cuore nel 2017 e che il suo desiderio più
grande sarebbe stato quello di scrivere un libro sulla sua vicenda, pur essendo
consapevole di non esserne in grado. Al termine del concerto, prima di salutarci
mi ha guardata e mi ha rivolto questa domanda: “Ada, tu lo scriveresti un libro
sulla mia storia?” In quel momento non ho risposto di sì ma le ho promesso che
ci avrei riflettuto. Prima di salutarci ci siamo scambiate i numeri di cellulare.
Nelle settimane successive ho riflettuto molto su quell’incontro e sulla decisione
da prendere. I fattori da considerare era molteplici: si trattava di un argomento
delicatissimo e alquanto divisivo in quanto parlare di trapianto è pressoché im-
prescindibile dal tema della morte; avrei dovuto calarmi nell’universo emotivo
di un’altra persona, vedere il mondo attraverso i suoi occhi, sentire le sue emo-
zioni. Infine avrei dovuto studiare a fondo l’argomento, attraverso testi specifici
e incontri con psicologi che seguono le pazienti trapiantande e trapiantate, e mi
sarei voluta confrontare con il cardiochirurgo che aveva eseguito il trapianto.
Dopo due settimane, telefonai a L. la donna incontrata al concerto e le confer-
mai che accettavo di scrivere il libro sulla sua vicenda. Le dissi che avrei dovuto
intervistarla a lungo per conoscere la sua vita e ogni informazione e dettaglio sul
trapianto. Questa volta fui io a porle una domanda specifica: “Te la senti di ri-
percorrere quel delicato e doloroso periodo della tua vita?” aggiungendo che non
doveva rispondermi subito. Lei mi guardò e con decisione mi rispose: “Sì sono
pronta a farlo!” Anche stavolta l’argomento mi aveva cercata e trovata. Avevo
incontrato L. tra 120.000 persone, ed io non credo alla fatalità.
Così è iniziata la magnifica avventura da cui è scaturito “Novanta battiti al
minuto”, il cui titolo è stato scelto perché si tratta delle pulsazioni al minuto di
un cuore trapiantato, il quale batte ad una frequenza più alta di un cuore non
trapiantato. Questo è dovuto al fatto che quando si va ad impiantare un cuore si
suturano solo le parti vascolari, l’organo resta così “denervato” cioè in un certo
senso isolato, per quanto riguarda le connessioni nervose, dal resto del corpo.
La trama si sviluppa in Italia. L'esistenza di Viola, la protagonista, trascorre
serena tra le dolci colline della Val d'Orcia (Toscana) . È stata una ragazzina
amata dai propri genitori ed è madre felice. Accade un evento che la cambierà
profondamente facendole apprezzare ancora di più la Vita. Uno spartiacque che
delinea un confine netto tra un prima e un dopo. Sarà costretta ad affrontare
una prova nella quale dovrà attingere al proprio coraggio, sfidare la paura e so-
prattutto nutrire la speranza. L'affetto della sua famiglia e degli amici saranno
un caldo abbraccio dove rifugiarsi e riprendere le forze. Vivrà il tempo sospeso
della lista d'attesa per il trapianto. Proverà la gioia e il timore dell'intervento.
Fronteggerà il difficile periodo riabilitativo. Penserà spesso al suo sconosciuto
donatore. Vorrebbe conoscere la sua famiglia per ringraziarla, ma la legge lo
impedisce. In un finale inaspettato l'Universo le verrà incontro aiutandola a
ricambiare la sua immensa gratitudine. Un romanzo denso di amore, forza, co-
raggio, fiducia. Un suggerimento per fermarsi a riflettere sulla paura più antica
e primordiale. Un'opportunità per continuare a nutrire la speranza di ogni tra-
piantando.
Da quel lontano 1967, anno in cui, in Sud Africa, Christian Baarnard effettuò
pag 109