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RIVISTA NOIQUI FEBBRAIO 2025 https://www.youtube.com/@noiqui/featured
COM.SUB.IN. della Marina Militare, nonché dalla commemorazione dei Caduti
del mare, tramite una corona di fiori deposta nelle antistanti acque del golfo.
Quest'ultimo suggestivo momento, suggellato dal suono del "silenzio", eseguito
da un trombettiere militare, è seguito dal saluto di tutte le imbarcazioni presen-
ti con altrettanti suoni di tromba.
Rievocando quindi altri consuetudinari momenti di svago e di condivisione, del-
la comunità locale del mio tempo andato (quali i cosiddetti “baracconi” e il circo
equestre, con i suoi carri e le straordinarie performances dei suoi artisti), creanti
uno straordinario senso di armonioso legame sociale, sfociante il più delle volte
in effettiva amicizia e solidarietà, alfine, meditando sul fatto che tale vincolo di
appartenenza altresì al territorio, il quale dovrebbe permanere a oltranza, allo
scopo di accomunare i susseguenti figli del summenzionato, benché taluni cer-
chino con tenacia di mantenerlo viceversa paia scemare, in favore della totale
indifferenza, ho provato un intenso rammarico.
Prescindendo da tale mesta congettura e rivisitando mentalmente il Quartiere
Umbertino, ho riesumato i giorni della mia infanzia (e ancora prima) maggior-
mente movimentati per tutti i "fanti e le fantele" che ivi dimoravano, ovverosia
quelli precedenti al 24 giugno, dedicato a San Giovanni Battista, durante i quali
si raccoglievano fondi con scatole per scarpe, bucate, con l'obiettivo di poter ac-
quistare colla e carta colorata, oltre a parecchio spago, sul quale seguentemente
i "fanti più grandi" incollavano le bandierine colorate, costruite in precedenza,
in modo tale da farle sventolare tra le finestre dirimpettaie dei molteplici cortili.
Alle ore 21 della sera del 23, all'interno di questi prendevano vita i festeggiamen-
ti, che terminavano con l'accensione di un grande falò, dentro il quale bruciava
un fantoccio imbottito di paglia secca, con il volto dipinto sopra un fiasco privo
di impagliatura, vestito di stracci e portante un berrettaccio. "Re Batiston" era
circondato da tutto ciò che di vecchio e rotto si poteva bruciare e sia adulti che
infanti, a dispetto dell'intenso calore, immobili parimenti a statue di marmo,
rimanevano in attesa dello scoppio della testa di vetro, determinante la fine
dell'ancestrale evento in occasione del solstizio d'estate, quale saluto al tripudio
della luce. Una vecchia e consuetudinaria tradizione, felicemente ripristinata
nel 2016, posteriormente a 35 anni, nel Quartiere di Migliarina.
E accogliendo la luce emanata dal quadro, ho volato entro la sfolgorante luce
passata, inondante le spiagge bagnate dalle immacolate creste spumose delle
onde del Mar Ligure, site lungo il viale impresso nel dipinto (purtroppo scom-
parse in virtù dell’espansione portuale) e successivamente ho sorvolato i molte-
plici litorali dei surreali borghi rivieraschi della Provincia di Levante, negli anni
sempre più gremiti, i quali, conformemente agli scoscesi dirupi riversantisi nelle
acquose profondità, apparivano in altre epoche e attualmente appaiono inonda-
te dal bagliore solare, donante gioia a chiunque vi si fosse trovato e vi si trovi,
quali le rinomate Cinque Terre, comprendenti Riomaggiore, Manarola, Corni-
glia, Vernazza e Monterosso, oltre che Portovenere, dotata dell’inconfondibile
Chiesa di San Pietro, straordinariamente edificata sul promontorio digradante
al mare. E ancora Lerici, altra perla del golfo, frontale all’antecedente; nonché
ulteriori paesi, ognuno di essi erto a notevole richiamo, di chicchessia intenda
gratificare lo sguardo di grandiosità e di beltà naturale.
Involandomi mentalmente altresì sui vigneti abbarbicati a varie impervie ter-
razze, intiepiditi dalla carezzevole radiosità solare, in comunione al penetrante
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