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RIVISTA NOIQUI FEBBRAIO 2025     https://www.youtube.com/@noiqui/featured

               faccio attraverso ciò che mi è congeniale: scrivere.
               Ho conosciuto la donna che sarebbe diventata la protagonista del mio roman-
               zo ad un concerto. Tra 120.000 persone lei era seduta accanto a me. Io avevo
               in mano una copia di “Iris Ali di vetro” (il mio precedente romanzo) e quando
               ci siamo presentate, intuendo che fossi l’autrice del libro, mi ha detto: “Anche
               sulla mia vita ci sarebbe da scrivere un libro”. Durante la conversazione mi ha
               confidato di essere stata trapiantata di cuore nel 2017 e che il suo desiderio più
               grande sarebbe stato quello di scrivere un libro sulla sua vicenda, pur essendo
               consapevole di non esserne in grado. Al termine del concerto, prima di salutarci
               mi ha guardata e mi ha rivolto questa domanda: “Ada, tu lo scriveresti un libro
               sulla mia storia?”  In quel momento non ho risposto di sì ma le ho promesso che
               ci avrei riflettuto. Prima di salutarci ci siamo scambiate i numeri di cellulare.
               Nelle settimane successive ho riflettuto molto su quell’incontro e sulla decisione
               da prendere. I fattori da considerare era molteplici: si trattava di un argomento
               delicatissimo e alquanto divisivo in quanto parlare di trapianto è pressoché im-
               prescindibile dal tema della morte; avrei dovuto calarmi nell’universo emotivo
               di un’altra persona, vedere il mondo attraverso i suoi occhi, sentire le sue emo-
               zioni. Infine avrei dovuto studiare a fondo l’argomento, attraverso testi specifici
               e incontri con psicologi che seguono le pazienti trapiantande e trapiantate, e mi
               sarei voluta confrontare con il cardiochirurgo che aveva eseguito il trapianto.
               Dopo due settimane, telefonai a L. la donna incontrata al concerto e le confer-
               mai che accettavo di scrivere il libro sulla sua vicenda. Le dissi che avrei dovuto
               intervistarla a lungo per conoscere la sua vita e ogni informazione e dettaglio sul
               trapianto. Questa volta fui io a porle una domanda specifica: “Te la senti di ri-
               percorrere quel delicato e doloroso periodo della tua vita?” aggiungendo che non
               doveva rispondermi subito. Lei mi guardò e con decisione mi rispose: “Sì sono
               pronta a farlo!”   Anche stavolta l’argomento mi aveva cercata e trovata. Avevo
               incontrato L. tra 120.000 persone, ed io non credo alla fatalità.
                Così è iniziata la magnifica avventura da cui è scaturito “Novanta battiti al
               minuto”, il cui titolo è stato scelto perché si tratta delle pulsazioni al minuto di
               un cuore trapiantato, il quale batte ad una frequenza più alta di un cuore non
               trapiantato. Questo è dovuto al fatto che quando si va ad impiantare un cuore si
               suturano solo le parti vascolari, l’organo resta così “denervato” cioè in un certo
               senso isolato, per quanto riguarda le connessioni nervose, dal resto del corpo.
               La trama si sviluppa in Italia. L'esistenza di Viola, la protagonista, trascorre
               serena tra le dolci colline della Val d'Orcia (Toscana) . È stata una ragazzina
               amata dai propri genitori ed è madre felice. Accade un evento che la cambierà
               profondamente facendole apprezzare ancora di più la Vita. Uno spartiacque che
               delinea un confine netto tra un prima e un dopo. Sarà costretta ad affrontare
               una prova nella quale dovrà attingere al proprio coraggio, sfidare la paura e so-
               prattutto nutrire la speranza. L'affetto della sua famiglia e degli amici saranno
               un caldo abbraccio dove rifugiarsi e riprendere le forze. Vivrà il tempo sospeso
               della lista d'attesa per il trapianto. Proverà la gioia e il timore dell'intervento.
               Fronteggerà il difficile periodo riabilitativo. Penserà spesso al suo sconosciuto
               donatore. Vorrebbe conoscere la sua famiglia per ringraziarla, ma la legge lo
               impedisce. In un finale inaspettato l'Universo le verrà incontro aiutandola a
               ricambiare la sua immensa gratitudine. Un romanzo denso di amore, forza, co-
               raggio, fiducia. Un suggerimento per fermarsi a riflettere sulla paura più antica
               e primordiale. Un'opportunità per continuare a nutrire la speranza di ogni tra-
               piantando.
               Da quel lontano 1967, anno in cui, in Sud Africa, Christian Baarnard effettuò

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