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RIVISTA NOIQUI FEBBRAIO 2025 https://www.youtube.com/@noiqui/featured
da dame senza età, in abiti dalla cortezza mostrante completamente la caviglia
e dal girovita leggermente alto, come dettava la moda del tempo, con lunghe
maniche gonfie dalla spalla al gomito e, a completare la mise, cappellini in tinta,
allacciati sotto il mento per mezzo di impalpabili fiocchi di tulle e decorati con
fiori, nonché piume di struzzo, avrebbero sorseggiato un aromatico tè, accom-
pagnato da qualche leccornia, come per esempio prelibati choux al cioccolato.
Immaginavo labbra dipinte con rossetto rosso passione, sopra diafani visi, velati
di cipria e riparati dai raggi del sole mediante graziosi ombrellini da passeggio.
Sorridevo, al pensiero di ipotetiche raffiche improvvise, prevalentemente nella
stagione invernale, che impegnavano le donne a tenere abbassate sia le gonne
sia i fantasiosi copricapi, nel contempo in cui i rispettivi accompagnatori si af-
fannavano a rincorrere i propri, spazzati via dal vento fattosi violento, che li
sospingeva tra le spumose onde susseguentesi l'un l'altra, lambenti la
riva.
Ignorando la data della creazione del dipinto, sommariamente l’ho attribuito
all'epoca in cui
La Spezia era in fermento, ovverosia durante l’anno 1823, anno in cui furono
varie altresì le dispute sull'uso dell'articolo, per certuni improprio, che, in defini-
tiva, divenne parte integrante del nome della mia città natale.
Nei caffè, nelle sale da tè, in ciascun locale frequentato quasi esclusivamente
dalla media borghesia, oltre che per strada, non si parlava d'altro: nel neonato
Capoluogo della Provincia di Levante, stava proliferando una grande attività
edificatoria di opere pubbliche. Dopo secoli di tormentati periodi storici antichi
e recenti, caratterizzati per anni da lotte, nonché martoriati da invasioni stra-
niere per il dominio del suo territorio così conteso, in quanto strategico sotto
l'aspetto commerciale e militare, finalmente si stava respirando un'aria nuova.
Risalente all'epoca preistorica, l'insediamento umano in loco è testimoniato dal
ritrovamento sia di reperti sia di statue stele, ricollegate all'età del bronzo e
all'età del ferro; nel corso dei lavori di scavo del bacino dell'Arsenale marittimo,
precisamente a 12 metri di profondità marina, furono ritrovati due esemplari di
quest'ultime.
Originariamente colonizzata dai romani, l'ultima dominazione subita dalla città
fu da parte dei francesi.
Nel 1808, Napoleone Bonaparte, peraltro assicurando occupazione e guadagno
agli abitanti del posto, ne fece un porto militare. Appresso a un breve periodo di
sei anni, quello che sarebbe dovuto divenire un Arsenale venne distrutto dagli
inglesi. Malgrado ciò, si percepiva nell'aria un forte segnale che la città aveva la
voglia e la volontà di riprendersi e, durante la Restaurazione con l'annessione
al Regno di Sardegna nel 1815, la sua crescita demografica prese a espandersi.
Sotto il regno di Carlo Felice di Savoia, la città prese a mutare l’assetto urbani-
stico e le attività locali si avviarono a nuova vita, fintantoché, in quell’atmosfe-
ra di rinnovamento e dietro il desiderio della Famiglia Reale, codesta, grazie an-
zitutto alla mitezza del suo clima, non andò trasformandosi in una promettente
località turistica. Oltremodo ambita meta di eccelsi artisti e poeti, costoro, nelle
loro opere immortali, ne decantarono le straordinarie bellezze.
Cionondimeno, affinché prendesse corpo un effettivo sviluppo riguardo sia alla
villeggiatura balneare di classi privilegiate, che dei fine settimana delle famiglie
meno abbienti, occorsero decenni. Con il fiorire su tutta la parte fronte mare
(fino alla metà del secolo venturo) di spiagge e stabilimenti quali Nettuno, He-
lios e Iride (nomi mitologici, atti a richiamare gli spezzini), provvisti di bar,
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